Economia della Repubblica Democratica Tedesca: differenze tra le versioni
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===Anni Cinquanta===
[[File:Bundesarchiv_Bild_183-09117-0006,_Grundsteinlegung_im_Hüttenkombinat_Ost.jpg|miniatura|Posa della prima pietra dell'Eisenhüttenkombinat Ost, all'inizio del primo piano quinquennale nel giorno di Capodanno del 1951.]]
Nel 1950 la quota delle imprese socialiste sul reddito nazionale era del 36,8%, quella privata del 43,2%.<ref name=":14" />
Nel maggio 1950, il governo sovietico dimezzò le richieste di riparazioni imposte alla DDR e, a partire dal 1954, ne sospese completamente la riscossione.<ref name=":14" /> Inoltre, l’Unione Sovietica restituì alla Germania Est le imprese precedentemente cedute a titolo di riparazione e ridusse le spese relative alla presenza delle truppe sovietiche sul territorio della RDT, fissandole a un massimo del 5% delle entrate del bilancio statale.<ref name=":14" /> In seguito, l’URSS rinunciò del tutto a tali contributi.<ref name=":14" />
Nel luglio 1950, il III Congresso del [[Partito Socialista Unificato di Germania]] (''Sozialistische Einheitspartei Deutschlands,'' SED) enfatizzò il progresso industriale, settore che impiegava il 40% della forza lavoro.<ref name=":3">{{Cita|Burant 1988|p. 46}}.</ref> In seguito furono nazionalizzate le industrie private e trasformate in "Imprese del Popolo" (''[[Volkseigene Betriebe]]'', VEB), che arrivarono a rappresentare il 75% della produzione industriale.<ref name=":3" /> Il primo piano quinquennale (''Fünfjahresplan'', 1951-1955) introdusse la pianificazione centralizzata, fissando alte quote di produzione per l'industria pesante e maggiori richieste di produttività dei lavoratori.<ref name=":3" />
Il 22 settembre 1950, la Repubblica Democratica Tedesca entrò a far parte del [[Consiglio di mutua assistenza economica]].<ref name=":3" />
Dal 9 al 12 luglio 1952 si tenne la seconda conferenza del SED e fu delineata la nuova politica economica della [[costruzione pianificata del socialismo]] (''Geplante Aufbau des Sozialismus''), finalizzata a rafforzare il settore statale dell’economia. Gli obiettivi successivi furono l’implementazione di una pianificazione socialista uniforme e l’applicazione sistematica di riforme economiche socialiste.
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Nel bilancio del 1953, presentato alla [[Volkskammer]], il tema dominante rimaneva lo sfruttamento economico da parte dell’Unione Sovietica. La legge di bilancio prevedeva una spesa totale di 34,688 miliardi di marchi, con un incremento del 10% rispetto ai 31,730 miliardi del 1952. Gran parte di queste risorse era destinata al rafforzamento dell’economia e della difesa. Nel 1954 l'Unione Sovietica diede maggiore sovranità alla RDT: i costi di riparazione furono pagati interamente e le SAG furono cedute al governo tedesco orientale.<ref name=":3" />
Nel febbraio 1956, durante il [[XX Congresso del Partito Comunista dell'Unione Sovietica]], il [[Segretario generale del PCUS|segretario generale]] [[Nikita Chruščëv]] denunciò lo [[stalinismo]]. Questo clima di apertura portò una parte dell’[[intelligencija]] accademica, insieme ad alcuni membri della leadership del SED, a chiedere riforme.<ref name=":4">{{Cita|Burant 1988|p. 47}}.</ref> Il filosofo marxista [[Wolfgang Harich]] pubblicò un programma che proponeva cambiamenti radicali al sistema della RDT. Tuttavia, verso la fine del 1956, Harich e i suoi collaboratori furono espulsi dal SED e imprigionati.<ref name=":4" />[[File:Bundesarchiv Bild 183-62752-0001, Plaste.jpg|sinistra|miniatura|Produzione di plastica, in termini pro-capite, dei paesi industrializzati al 1957 e la previsione per la DDR al 1965.]]Nel marzo 1956, la III Conferenza del SED approvò il secondo piano quinquennale (1956–1960), caratterizzato dallo slogan "modernizzazione, meccanizzazione e automazione", con l'obiettivo di promuovere il progresso tecnologico.<ref name=":14" /><ref name=":4" /> La Conferenza propose l’estensione dei rapporti di produzione socialisti a tutti i settori dell’economia nazionale. Stabilì che tali trasformazioni potevano avvenire mediante la partecipazione dello Stato nelle imprese private capitalistiche e la creazione di cooperative di produzione artigianale. La trasformazione socialista dell’agricoltura veniva indicata come l’anello centrale di questo processo.<ref name=":14" />
Al plenum del SED del luglio 1956, fu confermata la leadership di [[Walter Ulbricht]].
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Nel 1970, l'85,6% del reddito nazionale era dato dalle imprese socialiste, l'8,7% dalle aziende statali e il 5,7% da quelle private.<ref name=":14" />
Nei primi anni Settanta fu avviata una pianificazione a lungo termine, con linee guida di durata compresa tra i 15 e i 20 anni, pensate per garantire coerenza tra i diversi piani quinquennali.<ref name="
Nel giugno 1971, le relazioni economiche e commerciali della RDT si estendevano a oltre 100 Paesi, tra cui molti paesi in via di sviluppo.<ref name=":14" /> I principali partner commerciali restavano i Paesi socialisti, in particolare l’Unione Sovietica.<ref name=":14" /> La RDT dipendeva in larga misura dalle importazioni per coprire il proprio fabbisogno di materie prime: il 90% del petrolio e del minerale di ferro, il 40% dell’acciaio laminato, il 70% dello zinco, il 60% dell’alluminio primario e del piombo, il 40% del legname e l’85% del cotone.<ref name=":14" />[[File:KaffeeMix.jpg|sinistra|miniatura|197x197px|La miscela tedesca orientale ''Kaffee Mix'' costituita al 51% da caffè, prodotto a causa delle carenze]]
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[[File:Bundesarchiv Bild 183-1987-0213-002, Trostadt, Poltern von Bruchholz.jpg|thumb|[[Suhl]], 1987: Cooperativa di boscaioli raccoglie la legna dalle foreste della [[Turingia]]. ]]Il crescente debito estero della RDT divenne fonte di instabilità. Dopo la bancarotta della [[Repubblica Popolare di Polonia|Polonia]], i paesi occidentali imposero un boicottaggio finanziario ai membri del blocco orientale, inclusa la Germania Est.<ref name="B35">{{Cita|Berghoff e Balbier|p. 35}}.</ref> Anche la vendita di petrolio grezzo sovietico, una delle principali fonti di valuta forte, divenne meno redditizia a causa dei mutamenti del mercato globale.<ref name="B35" /> La carenza di investimenti nella ricerca e nella produzione di beni di consumo rese i prodotti della RDT meno competitivi sui mercati occidentali, aumentando la dipendenza economica dall'Unione Sovietica.<ref name="B35" />
Nel 1989, il rapporto debito/PIL raggiunse il 20%, un livello ancora gestibile ma sostenuto solo grazie alla capacità della RDT di esportare beni in occidente e ottenere valuta forte per ripagare i debiti.<ref>{{Cita|Berghoff e Balbier|pp. 37-38}}.</ref> Nell'ottobre dello stesso anno, un documento del Politbüro (lo ''Schürer-Papier'') stimava che, per mantenere la stabilità del debito, il surplus delle esportazioni avrebbe dovuto passare da 2 miliardi di marchi nel 1990 a oltre 11 miliardi nel 1995, obiettivo ritenuto difficilmente raggiungibile senza sforzi straordinari, soprattutto in un contesto politico ormai instabile.[[File:Cheque east germany.jpg|thumb|Assegno della RDT emesso nel 1988.|sinistra]]Gran parte del debito era stato accumulato nel tentativo di affrontare i problemi economici importando componenti, tecnologie e materie prime, e al contempo mantenere gli standard di vita tramite l’importazione di beni di consumo. Nonostante ciò, la RDT restava competitiva a livello internazionale in settori come l’ingegneria meccanica e le tecnologie di stampa.
Un altro fattore rilevante fu la perdita di una fonte stabile di valuta forte derivante dalla rivendita all'estero del petrolio sovietico, che fino al 1981 era fornito a prezzi inferiori rispetto al mercato mondiale. La fine di questo vantaggio compromise ulteriormente le entrate in valuta pregiata, contribuendo a un rallentamento evidente nel miglioramento delle condizioni di vita.
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=== Pianificazione a breve termine ===
I piani a breve termine, della durata di un anno, erano considerati i più
A partire dal piano del 1981, fu introdotto anche un nuovo parametro: il rapporto tra l’uso delle materie prime e il valore e la quantità della produzione. L’intento era promuovere un impiego più efficiente delle risorse, sempre più scarse.<ref name=":19" />
=== Piani quinquennali ===
I piani quinquennali
Nonostante il carattere meno specifico, il piano quinquennale era sufficientemente articolato da fornire un quadro di riferimento per i piani annuali, contribuendo a garantire la continuità e la coerenza della pianificazione economica nel medio periodo.<ref name=":19" />
=== Metodi di pianificazione ===
Nella fase iniziale della pianificazione, gli obiettivi stabiliti a livello centrale venivano suddivisi e assegnati alle unità subordinate competenti. Dopo discussioni interne e negoziazioni tra fornitori e acquirenti a ogni livello, i vari elementi del piano venivano ricomposti in bozze complessive.<ref name=":19" /> Una volta approvato l’intero pacchetto dalla Commissione di pianificazione statale e dal Consiglio dei ministri, il piano definitivo veniva nuovamente suddiviso tra i ministeri, che a loro volta ripartivano le responsabilità operative alle unità produttive.<ref name=":19" />
Il piano di produzione era
Un altro
Il sistema funzionava
== Settore privato ==
Nell'economia della RDT, il settore privato
Nel 1985, per la prima volta dopo anni, si registrò un lieve aumento nel numero dei lavoratori autonomi: secondo le statistiche ufficiali, erano attivi circa 176 800 imprenditori privati, con un incremento di 500 unità rispetto al 1984.<ref name=":20" /> Alcune attività private rivestivano un ruolo sufficientemente rilevante da essere incoraggiate dallo stesso SED, in particolare per sostenere lo sviluppo dei servizi al consumo.<ref name=":20" />
Anche alcuni professionisti, come artisti commerciali e medici, svolgevano attività private nel tempo libero, soggetti però a tassazioni specifiche e a regolamentazioni aggiuntive. Tuttavia, il loro impatto complessivo sull'economia rimaneva marginale.<ref name=":20" />
▲Assieme ai lavoratori autonomi impiegati a tempo pieno, vi erano altri cittadini ingaggiati nelle attività private in società pubbliche ed l'esempio più noto e significativo era quello delle famiglie nelle [[Collettivizzazione|collettività agricole]] dove coltivavano anche appezzamenti privati (che potevano essere grandi 5 000 m²). Il loro contributo era significativo: secondo le fonti ufficiali, nel 1985 le fattorie private possedevano circa l'8,2% dei maiali, il 14,7% delle pecore, il 32.8% dei cavalli e il 30% delle galline nel paese. I professionisti come gli artisti commerciali e i dottori lavoravano anche in privato nel loro tempo libero, divenendo soggetti a tasse separate e altre regolamentazioni. Il loro impatto sull'economia era tuttavia ininfluente.<ref name="countrystudy88"/>
== Economia informale ==
Molto più difficile da valutare, a causa della sua natura informale e non pubblica, era l'importanza di quella parte del settore privato nota come la "seconda economia". Il termine usato include tutte le attività economiche che avvenivano di nascosto dietro il controllo e la sorveglianza dello stato, data la loro informalità e illegalità. Questo fenomeno ha ricevuto l'attenzione degli economisti occidentali, molti dei quali sono convinti che abbia una certa importanza nelle economie pianificate. Nella metà degli anni Ottanta, tuttavia, era difficile ottenere delle prove e molto spesso queste tendevano ad essere per la maggior parte degli aneddoti.<ref name="countrystudy88">{{Cita libro|autore=Stephen R. Burant|titolo=East Germany: a country study|url=https://archive.org/details/eastgermanycount00bura_0|data=1988|pp=115-158}}</ref>
Queste irregolarità non apparivano come un maggior problema economico, tuttavia, la stampa tedesca orientale riportava casi di attività all'interno di una "seconda economia" illegale che coinvolgevano "crimini contro la proprietà socialista" e altre attività che erano "in conflitto e contraddizione con gli interessi e le richieste della società", come un articolo descriveva la situazione.<ref name="countrystudy88"/>
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