Economia della Repubblica Democratica Tedesca: differenze tra le versioni
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===Anni Sessanta===
A metà degli anni Sessanta, circa l'85% delle terre coltivabili era stato incorporato in oltre 19 000 cooperative agricole, mentre un ulteriore 6% era gestito da fattorie statali. Nel 1961, il settore socialista era responsabile del 90% della produzione agricola della RDT.<ref name="
Alla fine degli anni Cinquanta, le imprese private controllavano solo il 9% dell’industria, mentre le cooperative di produzione (''Produktionsgenossenschaften'', PG) avevano assorbito un terzo del settore artigianale tra il 1960 e il 1961, con un aumento del 6% rispetto al 1958.<ref name="
Nel luglio 1961 fu creato il Consiglio economico del popolo della RDT (''Volkswirtschaftsrat der DDR'') scorporando dalla Commissione per la pianificazione il Dipartimento principale dell'industria e il Dipartimento pprincipale per l'approvvigionamento dei materiali. Il Consiglio doveva essere un organo indipendente per la gestione dell'industria a livello centrale e locale e per la “regolamentazione delle questioni di base relative ai mestieri specializzati e alle industrie dei servizi”.<ref>{{Cita|Ludz e Kuppe 1979}}.</ref>
Il secondo piano quinquennale incontrò difficoltà e fu sostituito da un piano settennale (1959–1965) che puntava a raggiungere entro il 1961 lo stesso livello di produzione pro capite della Germania Ovest, prevedendo quote più elevate e un aumento dell’85% della produttività.<ref name=":5" /> L’emigrazione aumentò da 143 000 persone nel 1959 a 199 000 nel 1960, con una forte incidenza di giovani sotto i 25 anni e colletti bianchi. Tra il 1949 e il 1961, oltre 2,5 milioni di lavoratori avevano lasciato la RDT.<ref name="
La crescita industriale annuale iniziò a diminuire costantemente dopo il 1959. In risposta, l'Unione Sovietica raccomandò alla Germania Est di adottare le riforme proposte dall'economista sovietico [[Ovsij Liberman]], sostenitore del principio di redditività e dell'introduzione di elementi di mercato nelle economie socialiste.<ref name="
Nel 1963, il premier e segretario [[Walter Ulbricht]] applicò le teorie di Liberman introducendo il [[Nuovo sistema economico di pianificazione e gestione]] (''Neues Ökonomisches System der Planung und Leitung'', abbreviato in NÖS o NÖSPL), un programma di riforme volto a decentralizzare parzialmente il processo decisionale e a integrare criteri di mercato e produttività. L'obiettivo era quello di rendere il sistema economico più efficiente e trasformare la RDT in una potenza industriale.<ref>{{Cita|Burant
Con il NÖS, la pianificazione centrale continuava a fissare gli obiettivi generali di sviluppo, ma il potere decisionale venne in parte trasferito dalle autorità centrali — come la Commissione per la pianificazione e il Consiglio economico del popolo — alle organizzazioni affiliate all'Associazione delle Aziende del Popolo (''Vereinigungen Volkseigener Betriebe'', VVB), al fine di favorire la specializzazione nei diversi settori produttivi.<ref name=":6">{{Cita|Burant 1988|p. 49}}.</ref> Le VVB, pur vincolate a quote di produzione stabilite centralmente, gestivano in autonomia le finanze interne, le tecnologie, l'allocazione della manodopera e delle risorse. Agivano anche da intermediarie, sintetizzando e trasmettendo dati e raccomandazioni dalle VEB. Il sistema prevedeva che le decisioni produttive fossero guidate dalla redditività, che i salari riflettessero la produttività e che i prezzi fossero determinati secondo la domanda e l'offerta.<ref name="
Il NÖS favorì l'emergere di una nuova élite di politici ed economisti. Nel 1963, Ulbricht introdusse una nuova linea politica per l'accesso ai vertici del SED, aprendo il [[Politbüro]] e il [[Comitato centrale]] ai giovani iscritti con un'istruzione superiore rispetto ai predecessori e con competenze tecniche e gestionali.<ref>{{Cita|Burant 1988|pp. 49-50}}.</ref> Questa svolta portò alla formazione di fazioni all'interno del partito, tra cui una nuova componente [[Tecnocrazia|tecnocratica]]. L'enfasi posta sulla professionalizzazione modificò la composizione del partito: nel 1967, oltre 250 000 iscritti (il 14% su 1,8 milioni) avevano completato gli studi universitari, tecnici o commerciali.<ref name="
L'importanza data alle competenze tecniche permise alla nuova élite tecnocratica di accedere ai vertici della burocrazia, precedentemente dominati da politici ideologicamente ortodossi. I dirigenti delle VVB venivano selezionati principalmente per merito professionale, più che per adesione ideologica.<ref name=":7" /> Anche nelle singole imprese aumentò la domanda di personale qualificato: Il SED indirizzò l’istruzione verso le scienze applicate e la gestione, rendendola un mezzo per l’avanzamento sociale, l’accesso a benefici materiali e il miglioramento delle condizioni di vita. Tra il 1964 e il 1967, gli stipendi crebbero e aumentò la disponibilità di beni di consumo, compresi articoli di lusso.<ref name="
I risultati della riforma si rivelarono inferiori alle aspettative del partito, poiché la crescita fu trainata principalmente dall'aumento degli investimenti, piuttosto che dall'efficacia del nuovo sistema di controllo.<ref name=":1">{{Cita|Berghoff e Balbier|p. 30}}.</ref> Di conseguenza, tra il 1967 e il 1968 il piano fu rivisto con l’introduzione del [[Sistema economico del socialismo]], che individuava i settori strategici prioritari nell'accesso a fondi e risorse.<ref name=":1" /><ref name=":8">{{Cita|Burant 1988|p. 51}}.</ref> Inizialmente, questi settori comprendevano l’industria chimica, ingegneristica ed elettronica, ma a seguito delle pressioni esercitate dalle imprese per includere altri progetti strategici, l’elenco si ampliò.<ref>{{Cita|Berghoff e Balbier|p. 31}}.</ref> Furono costituite partnership industriali integrate verticalmente per coordinare le filiere produttive nei settori chiave, mentre vennero reintrodotti sussidi per ridurre i costi e accelerare la crescita nei
Nel frattempo, verso la fine degli anni Sessanta, la scoperta del [[giacimento di gas naturale di Altmark]] aprì nuove opportunità commerciali con l’estero e contribuì a un significativo incremento delle entrate in valuta estera per lo Stato.<ref>{{Cita|Berghoff e Balbier|pp. 89-90}}.</ref>
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Nei primi anni Settanta fu avviata una pianificazione a lungo termine, con linee guida di durata compresa tra i 15 e i 20 anni, pensate per garantire coerenza tra i diversi piani quinquennali.<ref name="countrystudy88" />
Nel 1971, il neo eletto segretario [[Erich Honecker]] introdusse il [[Compito principale|Compito]] [[Compito principale|principale]] (''Hauptaufgabe''), che definì la politica nazionale del decennio, riaffermando il [[marxismo-leninismo]] e la lotta di classe internazionalista.<ref name=":9">{{Cita|Burant 1988|p. 52}}.</ref> Il SED lanciò una vasta campagna di propaganda per rafforzare il sostegno al socialismo filo-sovietico e rilanciare la centralità del lavoratore. La politica mantenne come obiettivo lo sviluppo industriale, ma sempre all'interno della pianificazione statale.<ref name=":9" /> Con il "socialismo di consumo" (''Konsumsozialismus''), parte integrante del Compito principale, si puntò a soddisfare i bisogni materiali della classe operaia, intervenendo su salari e ampliando la disponibilità di beni di consumo.<ref name=":9" />
Il regime accelerò la costruzione di nuove abitazioni e la ristrutturazione di quelle esistenti, destinando il 60% degli alloggi alle famiglie operaie. Gli affitti, fortemente sussidiati, restavano molto bassi.<ref name=":10">{{Cita|Burant 1988|p. 53}}.</ref> Considerando che le donne rappresentavano il 50% della forza lavoro, furono aperti nuovi asili e introdotti congedi di maternità retribuiti da sei mesi a un anno. Anche le pensioni annuali furono aumentate.<ref name=":10" />
Nel 1972, le ultime piccole e medie imprese private ancora parzialmente indipendenti furono nazionalizzate.<ref>{{Cita|Berghoff e Balbier|p. 33}}.</ref> L'anno successivo, Honecker comunicò con orgoglio il risultato al nuovo leader sovietico [[Leonid Brežnev]]. In alcuni casi, i vecchi proprietari rimasero alla guida delle aziende, ma in qualità di direttori stipendiati dallo Stato, con una perdita di efficienza. Imprese che avevano mostrato capacità di iniziativa, reattività al mercato e che generavano valuta forte furono sottoposte alla pianificazione e al controllo statale, malgrado la stagnazione economica.
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* {{Cita libro|autore=Jaap Sleifer|titolo=Planning ahead and falling behind : the East German economy in comparison with West Germany 1936-2002|url=https://www.worldcat.org/oclc/903958732|editore=Walter de Gruyter GmbH & Co KG|anno=2006|ISBN=9783050085395|cid=Sleifer}}
* {{Cita libro|autore=Peter Christian Ludz|autore2=Johannes Kuppe|titolo=DDR Handbuch|edizione=1|anno=1979|editore=Bundesministerium für innerdeutsche Beziehungen der BRD|città=Colonia|cid=Ludz e Kuppe 1979|ISBN=978-3-8046-8515-4}}
* {{Cita libro|autore=Vladimiro Giacché|titolo=Anschluss. L'annessione. L'unificazione della Germania e il futuro dell'Europa.|annooriginale=2014|anno=2019|editore=Diarkos|ISBN=9788832176377}}
* {{Cita libro|autore=Hans Modrow|titolo=La perestroika e la fine della DDR. Come sono andate veramente le cose|anno=2019|editore=Mimesis|ISBN=9788857557687}}
==Voci correlate==
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