Giotto: differenze tra le versioni

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Nel [[1328]], dopo aver terminato il [[Polittico Baroncelli]], venne chiamato dal re [[Roberto d'Angiò]] a [[Napoli]] e vi rimase fino al [[1333]], insieme alla nutrita bottega. Il Re lo nominò "famigliare" e "primo pittore di corte e nostro fedele" (20 gennaio [[1330]]<ref>{{la}} [http://digi.ub.uni-heidelberg.de/diglit/schulz1860bd4/0169?sid=5e809fae477e57c7a04a5fbe1cf58d4f Documento Angioino n° CDVI]. Ospitato su ''digi.ub.uni-heidelberg.de''.</ref>), a testimoniare l'enorme considerazione che Giotto aveva ormai raggiunto. Gli assegnò anche uno stipendio annuo.
 
La sua opera è molto ben documentata (ne rimane il contratto, utilissimo per conoscere come era strutturato il lavoro nella sua bottega), ma a Napoli rimane oggi molto poco dei suoi lavori: un frammento di affresco raffigurante la ''Lamentazione sul Cristo Morto'' in [[Basilica di Santa Chiara (Napoli)|Santa Chiara]] e le figure di ''Uomini Illustri'' dipinte negli strombi delle finestre della Cappella di Santa Barbara in [[Castel Nuovo (Napoli)|Castelnuovo]] (purtroppo andati distrutti nel [[XVII secolo]], durante i rimaneggiamenti [[Barocco|barocchi]] della cappella avvenuti per volontà [[Vicereame di Napoli|Vicereale]], e solo frammentariamente tornati alla luce dopo l'eliminazione delle superfetazioni barocche), che per disomogeneità stilistiche sono attribuibili ai suoi allievi. Sempre a [[Maschio Angioino|Castelnuovo]], nella [[Sala dei Baroni|Sala Major]] Roberto commissionò affreschi su tutte le pareti della sala del trono, che ritraessero sempre ''Uomini Illustri'' , questa volta legati agli eroi dell'antichità e dell'alto medioevo ([[Alessandro Magno|(Alessandro Magno]], [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]], [[Carlo Magno]]) e le loro rispettive compagne, tema molto caro alle dinastie di origini francesi.
 
Molti di questi divennero affermati maestri a loro volta diffondendo e rinnovando il suo stile nei decenni successivi ([[Parente di Giotto]], [[Maso di Banco]], [[Taddeo Gaddi]], [[Bernardo Daddi]]).