Eneide: differenze tra le versioni

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dell{{'}}''Iliade'' (la guerra). L'ordine delle vicende, rispetto ad Omero, viene rovesciato e l'avventura viene trattata prima della guerra. Col suo modello Virgilio instaura un rapporto di raffinata competizione innovativa. Il viaggio di Ulisse era un viaggio di ritorno, quello di Enea è un viaggio di rifondazione proiettato verso l'ignoto; la guerra nell{{'}}''Iliade'' era una guerra di distruzione, quella di Enea è rivolta alla costruzione di una nuova città e di una nuova civiltà; l{{'}}''Iliade'' si concludeva con la disfatta troiana, l{{'}}''Eneide'' termina con la vittoria del troiano Enea, che risarcisce il suo popolo della patria perduta.
 
== Trama ==
=== Il viaggio verso l'Italia (libri I-VI) ===
==== Libro I ====
{{vedi anche|Proemio dell'Eneide}}
[[File:Dosso Dossi 001.jpg|thumb|upright=1.3|Dosso Dossi, ''[[Enea e Acate sulla costa libica]]'' (1520 circa; Washington, [[National Gallery of Art]]).]]
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==== Libro II ====
[[File:Aeneas' Flight from Troy by Federico Barocci.jpg|thumb|upright=1.6|''[[Fuga di Enea da Troia]]'' (1598), olio su tela di [[Federico Barocci]] (Roma, [[Galleria Borghese]]).]]
 
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==== Libro III ====
[[File:Stories From Virgil, with Twenty Illustrations from Pinelli's Designs - Harpies.jpg|thumb|''Enea e le Arpie'', incisione di [[Bartolomeo Pinelli]] ([[anni 1880]]).]]
Enea racconta come, dopo aver radunato molti altri sopravvissuti (troiani e loro alleati) avesse costruito una flotta di navi: con queste era approdato in varie zone del Mediterraneo, tra le quali il Chersoneso Tracico e l'isola di [[Delo]]. Durante la prima tappa è significativo l'incontro con un cespuglio sanguinante, contenente "l'anima insepolta" di [[Polidoro (figlio di Ecuba)|Polidoro]] (il figlio di [[Priamo]] e di [[Ecuba]]), fatto uccidere dall'avido Polimestore, il quale voleva impossessarsi delle sue ricchezze. Enea ordinò ai suoi compagni di provvedere alla tumulazione per il principe troiano, permettendogli così di poter accedere finalmente all'Ade. Nella seconda, invece, Enea chiese all'oracolo di Apollo quale fosse la nuova terra dove avrebbe dovuto portare i superstiti Troiani. Apollo rispose: "Cercate l'antica madre; qui la stirpe d'Enea dominerà su tutte le terre e su tutti i discendenti" (lat. "... antiquam exquirite matrem. Hic domus Aeneae cunctis dominabitur oris et nati natorum et qui nascentur ab illis"). Anchise, il padre di Enea, credette che la terra d'origine dei Troiani fosse l'isola di Creta, da dove sarebbe partito il capostipite Teucro: i Troiani con i loro capi vi si recano e fondano una città; ma qui gli dei [[Penati]] di Troia apparvero in sogno all'eroe spiegandogli che l'"antica madre" non era Creta, ma la (misteriosa) città di Corythus in Italia (variamente identificata con diverse città etrusche; l'identificazione con Cortona risale a Silio Italico, 4.718-21 e 5.123): "lì nacque Dardano da cui deriva la nostra stirpe" (vv. 161-171).
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==== Libro IV ====
[[File:Vergilius vat 41.jpg|thumb|''Morte di Didone'', miniatura del [[Virgilio vaticano]], V secolo.]]
[[Didone]], regina di Cartagine, si rivolge alla sorella [[Anna#Il nome nelle arti|Anna]], ammettendo i sentimenti per [[Enea]], che ha riacceso l'antica fiamma d'amore ("[[Agnosco veteris vestigia flammae]]"), il solo per cui violerebbe la promessa di fedeltà eterna fatta sulla tomba del marito [[Sicheo]]. Anna riesce a persuaderla: la sorella è infatti sola e ancora giovane, non ha prole e ha troppi nemici intorno. Il sostegno di un guerriero come Enea può servire molto a una città ancora debole come Cartagine. Didone allora non sente più remore e, date le parole di Anna, lascia che la passione amorosa per Enea la pervada completamente. Immolata una giovenca al tempio, la regina riconduce Enea nelle mura. È notte. Giunone allora propone a [[Venere (divinità)|Venere]] di combinare tra i due giovani il matrimonio. Venere, che intuisce il disegno di sviare Enea dall'[[Italia]], accetta, pur facendo presente a Giunone la probabile avversità del [[Fato]]. L'indomani stesso, Didone ed Enea partono a caccia, ma una tempesta li sconvolge: si rifugiano così in una spelonca, consacrando il rito imeneo. La [[Fama]], mostro alato, avverte del connubio [[Iarba]], pretendente respinto di [[Didone]] e re dei [[Getuli]], che invoca [[Giove (divinità)|Giove]]. Il padre degli dei invia il suo messaggero [[Mercurio (divinità)|Mercurio]] a ricordare a Enea la fama e la gloria che attendono la sua discendenza. Enea allora chiama i suoi compagni, arma la flotta e si appresta a partire, pensando al modo più agevole di comunicare la decisione a Didone. Ma la regina, già informata dalla Fama, corre infuriata da Enea, biasimandolo di aver cercato di ingannarla e ricordandogli del loro amore e della benevolenza con cui l'aveva accolto, rinfacciandogli poi di non avere neppure coronato il loro sentimento con un figlio. Enea, pur riconoscendole i meriti, spiega che non può rimanere, perché è obbligato e continuamente sollecitato dagli dei e dall'ombra del defunto padre [[Anchise]] a cercare l'Italia (''Italiam non sponte sequor'', v. 361). Ritornato alla flotta, rimane impassibile alla rinnovata richiesta di trattenersi mossa da Anna e alle maledizioni di Didone, che è perseguitata dal dolore con continue visioni maligne. Riferita la decisione di dedicarsi alle arti magiche per alleviare tante pene, la regina ordina quindi alla sorella di mettere al rogo tutti i ricordi e le armi del naufrago nella sua casa e invoca gli dei. Così, nella notte, mentre la regina escogita il modo e il momento del suicidio per porre fine a tanti affanni, Enea, avvertito in sonno, fugge immediatamente da quella terra. All'aurora, con la vista del porto vuoto, Didone invoca gli dei contro Enea, maledicendolo e augurandogli sventure, persecuzioni e guerra eterna tra i loro popoli. Giunta sulla pira funeraria, si trafigge con la spada di Enea, mentre le ancelle e la sorella invocano disperate il suo nome. Giunone poi invia Iride a sciogliere la regina dal suo corpo e a recidere il capello biondo della sua vita. Voltandosi indietro dal ponte della sua nave, Enea vede il fumo della pira di Didone e ne comprende chiaramente il significato: tuttavia il richiamo del destino è più forte e la flotta troiana fa vela verso l'Italia.
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==== Libro V ====
[[File:Aeneas and His Companions Sacrifice to the Gods before the Tomb of his Father, Anchises, in Sicily (Aeneid, Book V) MET ES1357.jpg|thumb|Miniatura dal quinto libro dell{{'}}''Eneide'', con Enea e i suoi compagni presso la tomba di Anchise.]]
[[Enea]] con le navi tiene deciso la rotta, ma il cielo è pieno di enormi nubi minacciose, che danno presagio di un oscuro temporale. [[Palinuro (Eneide)|Palinuro]], il timoniere della nave di Enea, è spaventato e teme che la flotta non riesca ad arrivare in Italia. Accorgendosi che la tempesta sta portando le navi verso le coste sicule, Enea decide di approdarvi. I troiani sbarcano presso [[Eryx (Sicilia)|Erice]] dove il re [[Aceste]] lietamente li accoglie e offre il suo aiuto.
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==== Libro VI ====
[[File:Gerard de lairesse, enea e la sibilla cumana, 1670.jpg|thumb|[[Gerard de Lairesse]], ''Enea e la Sibilla Cumana'', (1670; Maastricht, [[Bonnefantenmuseum]]).]]
Enea e i suoi compagni sbarcano a [[Cuma]], in [[Campania]], dove l'eroe, memore dei consigli di Eleno, si reca nel tempio di [[Apollo]]. La somma sacerdotessa di [[Apollo]], la [[Sibilla Cumana|Sibilla]] Deifobe, figlia di Glauco, invasata dal dio durante il vaticinio, gli rivela che riuscirà ad arrivare nel Lazio, ma per ottenere la nuova patria dovrà affrontare odi e guerre, essendo inviso a Giunone: ella profetizza anche la comparsa di un nuovo Achille (che si rivelerà poi Turno). Su sua richiesta, la Sibilla guida Enea nel regno del dio [[Ade (divinità)|Ade]], ovvero l'[[Aldilà]] secondo la [[religione greca]] e romana. Prima di entrare nell'Ade vero e proprio Enea deve procurarsi nel bosco un ramo d'oro da offrire a [[Proserpina]]; l'eroe e la Sibilla devono passare quindi su una delle due rive del fiume [[Acheronte]], attraversando la zona dove vagano senza pace tutte le anime dei morti rimasti insepolti, e qui incontrano [[Palinuro (Eneide)|Palinuro]], che narra del suo assassinio e del suo corpo lasciato insepolto dai Lucani (''Nunc me fluctus habet versantque in litore venti''). Supplica poi Enea di cercare i suoi resti o di aiutarlo ad attraversare il fiume: la [[Sibilla]] gli dice che è inutile sperare di mutare i fati divini con la preghiera (''desine fata deum flecti sperare precando''); poi, per mitigare l'amarezza del pilota, gli rivela che presto avrà comunque un suo tumulo sepolcrale (che ''darà pace alle sue ossa'' e consentirà finalmente alla sua ombra di varcare il fiume infernale). [[Caronte (mitologia)|Caronte]], lo [[psicopompo]] dell'Ade, ostacola il loro ingresso a bordo della sua barca, sostenendo che i vivi finora traghettati sono stati per lui grave fonte di problemi. Quando però gli mostrano il [[ramo d'oro]], chiave degli inferi che portano con loro, acconsente a trasportarli. Dopo aver superato l'ostacolo di [[Cerbero]], Enea e la sacerdotessa incontrano prima le anime di molti troiani caduti in guerra, come [[Medonte (Iliade)|Medonte]], poi quelle dei suicidi per amore (nei campi del pianto, ''lugentes campi''): tra queste v'è anche Didone, che reagisce gelidamente al passaggio di Enea, il quale scoppia in un pianto disperato. Giunti alla diramazione tra la via per il [[Tartaro (mitologia)|Tartaro]] e quella per i [[Campi Elisi]], incontrano l'ombra del poeta [[Museo (autore mitico)|Museo]], che porta Enea da Anchise: Enea tenta invano di abbracciare il padre per tre volte. Anchise spiega dunque ad Enea la dottrina di cicli e rinascite che sostiene l'universo, e gli mostra le ombre dei grandi uomini che rinasceranno nella città che Enea stesso con la propria discendenza contribuirà a fondare, ovvero i grandi personaggi di Roma, come [[Marco Porcio Catone Uticense|Catone]] e [[Quinto Fabio Massimo Verrucoso|Fabio Massimo]]: molti popoli - afferma Anchise in un noto passo - otterranno gloria nelle belle arti, nella scienza o nel foro, ma i Romani governeranno il mondo con la sapienza delle leggi, perdonando i vinti e annientando solo chi si opporrà: ''Tu regere imperio populos, Romane, memento / (hae tibi erunt artes) pacique imponere morem / parcere subiectis et debellare superbos'' (''Aen''. VI, 851-53). Dopo che Anchise ha profetizzato la prematura morte del nipote di [[Augusto]], [[Marco Claudio Marcello (nipote di Augusto)|Marcello]], Enea e la [[Sibilla]] risalgono nel mondo dei vivi, passando per la [[Porte del Sonno|porta dei sogni]].
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=== La guerra latina (libri VII-XII) ===
{{Vedi anche|Guerra latina (Eneide)}}
 
==== Libro VII ====
[[File:Bol-aeneas.jpg|thumb|upright=1.4|''[[Enea alla corte del re Latino]]'' (1661-1663 circa), olio su tela di [[Ferdinand Bol]] (Amsterdam, [[Rijksmuseum]]).]]
I troiani salpano da Cuma e giungono in un porto della Campania situato a Nord, qui muore [[Caieta]], la nutrice di Enea, nell'Esperia. Stanchissimi e affamati (tanto da mangiare le ''mense'', piatti di focaccia dura, proprio come avevano previsto le arpie), sbarcano alla foce del [[Tevere]]; Enea decide quindi di inviare un ambasciatore di nome Ilioneo al re del luogo, [[Re Latino|Latino]].
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==== Libro VIII ====
[[File:Giovanni Battista Tiepolo, Italian (active Venice, Udine, Würzburg, and Madrid) - Sketch for "Venus and Vulcan" - Google Art Project.jpg|miniatura|''[[Venere nella grotta di Vulcano chiede le armi di Enea]]'', dipinto di [[Giambattista Tiepolo|G. B. Tiepolo]] (1765-1770; Filadelfia, [[Philadelphia Museum of Art|Museum of Art]]).]]
Mentre guarda le truppe nemiche che si radunano sulla sponda opposta del Tevere, Enea cade addormentato e in sogno gli appare il dio del fiume [[Tiberino]] che, dopo avergli annunciato che lì suo figlio Ascanio fonderà una città di nome [[Alba Longa|Alba]], gli suggerisce di allearsi con [[Evandro (Pallante)|Evandro]], principe di una cittadina del [[Palatino]]. Il giorno successivo Enea risale il fiume ed entra nella città. Qui il figlio di Evandro, [[Pallante (Evandro)|Pallante]], lo riceve benevolmente. Enea, parlando al re, gli ricorda il comune antenato dei loro due popoli [[Atlante (mitologia)|Atlante]], e gli chiede aiuto. Evandro risponde che [[Tarconte]], capo di tutti gli [[Etruschi]], ha riunito i reggitori delle varie città, coi loro eserciti, per condurre una guerra proprio contro Turno e Mezenzio, ma affiderebbe volentieri il comando delle operazioni a Enea. Il capo troiano accetta e si dirige immediatamente verso "le spiagge del re etrusco"; Tarconte lo riceve nel proprio "campo" federale che si trova presso il bosco del dio Silvano. In quei pressi Venere consegna a Enea armi divine e soprattutto uno [[Scudo di Enea|scudo]] opera di Vulcano, su cui sono rappresentate scene della futura storia di Roma, dalla nascita di [[Romolo e Remo]] al trionfo di Augusto dopo la vittoria di Azio.
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==== Libro IX ====
[[File:Vergilius Vaticanus f71r - Les Vaisseaux changés en nymphes.jpg|thumb|Miniatura con l'episodio delle navi troiane trasformate in ninfe.]]
Mentre Enea si trova in Etruria, presso Tarconte, la dea Iride va ad avvisare Turno che "Enea è giunto fino alla lontana città di Corito (Tarquinia) e sta assumendo il comando della banda degli agresti Etruschi confederati" (IX,9). Turno allora, approfittando dell'assenza di Enea, sferra un assalto contro l'accampamento troiano, ma i Troiani riescono a resistere. Turno vuole bruciare le loro navi, ma grande è il suo stupore quando vede emergere, nel posto dove esse si trovavano, una moltitudine di [[Nereidi|Ninfe]]. Capisce allora che non è il momento di attaccare i Troiani, perché significherebbe inimicarsi gli dei. Dà quindi ordine di porre assedio al campo troiano a quattordici giovani condottieri del suo esercito (ciascuno dei quali è alla testa di un contingente composto da altri cento giovani) e agli uomini di Messapo.
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==== Libro X ====
[[File:Stories From Virgil, with Twenty Illustrations from Pinelli's Designs - Aeneas and the body of Lausus.jpg|thumb|''[[Enea col cadavere di Lauso]]'', incisione di [[Bartolomeo Pinelli]].]]
Nel frattempo sull'[[Olimpo (mitologia)|Olimpo]] è in atto un duro scontro tra gli dei: Giove è irritato per lo scoppio della guerra, Giunone addossa la colpa ai Troiani e Venere implora Giove di non abbandonarli proprio mentre sono circondati da forze molto più numerose delle loro.
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==== Libro XI ====
[[File:Wenceslas Hollar - King Latinus in council (State 2).jpg|thumb|''Il concilio di Latino'', incisione di [[Wenceslaus Hollar]].]]
Dopo le celebrazioni per la vittoria su Mezenzio, Enea riporta il corpo di Pallante nella sua città per le esequie, e il padre Evandro chiede che sia vendicato. Enea cerca, intanto, accordi anche con [[Arpi]] la grande città fondata da [[Diomede]] ai piedi del [[Gargano]]. Il re Latino chiede una tregua ai Troiani e si giunge ad un accordo in base al quale vengono decisi dodici giorni di sospensione delle ostilità, per consentire lo svolgimento dei riti funebri di tutti i caduti. Enea, che rispetta Latino memore del fatto che gli avesse offerto la mano della figlia, propone di porre fine alla guerra e di risolvere la questione con un duello tra lui e Turno. Il rutulo rifiuta però la proposta, e dunque il conflitto riprende. Tarconte assale il giovane tiburtino [[Venulo]] che viene ucciso dopo aver cercato disperatamente di resistere; in aiuto delle forze latine interviene la cavalleria dei [[Volsci]] guidata dalla guerriera [[Camilla (Eneide)|Camilla]]. Nel corso dei combattimenti il giovane etrusco [[Arunte (Eneide)|Arunte]] insidia la vergine che compie stragi, e, dopo averla vista inseguire il troiano Cloreo che attirava l'attenzione per gli ornamenti d'oro, scaglia l'asta e la coglie in pieno petto; Camilla muore, dopo aver inviato la compagna Acca ad avvisare Turno. La dea [[Diana]] allora la vendica facendo uccidere Arunte dalla ninfa Opi. L'esercito italico è costretto a ritirarsi lasciando Enea padrone del campo.
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==== Libro XII ====
[[File:Aeneas and Turnus.jpg|thumb|''Il duello di Enea e Turno'', olio su tela di [[Luca Giordano]] (1688; Firenze, [[Palazzo Corsini al Parione]]).]]