Everest: differenze tra le versioni

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[[File:IMG 2124 Everest.jpg|thumb|upright=1.1|Versante nord cinese dell'Everest]]
 
Nelle misurazioni storiche della quota dell'Everest fino al 1992 erano generalmente impiegati strumenti ottici ([[teodolite]], livello) che, partendo dal livello del mare sulla costa (o meglio da capisaldi fissi realizzati in occasione delle varie campagne di misurazioni), considerata la [[Sfericità della Terra|curvatura della Terra]] e (non sempre) i possibili fenomeni di rifrazione della luce nell'attraversare gli strati d'aria, con la misurazione di distanze e angoli permettevano il calcolo delle quote. Queste misurazioni differivano tra loro, oltre che per la precisione degli strumenti impiegati, anche a seconda del [[mareografo]] di riferimento e della considerazione o meni dei fenomeni di rifrazione. Ai rilievi del Survey of India seguirono le misurazioni del 1904 di S. G. Burrard, sempre del Survey of India (con 8.882 m), di De Graaf Hunter nel 1930 (8.854 ± 5 m), di B.L. Gulatee nel 1952 (29.028 ± 10 ft, 8.848 m). Un'importante spedizione cinese nel 1975 confermò un'altezza di 8.848 m (29.029 ± 1  ft, 8.848,13 ± 0,35 m) e per la prima volta fu effettuata una misurazione speditiva dello spessore della neve in cima ({{M|92|ul=cm}}).
 
==== Everest e K2 ====
Nel [[1987]] lo studioso italiano [[Ardito Desio]] rimase incuriosito dalla notizia apparsa l'anno prima, secondo cui lo statunitense George Wallenstein aveva rimisurato l'elevazione del [[K2]] con la nuova tecnologia satellitare, che stava sviluppandosi in quegli anni, e le elaborazioni dell'Università di Washington presumevano una quota compresa tra 29.064  ft (8.859 m) e 29.228  ft (8.909 m), superiore a quella dell'Everest. Organizzò una spedizione per verificare l'altezza di entrambe le montagne, una nel [[Karakorum]], l'altra in [[Himalaya]]. Utilizzando la tecnologia satellitare per le quote dei campi base e la tecnologia ottico-elettronica tradizionale per i rilevamenti delle cime, confermò il primato dell'Everest. Restava però la necessità di verificare con tecniche moderne le quote effettive delle due vette.
 
==== Misurazioni recenti ====
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[[File:Hillary_Step_near_Everest_top.jpg|thumb|upright=1.1|[[Gradino Hillary|Hillary step]] (prima del crollo del 2015)]]
 
Nel [[1992]] l'alpinista francese [[Benoît Chamoux]], della spedizione scientifica italo-cinese Ev-K2-[[CNR]]/NNSM di [[Agostino Da Polenza]], allievo di [[Ardito Desio]], misura per la prima volta l'altezza dell'Everest anche con il GPS e tenta la verifica dello spessore della neve con una sondina da valanga.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Giorgio Poretti, Roberto Mandler|rivista=MontagnaNews|numero=1|anno=2012|titolo=160 anni di misure|url=http://www.montagna.tv/cms/wp-content/uploads/2012/04/MN-Everest-Ita_-bassa-def.pdf|p=2|accesso=11 marzo 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150925105642/http://www.montagna.tv/cms/wp-content/uploads/2012/04/MN-Everest-Ita_-bassa-def.pdf|urlmorto=sì}}</ref> Con un valore N di separazione geoide-ellissoide pari a −25,14&nbsp;m, la quota della cima nevosa elaborata dal professor Giorgio Poretti risulta essere di 8.848,65 ± 0,35&nbsp;m. Lo spessore della neve è incerto per la possibile presenza di ghiaccio, ma vengono comunque attraversati oltre 2 metri di neve. Una nuova misurazione con GPS viene eseguita nel maggio [[1999]] da un gruppo di nove alpinisti della American Everest Expedition del [[National Geographic]] organizzata da [[Bradford Washburn]], noto esploratore e cartografo, fondatore del Boston Museum of Science. Le elaborazioni forniscono un valore di 29.035,2 &nbsp;ft (8.850 m). Falliscono i tentativi fatti nel 1998 e 1999 di far arrivare in cima un nuovo strumento, [[georadar]], in grado di individuare la cima rocciosa sepolta dalla neve.
 
Nel [[2004]], in occasione delle spedizioni scientifico-alpinistiche italiane all'Everest e al K2 per celebrare il cinquantenario della [[Spedizione al K2 del 1954|prima salita del K2]] (capospedizione nuovamente Agostino Da Polenza), viene effettuata tra l'altro una complessa rimisurazione della quota di vetta dell'Everest con GPS, accoppiato per la prima volta con un georadar sperimentale (un prototipo messo a punto dalla IDS di Pisa in collaborazione con l’Università di Trieste) che permette di rilevare sia la quota della copertura nevosa (con il GPS), sia la presenza della roccia sottostante. La mattina del 24 maggio gli alpinisti Claudio Bastrentaz, Alex Busca e [[Karl Unterkircher]] (tutti senza impiego dell'ossigeno), nonché [[Mario Merelli]], collaborando con i [[sherpa]] Serap Jangbu e Lhapka Tshering, raggiungono la cima dal versante nord<ref>{{cita web|url=http://www.planetmountain.com/News/shownews4.lasso?l=1&keyid=34557|titolo=Cima dell'Everest per la spedizione K2-2004|editore=planetmountain.com|autore=Serafino Ripamonti|data=24 maggio 2004|accesso=9 marzo 2013}}</ref> e con la supervisione via radio dal campo base del prof. Giorgio Poretti e del geologo Roberto Mandler effettuano senza ossigeno e per oltre 2 ore un impegnativo rilievo con profili georadar sulla cresta, rilievo che comprende il contributo di un secondo GPS "master" fisso posizionato nei pressi della cima, un terzo strumento posizionato in precedenza al caposaldo cinese presso il [[campo base]] in Tibet e un collegamento alla stazione GPS permanente presso il laboratorio "Piramide Ev-K2-CNR" sul versante [[Nepal]]. Le elaborazioni successive, effettuate da G. Poretti, R. Mandler e M. Lipizer, che considerano un valore N di separazione geoide-ellissoide aggiornato di −28,74 m, forniscono per la roccia sepolta una quota di 8.848,82 ± 0,23 m e uno spessore massimo della neve di {{TA|3,70 m}}, con una quota di 8.852,12 ± 0,12 m per la cresta nevosa sommitale.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Giorgio Poretti, Roberto Mandler, Marco Lipizer|data=24 maggio 2004|titolo=L'altezza delle montagne: una nuova misura di quota del Monte Everest|url=http://www.sogestgeo.it/Ev-elevation/AltezzaEverest.pdf|accesso=8 marzo 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120901060344/http://www.sogestgeo.it/Ev-elevation/AltezzaEverest.pdf#|urlmorto=sì}}</ref>
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All'inizio procedettero molto spediti. In soli undici giorni allestirono tre campi: il 5 gennaio il campo 1 a {{TA|6 050 m,}} il 9 gennaio il campo 2 a {{TA|6 500 m}} e il 15 gennaio il campo 3 a {{TA|7 150 m,}} sulla parete del Lhotse. A questo punto si trovarono di fronte a {{TA|850 m}} di parete particolarmente ghiacciata che li separava dal Colle Sud e il meteo peggiorò con la presenza di forti venti. Ci volle quasi un mese per superare questa zona, e solo l'11 febbraio Fiut, Holnicki e Wielicki riuscirono a raggiungere il Colle Sud. Qui i soli Fiut e Wielicki bivaccarono per una notte con una temperatura esterna di {{M|−40|ul=°C}}, utilizzando bombole di ossigeno. Il giorno dopo rientrarono ai campi inferiori, e diedero loro il cambio il capo spedizione Zawada e Szafirski, che montarono la tenda del campo 4 al Colle Sud, prepararono materiale e bombole d'ossigeno per i successivi tentativi e rientrarono anch'essi ai campi più bassi.
 
Il 16 febbraio, a un solo giorno dallo scadere dei permessi per la spedizione invernale, Wielicki e Cichy partirono per un ultimo tentativo. La sera raggiunsero il campo 4 al Colle Sud e passarono la notte in tenda con una temperatura esterna di {{M|−42|ul=°C}}. Il 17 febbraio partirono alle 6:30 con una bombola di ossigeno a testa e raggiunsero la vetta alle 14:25. Scesero al campo base il 19 febbraio.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Andrzej Zawada|rivista=Alpine Journal|anno=1984|titolo=Mount Everest The First Winter Ascent|url=http://www.alpinejournal.org.uk/Contents/Contents_1984_files/AJ%201984%2050-59%20Zawada%20Everest.pdf|lingua=ingleseen|accesso=12 marzo 2013}}</ref><ref>{{Cita|Scandellari|p. 211|a250sc}}.</ref>
 
=== Altre prime ascensioni ===
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==== Colle Nord e cresta nord-est ====
[[File:Everest Peace Project - Climbing ladder northcol everest.jpg|thumb|upright=1.1|Alpinisti verso il Colle Nord]]
La prima salita completa della via dal [[Colle Nord]] e dalla cresta nord-est fu compiuta da una spedizione cinese nel 1960. Il 25 maggio giunsero in vetta Wang Fu-Chou, Chu Yin-hua e Gongbu (Tibet).<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Shih Chan-Chun|rivista=Alpine Journal|anno=1961|titolo=The conquest of Mount Everest by the chinese mountaineering team|url=http://www.alpinejournal.org.uk/Contents/Contents_1961_files/AJ%201961%2028-41%20Chan-Chun%20Chinese%20on%20Everest.pdf|lingua=ingleseen|accesso=12 marzo 2013}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.himalayanclub.org/hj/23/16/the-conquest-of-mount-everest-by-the-chinese-mountaineering-team/|autore=Shih Chan-Chun|titolo=The conquest of Mount Everest by the chinese mountaineering team|lingua=en|editore=himalayanclub.prg|accesso=12 marzo 2013}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.everestnews.com/mallory2005/mallory2005update04112005.htm|titolo=Mallory and Irvine The Final Chapter Everest 2005|lingua=en|editore=everestnews.com|accesso=12 marzo 2013}}</ref>
 
Le ascese per questa via prevedono l'accesso all'Everest passando dal [[Tibet]] (Cina). Le spedizioni raggiungono il ghiacciaio Rongbuck e stabiliscono il campo base a quota {{TA|5 150 m}} su una piana di ghiaia ai piedi del [[ghiacciaio]]. Per affrontare la via normale da nord, risalgono dapprima la morena a est del ghiacciaio e poi deviano nella valle fino ai piedi del Changtse a quota {{TA|5 800 m}} (campo II, noto oggi come Intermediate Camp, IC). Il campo III (oggi Advanced Base Camp, ABC) è più sopra, sotto il Colle Nord a {{TA|6 500 m.}} Per raggiungere il campo IV (oggi Camp 1), è necessario risalire tramite corde fisse il ghiacciaio fino al Colle Nord a {{TA|7 050 m.}} Dal Colle Nord un pendio nevoso conduce alla parete rocciosa che si risale fino al campo V (oggi Camp 2) a {{TA|7 775 m.}} Poi si attraversa una serie di ripidi pendii prima di raggiungere il campo VI (oggi Camp 3) a {{TA|8 230-8 350 m,}} ormai quasi in cresta. Da qui si percorrono i {{TA|2 km}} della lunga cresta nord-est, interrotta da alcuni impegnativi gradoni rocciosi (steps), superati i quali (anche con l'aiuto di una famosa scaletta metallica) un'ultima ripida salita porta alla cima.
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==== Parete sud-ovest ====
* ''Parete sud-ovest'' - 24 settembre 1975 - prima salita dei britannici [[Doug Scott]] e [[Dougal Haston]] e anche prima salita assoluta dei britannici in cima all'Everest. La spedizione era guidata da [[Chris Bonington]], contava 18 membri e trasportava 20 tonnellate di equipaggiamento. I primi alpinisti raggiunsero il campo base il 21 agosto e solo 33 giorni dopo, il 24 settembre, fu raggiunta la vetta per la nuova via sulla inviolata parete sud-ovest. Il 26 settembre raggiunsero la cima [[Peter Boardman]] e il sirdar Pertemba Sherpa; durante la discesa incontrarono il cameraman Mick Burke che, dopo l'abbandono del suo compagno, voleva tentare di salire in cima da solo, ma da allora fu dato per disperso.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Peter Boardman e Ronnie Richards|rivista=Alpine Journal|anno=1976|titolo=British Everest expedition SW face 1975|url=http://www.alpinejournal.org.uk/Contents/Contents_1976_files/AJ%201976%203-14%20Boardman%20Everest.pdf|lingua=ingleseen|accesso=12 marzo 2013}}</ref><ref>{{cita web|url=http://news.bbc.co.uk/onthisday/hi/dates/stories/september/24/newsid_2538000/2538093.stm|titolo=1975: First Britons conquer Everest|lingua=en|editore=bbc.co.uk|accesso=12 marzo 2013}}</ref>
[[File:Mount Everest - Kukuczka Czok.jpg|thumb|upright=0.8|[[Jerzy Kukuczka]] e [[Andrzej Czok]]]]
* ''Pilastro sud'' - 19 maggio 1980 - prima salita dei polacchi [[Jerzy Kukuczka]] e [[Andrzej Czok]]. La via sale tra la quella dei britannici del 1975 e la cresta sud-est. La spedizione era guidata da [[Andrzej Zawada]].<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Roberto Mantovani|rivista=Rivista della Montagna|numero=41|anno=1980|mese=ottobre|titolo=Alpinismo in Himalaya|p=171}}</ref>
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[[File:Everestfromspace.jpg|thumb|upright=1.1|La parete est, o del Kangshung, fotografata dalla [[Stazione spaziale internazionale]]]]
[[File:Animation of Mount Everest HD.ogv|thumb|upright=1.1|Animazione del monte Everest con evidenziate le vie per la cima e i campi intermedi]]
* ''Cresta ovest e couloir Hornbein'' - 22 maggio 1963 - prima salita degli statunitensi [[Tom Hornbein]] e [[Willi Unsoeld]], la prima ascensione assoluta dell'Everest degli americani. La spedizione contava 19 americani e 32 sherpa, guidati dallo svizzero [[Norman Dyhrenfurth]]. Furono impiegate 27 tonnellate di materiale, trasportato al campo base da 909 portatori. Salì l'Everest da due vie: la via dal ''Colle Sud'' e la cresta sud-est e la nuova via per la cresta ovest. Passando dalla cresta sud-est, la vetta fu raggiunta il 1º maggio dallo sherpa [[Nawang Gombu]] e da [[Jim Whittaker]], che divenne così il primo statunitense a salire in cima all'Everest. Il 22 maggio fu la volta di [[Barry Bishop]] e [[Lute Jerstad]], che avevano programmato di incontrarsi con Hornbein e Unsoeld, che giungevano dalla nuova via dalla cresta ovest. Ma non avendo notizie dei due compagni, dopo 45 minuti in vetta Bishop e Jerstad ripresero la discesa. Hornbein e Unsoeld raggiunsero la cima solo alle 18:15. Durante la discesa dalla cresta sud-est si ricongiunsero a Bishop e Jerstad. Proseguirono assieme fino alle 00:30 di notte, quando furono costretti a bivaccare a {{TA|8 500 m}} fino alle 4 del giorno dopo. Il freddo causò loro gravi congelamenti, in particolare ad Unsoeld e Bishop, ai quali furono poi amputate le dita dei piedi.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Norman Dyhrenfurth|rivista=Alpine Journal|anno=1963|titolo=Americans on Everest, 1963|url=http://www.alpinejournal.org.uk/Contents/Contents_1964_files/AJ%201964%201-22%20Dyhrenfurth%20Everest.pdf |lingua=ingleseen|accesso=12 marzo 2013}}</ref><ref>{{cita web|url=https://news.nationalgeographic.com/news/2003/04/0415_030415_everest63.html|titolo=1963 Flashback: First Everest Summit by Americans|lingua=ingleseen|editore=nationalgeographic.com |autore=Cathy Hunter|data=15 aprile 2003|accesso=12 marzo 2013}}</ref><ref>{{cita web|url=http://explore.americanalpineclub.org/index.php/Detail/Object/Show/object_id/558|titolo=The empty night|lingua=ingleseen|editore=americanalpineclub.org|autore=Barry Bishop|accesso=12 marzo 2013|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130313050803/http://explore.americanalpineclub.org/index.php/Detail/Object/Show/object_id/558}}</ref>
* ''Cresta ovest integrale o via slovena'' - 13 maggio 1979 - prima salita degli jugoslavi [[Nejc Zaplotnik]] e [[Andrej Stremfelj]]. La spedizione era composta da 25 membri e guidata da [[Tone Škarja]]. Ang Phu era al comando di 19 sherpa e altri addetti. Dalla Jugoslavia furono portate 18 tonnellate di materiale, e 700 portatori si occuparono di trasportarlo al campo base. Il 15 maggio, due giorni dopo l'arrivo in vetta di Zaplotnik e Stremfelj, la cima fu raggiunta anche da [[Stipe Božić]], Stane Belak e Ang Phu. Quest'ultimo perse la vita in seguito a una caduta durante la discesa.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Ugo Manera|rivista=Rivista della Montagna|numero=38|anno=1980|mese=febbraio|titolo=Informazioni alpinistiche|p=236}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|autore=Tone Škarja|anno=1980|titolo=The complete west ridge of Everest|rivista=[[The American Alpine Journal]]|volume=54|pp=429-436|lingua=ingleseen|accesso=12 marzo 2013|url=http://books.google.it/books?id=52b0vijuhGEC|isbn=978-1-933056-33-3}}</ref>
 
==== Parete nord ====
* ''Couloir Hornbein diretta'' - 10 maggio 1980 - prima salita dei giapponesi Tsuneo Shigehiro e Takashi Ozaki. Si tratta di una delle prime spedizioni sul versante tibetano dopo la riapertura del versante nel 1979 ai paesi non comunisti consentita dalla Cina. È la prima a percorrere interamente la parete nord, effettuata in stile himalayano e con utilizzo di ossigeno. La via supera un primo couloir, da allora detto ''couloir giapponese'', che si ricollega al superiore ''couloir Hornbein'', fatto per la prima volta dagli statunitensi Hornbein e Unsoeld nel 1963, che lo raggiunsero traversando dalla cresta ovest.<ref>{{cita libro|autore=Kenneth Pletcher|titolo=The Britannica Guide to Explorers and Explorations That Changed the Modern World|editore=The Rosen Publishing Group|anno=2009|lingua=ingleseen|url=http://books.google.it/books?id=AqxzV0zeiNUC|p=256|isbn=978-1-61530-028-0}}</ref> La via ha poche ripetizioni; una delle più famose, per via della velocità, fu quella degli svizzeri [[Erhard Loretan]] e [[Jean Troillet]] del 1986. L'ascensione avvenne tra il 28 al 30 agosto 1986, in una rapidissima salita durata meno di 48 ore, in [[stile alpino]], senza far uso di ossigeno, slegati e senza tende. Partiti alle 22:00 del 28 agosto, insieme a [[Pierre Béghin]] e Sandro Godio, che abbandonarono durante la salita, giunsero in vetta 39 ore dopo, alle 13:00 del 30 agosto. Dopo una pausa di novanta minuti in vetta ridiscesero in cinque ore, scivolando in modo controllato lungo il pendio dove possibile.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Roberto Mantovani|rivista=Rivista della Montagna|numero=83|anno=1987|mese=febbraio|titolo=Carnet d'alpinismo|p=15}}</ref><ref>{{cita web|url=https://www.telegraph.co.uk/news/obituaries/sport-obituaries/8484065/Erhard-Loretan.html|titolo=Erhard Loretan|lingua=en|editore=telegraph.co.uk|data=29 aprile 2011|accesso=12 marzo 2013}}</ref>
* ''Cresta nord e couloir Norton'' - 20 agosto 1980 - prima salita di [[Reinhold Messner]] in solitaria e senza uso di ossigeno. Rappresenta anche la prima ascensione in solitaria assoluta dell'Everest. Messner partì il 29 giugno da [[Lhasa]] con l'amica fotografa Nena Hòlguin e con l'aiuto di una spedizione minima giunsero al campo base. Le condizioni della neve non erano adatte alla scalata, quindi si spostò nel Tibet occidentale. Il 18 agosto, partendo dal campo base avanzato, salì fino a circa {{TA|7 800 m.}} Qui trovò troppa neve per proseguire sulla cresta nord e raggiungere la cresta nord-est. Il 19 agosto allora intraprese una traversata della parete fino al ''couloir Norton'', secondo una nuova via che aveva studiato dal campo base. Il 20 agosto raggiunse la vetta alle 15:00.<ref name="sm14o7679" />
* ''Great Couloir'' - 3 ottobre 1984 - prima salita degli australiani [[Tim Macartney-Snape]] e [[Greg Mortimer]].<ref>{{cita libro|autore=William L. Steffen|titolo=Himalayan Dreaming: Australian Mountaineering in the Great Ranges of Asia 1922-1990|editore=ANU E Press|anno=2010|lingua=ingleseen|url=http://books.google.it/books?id=RS0K3RxgECUC|pp=171-181|capitolo=An unforgettable face|isbn=978-1-921666-17-9}}</ref>
* ''Great Couloir'' - 17 maggio 1991 - prima salita dell'italiano [[Battistino Bonali]] e del ceco [[Leopold Sulovský]] senza portatori e senza uso di ossigeno, modificando la via degli australiani. La via seguita si sviluppa lungo il Great Couloir (Norton), superato per la prima volta integralmente in quella occasione (fascia rocciosa di 80 metri a 8400&nbsp;m con difficoltà di 5º grado).<ref name="everestsummiteersassociation.org"/><ref>{{Cita libro|autore = Oreste Forno|titolo = grazie montagna|anno = 1994|editore = Grafica Sovico|città = }}</ref><ref>{{Cita web|autore = Todo Vertical|url = http://www.todovertical.com/?opt=not&Noticia=1540|titolo = 1991: Ruta Parcial del Corredor Norton o Ruta debajo del Collado Norte - Corredor Norton|accesso = |data = }}</ref><ref>{{Cita web|autore = Oreste Forno|url = http://publications.americanalpineclub.org/articles/12199225903/Asia-Tibet-Everest-Great-Couloir|titolo = Asia, Tibet, Everest, Great Couloir|accesso = |data = }}</ref>
* ''Couloir nord-nordest'' - 20 maggio 1996 - prima salita dei russi Valèri Kokhànov, Piòtr Kuznetsòv e Grigòri Semikolènov.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Vladimir Shataev|volume=71|anno=1997|titolo=Mount Everest, North-Northeast Face, New Route|url=http://books.google.it/books?id=FattUWiYu80C|lingua=ingleseen|p=344|isbn=978-1-933056-44-9|accesso=12 marzo 2013}}</ref>
* ''Parete nord diretta'' - 30 maggio 2004 - Prima salita dei russi Pàvel (Pasha) Shabalìn, Ilyà Tuhvatùllin e Andrèy Mariev.<ref>{{cita web|url=http://www.alpinist.com/doc/ALP08/climbing-note-everest|titolo=Mount Everest, North Face direct|lingua=en|editore=alpinist.com|data=1º settembre 2004|accesso=12 marzo 2013}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.planetmountain.com/News/shownews4.lasso?l=1&keyid=34563|titolo=Parete nord dell'Everest: vetta e via nuova per i russi|editore=planetmountain.com|data=1º giugno 2004|accesso=12 marzo 2013}}</ref>
 
==== Parete est ====
* ''American Buttress'' - 8 ottobre 1983 - prima salita degli statunitensi [[Louis Reichardt]], Kim Momb e [[Carlos Buhler]].
* ''Neverest Buttress'' - 10 maggio 1988 - prima salita di una spedizione internazionale su una nuova via che conduce al Colle Sud dal versante est.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Stephen Venables|rivista=Alpine Journal|anno=1989|titolo=Everest Kangshung Face - First Ascent of the Neverest Buttress|url=http://www.alpinejournal.org.uk/Contents/Contents_1989-90_files/AJ%201989%201-8%20Venables%20Kangshung.pdf|lingua=ingleseen|accesso=12 marzo 2013}}</ref>
 
=== Discese in sci e snowboard ===
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* {{cita libro|autore=Reinhold Messner|titolo=Sopravvissuto: i miei 14 ottomila|editore=Istituto Geografico De Agostini|città=Novara|anno=1987|pp=64-79|capitolo=Everest|cid=sm14o|isbn=978-88-402-4322-1}}
* {{cita libro|autore=[[Anatolij Bukreev]], G. Weston De Walt|titolo=Everest 1996. Cronaca di un salvataggio impossibile|editore=CDA & Vivalda|anno=1997|isbn=978-88-85504-51-6}}
* {{cita libro|autore=Walt Unsworth|titolo=Everest: The Mountaineering History|url=https://archive.org/details/bwb_w8-ajz-271|editore=Mountaineers Books|anno=2000|lingua=ingleseen|isbn=978-0-89886-670-4}}
* {{cita libro|autore=Walt Unsworth|titolo=Everest (edizione italiana)|editore=Mursia|anno=|isbn=978-88-425-1102-1}}
* {{cita libro|autore=Mohan Singh Kohli|titolo=Nine Atop Everest: Spectacular Indian Ascent|editore=Indus Publishing|anno=2000|lingua=ingleseen|url=http://books.google.it/books?id=KHkwqaXLmooC|isbn=978-81-7387-111-5}}
* {{cita libro|autore=Thomas Hornbein|titolo=Everest, cresta ovest|editore=CDA & Vivalda|anno=2003|isbn=978-88-7480-023-0}}
* {{cita libro|autore=[[Jon Krakauer]]|titolo=Aria sottile|editore=[[TEA (editore)|TEA]]|anno=2007|isbn=978-88-502-1460-0}}
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* {{cita libro|cognome=Scandellari|nome=Armando|titolo=Alpinismo, 250 anni di storia e di cronache|anno=2009|cid=a250sc|isbn=978-88-7982-026-4}}
* {{cita pubblicazione|titolo=Everest, edizione speciale|rivista=Montagna News|anno=2012|numero=1|editore=montagna.tv|url=http://www.montagna.tv/cms/wp-content/uploads/2012/04/MN-Everest-Ita_-bassa-def.pdf|accesso=11 marzo 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150925105642/http://www.montagna.tv/cms/wp-content/uploads/2012/04/MN-Everest-Ita_-bassa-def.pdf|urlmorto=sì}}
* {{cita libro|autore=Kev Reynolds|titolo=Everest: A Trekker's Guide: Trekking Routes in Nepal and Tibet|editore=Cicerone Press Limited|anno=2012|lingua=ingleseen|url=http://books.google.it/books?id=RnMcmgkDoEgC|cid=eatg|isbn=978-1-85284-680-0}}
 
== Voci correlate ==