MDMA: differenze tra le versioni

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Shulgin sentì parlare per la prima volta degli effetti psicoattivi dell'MDMA solo nel 1975 quando uno studente riportò un "effetto simile all'anfetamina". Nel maggio 1976, Shulgin sentì nuovamente parlare degli effetti dell'MDMA, questa volta da una studentessa del gruppo di chimica farmaceutica con cui era in contatto: la studentessa riporta che, insieme a degli amici, aveva consumato 100&nbsp;mg di MDMA riferendo esperienze emotive positive. In seguito alle auto-sperimentazioni di un collega dell'Università di San Francisco, Shulgin sintetizzò l'MDMA e lo provò egli stesso nel settembre e ottobre 1976. Shulgin riferì per la prima volta sull'MDMA in una presentazione a una conferenza a Bethesda, Maryland, nel dicembre 1976. Nel 1978, lui e David E. Nichols, un altro importante studioso nel campo della psicofarmacologia, pubblicarono il primo studio sugli effetti psicoattivi del farmaco negli esseri umani. Essi descrissero l'MDMA come un induttore di "uno stato alterato di coscienza facilmente controllabile con sfumature emotive e sensuali" paragonabile "alla marijuana o alla psilocibina ma priva della componente allucinatoria e paragonabile a basse dosi di MDA".<ref>{{Cita web|url=https://www.erowid.org/references/refs_view.php?ID=961|titolo=Erowid.org: Erowid Reference 961 : Characterization of three new psychotomimetics. The Pharmacology of Hallucinogens : Shulgin AT, Nichols DE|accesso=14 novembre 2023}}</ref>
 
Sebbene non trovasse le proprie esperienze con l'MDMA particolarmente potenti, Shulgin fu colpito dagli effetti disinibitori del farmaco e pensò che potesse essere utile come adiuvante delle sessioni di psicoterapia: riteneva infatti che potesse aiutare chi lo assumeva a liberarsi dagli schemi disfunzionali, abitudini malsane e quindi a percepire la propria emotività con maggiore con chiarezza. Shulgin stesso usava occasionalmente l'MDMA per rilassarsi, riferendosi a esso come "il mio martini a basso contenuto calorico", donandolo anche ad amici e ricercatori che pensava potessero trarne un beneficio. Uno di questi era Leo Zeff, uno psicoterapeuta noto per l'uso di sostanze psichedeliche durante le sessioni di psicoterapia. Quando lo provò nel 1977, Zeff fu impressionato dagli effetti dell'MDMA tanto da indurlo a ritornare in attività nonostante fosse in pensione per promuoverne l'uso nella psicoterapia. Negli anni successivi, Zeff viaggiò per gli Stati Uniti e occasionalmente in Europa, formando circa quattromila psicoterapeuti all'uso terapeutico dell'MDMA. Zeff chiamò il farmaco "Adam" e credeva permettesse ai pazienti di regredire ad uno "stato primordiale" dal valore terapeutico.<ref>{{Cita news|lingua=en|nome=Drake|cognome=Bennett|url=https://www.nytimes.com/2005/01/30/magazine/dr-ecstasy.html|titolo=Dr. Ecstasy|pubblicazione=The New York Times|data=30 gennaio 2005|accesso=14 novembre 2023}}</ref><ref>{{Cita libro|nome=Alexander T.|cognome=Shulgin|nome2=Ann|cognome2=Shulgin|titolo=Pihkal: a chemical love story|edizione=1. ed., 8. print|data=2010|editore=Transform|ISBN=978-0-9630096-0-9}}</ref>
 
Gli psicoterapeuti dell'epoca credevano che l'MDMA, quando usato in un contesto terapeutico, riducesse le emozioni negative legate a ricordi traumatici e aumentasse l'apertura emotiva, permettendo di affrontare e riprocessare i vissuti. Le sessioni si svolgevano di solito a casa del paziente o del terapeuta. Aneddoticamente, si diceva che l'MDMA accelerasse notevolmente la terapia ed era particolarmente utilizzato nella terapia di coppia, anche per la sua capacità di far riaffiorare sensazioni di legame emotivo e venendo perciò chiamato all'epoca "''Empathy''" (l'identificativo "''Ecstasy''" nacque più tardi).<ref>{{Cita web|url=https://www.bbc.co.uk/programmes/w3cswgvh|titolo=BBC World Service - Business Daily, Ecstasy on Prescription|sito=BBC|lingua=en|accesso=14 novembre 2023}}</ref>