Carlo III di Spagna: differenze tra le versioni

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|nome = Carlo III di Spagna
|immagine = Carlos III con el hábito de su Orden (Palacio Real de Madrid).jpg
|legenda = ''Carlos III con el hábito de [[Ordine di Carlo III|su Orden]]'' di [[Mariano Salvador Maella]], [[1783]] - [[1784]], [[Palazzo reale di Madrid]]
|titolo = [[Sovrani di Spagna#Borbone (Prima Reggenza, 1700-1808)|Re di Spagna e delle Indie]]
|sottotitolo =
|stemma = Royal Greater Coat of Arms of Spain (1761-1868 and 1874-1931) Version with Golden Fleece and Order of Charles III Collars.svg
|inizio regno = 10 agosto [[1759]]
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|predecessore = [[Ferdinando VI di Spagna|Ferdinando VI]]
|successore = [[Carlo IV di Spagna|Carlo IV]]
|titolo1 = [[DucaRe di Parma e PiacenzaNapoli]]
|sottotitolo1 = come '''Carlo I(VII) (VIII)'''
|inizio regno1 = 2915 dicembremaggio [[17311734]]
|fine regno1 = 310 ottobreagosto [[17351759]]
|predecessore1 = [[AntonioCarlo FarneseVI d'Asburgo|AntonioCarlo VI (VII)]]
|successore1 = [[CarloFerdinando VII d'Asburgodelle Due Sicilie|Ferdinando IV]]
|titolo2 = [[Sovrani di Sicilia|Re di NapoliSicilia]]
|sottotitolo2 = come '''Carlo VIIIII (V)'''
|inizio regno2 = 3 luglio [[1735]]
|fine regno2 = 10 agosto [[1759]]
|predecessore2 = [[Carlo VI d'Asburgo|Carlo VIIII (VIIIV)]]
|successore2 = [[Ferdinando I delle Due Sicilie|Ferdinando IVIII]]
|titolo3 = [[SovraniDuca di Sicilia|ReParma die SiciliaPiacenza]]
|sottotitolo3 = come '''Carlo IIII'''
|inizio regno3 = 329 lugliodicembre [[17351731]]
|fine regno3 = 103 agostoottobre [[17591735]]
|predecessore3 = [[CarloAntonio VI d'AsburgoFarnese|Carlo III (IV)Antonio]]
|successore3 = [[FerdinandoCarlo IVI delle Due Sicilie|Ferdinando IIId'Asburgo]]
|altrititoli = [[Infante|Infante di Spagna]] <small>([[1716]]-[[1759]])</small><br />[[Gran principe di Toscana]] <small>([[1732]]-[[1735]])</small>
|nome completo = in [[lingua spagnola|spagnolo]]: ''Carlos Sebastián de Borbón y Farnesio''
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|luogo di morte = [[Madrid]]
|luogo di sepoltura = [[Cripta Reale del Monastero dell'Escorial]]
|casa reale = [[Borbone di Spagna]]<br />[[Borbone delledi Due SicilieNapoli]] <small>(capostipite)</small>
|padre = [[Filippo V di Spagna]]
|madre = [[Elisabetta Farnese]]
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|Nazionalità =
|Categorie = no
|FineIncipit = è stato [[duca di Parma e Piacenza]] con il nome di '''Carlo I''' dal [[1731]] al [[1735]], [[Re di Sicilia|ReNapoli]] dellesenza Dueutilizzare Sicilie]]numerazioni<ref (Rexgroup=N>Secondo utriusquel'investitura Siciliae)papale, daldoveva esser chiamato '''Carlo VII''' come [[1735]]re aldi [[1759Napoli]], (Unionema personalenon travolle ilmai Regnousare ditale Siciliaordinale, (Regnofirmandosi disemplicemente SiciliaCarlo.</ref> insulare)dal e1734 ilal Regno1759, [[re di NapoliSicilia]] (Regnocon il nome di Sicilia'''Carlo peninsulare),III''' duedal regni1735 autonomial 1759, e dal [[1759]] fino alla morte [[re di Spagna]] con il nome di '''Carlo III'''
}}
{{Casa dei Borboni (Spagna)}}
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Il 2 agosto 1718, attraverso il [[trattato di Londra (1718)|trattato di Londra]], anche il [[Sacro Romano Impero]] aderì alla coalizione contro la Spagna, che prese quindi il nome di Quadruplice Alleanza. Come condizione di pace le quattro potenze imposero a Filippo V di aderire al trattato di [[Londra]], che prevedeva la sua rinuncia a ogni pretesa sugli stati italiani; ma il sovrano spagnolo rifiutò, dando così inizio alla [[guerra della Quadruplice Alleanza]]. Il conflitto si concluse con una nuova sconfitta spagnola, e a pagarne le conseguenze politiche fu soprattutto l'Alberoni, che fu esautorato ed espulso dalla Spagna. Infine, con la [[trattato dell'Aia (1720)|pace dell'Aia]] del 1720, Filippo V fu costretto ad accettare le disposizioni del trattato di Londra.
 
Per quanto riguardava i diritti dinastici di don Carlo sul Granducato di Toscana e sul Ducato di Parma e Piacenza, il trattato stabiliva che, in caso di estinzione delle linee maschili dei Medici e dei Farnese, poiché sia Elisabetta Farnese sia l'imperatore [[Carlo VI d'Asburgo]] li rivendicavano, questi sarebbero stati considerati feudi maschili del Sacro Romano Impero, ma nel caso in cui anche la linea maschile della [[Casa d'Asburgo|casa imperiale]] si fosse estinta, la successione sarebbe spettata al primogenito della regina di Spagna in qualità di feudatario dell'imperatore, che s'si impegnava a concedergli l'investitura.<ref name=Londra5>Articolo 5 del trattato di Londra ({{cita|Raccolta di trattati della Spagna|pp. 176-177}}). Traduzione in italiano in {{cita|Becattini|pp. 9-12}}.</ref>
 
[[File:Carlos III, niño.jpg|thumb|upright|left|Don Carlo all'età di undici anni, [[Jean Ranc]], 1727, [[Museo del Prado]], Madrid]]
Dopo la guerra, la Spagna si avvicinò alla Francia attraverso tre fidanzamenti: al re francese [[Luigi XV di Francia|Luigi XV]], di undici anni, fu promessa l'infanta [[Marianna Vittoria di Borbone-Spagna|Marianna Vittoria]], sua cugina, di tre anni; il [[principe delle Asturie]] Luigi, erede al trono spagnolo, e l'infante don Carlo, erede ai ducati italiani, avrebbero invece sposato due figlie del [[reggenza|reggente]] [[Filippo II di Borbone-Orléans|Filippo II d'Orléans]], rispettivamente [[Luisa Elisabetta di Borbone-Orléans|Luisa Elisabetta]] e [[Filippa Elisabetta di Borbone-Orléans|Filippa Elisabetta]]. Il principe Luigi sposò infatti Luisa Elisabetta nel 1722, e due anni dopo Filippo V [[abdicazione|abdicò]] in suo favore, ma dopo appena sette mesi di regno il nuovo re di Spagna morì di [[vaiolo]], costringendo suo padre a riprendere la corona. Elisabetta Farnese, tornata a essere la regina consorte, divenne in questo periodo ancor più influente perché suo marito, oppresso da una forte [[disturbo depressivo|depressione]], la lasciò di fatto padrona della corte spagnola.<ref>{{cita|Schipa|p. 82}}: «Elisabetta ritornò sul trono, più potente che mai, perché più che mai padrona del marito, alla morte del figliastro, stato re sette mesi».</ref>
 
Nel 1725 i francesi ruppero il fidanzamento di Luigi XV con l'infanta Marianna Vittoria, e per rappresaglia gli spagnoli sciolsero anche quello tra don Carlo e Filippa Elisabetta, che fu rimandata in Francia insieme alla regina vedova sua sorella.<ref>{{cita|Acton|p. 31}}.</ref>
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Alla morte del duca [[Antonio Farnese]], avvenuta il 20 gennaio 1731, il [[Wirich Philipp von Daun|conte Daun]], governatore austriaco di [[Milano]], ordinò l'occupazione del ducato farnesiano in nome di don Carlo, feudatario dell'imperatore in virtù del trattato di Londra.<ref name=Londra5/> Tuttavia il defunto duca di Parma nel suo testamento aveva nominato come erede il «ventre pregnante» della moglie [[Enrichetta d'Este]], da lui a torto creduta incinta, e istituito un [[consiglio di reggenza]], che protestò per l'occupazione del ducato, perché, se la duchessa vedova avesse partorito un maschio, questo avrebbe scavalcato il primogenito di Elisabetta Farnese nella linea di successione al trono ducale. Esaminata da un gruppo di medici e levatrici, Enrichetta fu dichiarata incinta di sette mesi, ma molti, tra cui la regina di Spagna, consideravano il suo stato interessante una messinscena.<ref>{{cita|Botta|pp. 104-105}}; {{cita|Drei|pp. 287-288}}.</ref>
 
Il [[Papapapa Clemente XII]] cercò a sua volta di farfare valere gli antichi diritti feudali della [[Santa Sede]] sul ducato, e a questo scopo ne ordinò l'occupazione al suo esercito, che fu però preceduto da quello imperiale. Il pontefice scrisse allora lettere di protesta alle maggiori corti cattoliche d'Europa per far valere le sue ragioni, e inviò a Parma il monsignor [[Giacomo Oddi]] in qualità di commissario apostolico, per rivendicare il ducato qualora la gravidanza della duchessa vedova si fosse rivelata inesistente. Poiché la corte imperiale rimase insensibile alle proteste di Roma, il papa richiamò da Vienna il cardinale [[Girolamo Grimaldi (1674-1733)|Grimaldi]], suo [[Nunziatura apostolica in Austria|nunzio apostolico in Austria]].<ref>{{cita|Botta|pp. 105-106}}.</ref>
 
Il 22 luglio la Spagna aderì al [[trattato di Vienna (1731)|secondo trattato di Vienna]], colcon il quale ottenne dall'imperatore l'assenso per l'arrivo dell'infante in Italia, e in cambio riconobbe la [[Prammatica Sanzione (1713)|Prammatica Sanzione del 1713]], documento che avrebbe permesso all'arciduchessa Maria Teresa di succedere al padre sul [[monarchia asburgica|trono asburgico]].<ref group=N>La Prammatica Sanzione doveva esser riconosciuta da tutte le potenze europee per avere efficacia. Per questo motivo la politica estera di Carlo VI, deciso ad assicurare un futuro alla sua dinastia, fu finalizzata a ottenere l'approvazione internazionale del documento ({{cita|Doyle|p. 447}}).</ref> Il 20 ottobre, a [[Siviglia]], dopo una solenne cerimonia in cui suo padre Filippo V gli regalò una preziosa spada appartenuta a [[Luigi XIV di Francia|Luigi XIV]],<ref group=N>Luigi XIV l'aveva donata a suo nipote Filippo prima d'inviarlo alla conquista della Spagna. Carlo la tramandò poi a suo figlio [[Ferdinando I delle Due Sicilie|Ferdinando IV]] durante la cerimonia in cui lo nominò suo successore come re di Napoli il 6 ottobre 1759. Ferdinando la donò a sua volta all'ammiraglio britannico [[Horatio Nelson]] nel 1799, come ringraziamento per la riconquista del regno ({{cita|Acton|pp. 116 e 460}}).</ref> don Carlo partì finalmente alla volta dell'Italia. Viaggiò via terra fino ad [[Antibes]] sulla costa francese, di qui s'imbarcò per la [[Toscana]], e arrivò a [[Livorno]] il 27 dicembre 1731.
 
Una volta verificata l'inesistenza della gravidanza di Enrichetta d'Este, il commissario apostolico Oddi prese possesso del ducato in nome della Santa Sede, mentre il plenipotenziario imperiale in Italia, il conte [[Carlo Borromeo Arese]], fece lo stesso in nome di don Carlo. Infine prevalsero le ragioni imperiali e spagnole, cosicché il 29 dicembre la reggenza di Parma in nome dell'infante fu affidata a [[Dorotea Sofia di Neuburg]], sua nonna materna e contutrice (l'altro contutore era il granduca di Toscana [[Gian Gastone de' Medici]]), nelle cui mani giurarono i rappresentanti di Parma e Piacenza, e i deputati delle comunità di [[Cortemaggiore]], [[Fiorenzuola]], [[Borgo Val di Taro]], [[Bardi (Italia)|Bardi]], [[Compiano]], [[Castell'Arquato]], [[Castel San Giovanni]] e della [[Val Nure]]. L'Oddi fece stampare a [[Bologna]] una protesta contro il giuramento, mentre il vescovo Marazzani fu inviato dalla reggente Dorotea per fare in modo che, in cambio dell'investitura papale, l'infante riconoscesse i diritti feudali della Chiesa e pagasse un tributo annuo a Roma; ma tali trattative non ebbero esito.<ref>{{cita|Botta|pp. 106-108}}.</ref>
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In compenso studiava [[pittura]] e [[incisione]] e praticava diverse attività fisiche, [[pesca (attività)|pesca]] e [[caccia]] soprattutto.<ref>{{cita|Gleijeses|p. 48}}.</ref> Sir Horace Mann, diplomatico britannico a Firenze, racconta che la sua passione per la caccia era tale che a Palazzo Pitti «si divertiva a tirare con arco e frecce gli arazzi che pendevano dalle pareti delle sue stanze, ed era diventato talmente abile in ciò, che era raro che non colpisse l'occhio a cui mirava».<ref>{{cita|Acton|pp. 17-18}}.</ref> Molto religioso e particolarmente rispettoso dell'autorità materna, don Carlo aveva però un carattere allegro ed esuberante. Il suo aspetto era caratterizzato da un naso molto pronunciato:<ref group=N>Questa caratteristica lo accomuna a suo figlio Ferdinando IV di Napoli, soprannominato "Re Nasone" dai suoi sudditi.</ref> era descritto infatti come «un ragazzo bruno, magro in viso, con tanto di naso, e sgraziato quanto mai».<ref>{{cita|Schipa|p. 74}}.</ref>
 
Il 24 giugno, festa del patrono di Firenze, Sansan [[Giovanni Battista]], Gian Gastone lo nominò ''gran principe ereditario di Toscana'', permettendogli di ricevere l'omaggio del Senato fiorentino, che secondo la tradizione prestava giuramento di fedeltà nelle mani dell'erede al trono granducale. Carlo VI reagì adirato alla nomina, obiettando di non avergli ancora concesso l'investitura imperiale, ma incurante delle proteste austriache i genitori lo inviarono a prender possesso anche del ducato farnesiano. Il nuovo duca entrò a Parma nell'ottobre 1732, accolto da grandi festeggiamenti. Sul [[frontone]] del [[Palazzo del Giardino (Parma)|Palazzo ducale]] fu scritto ''Parma resurget'' (Parma risorgerà), e al [[Teatro Farnese]] fu rappresentato il [[dramma]] ''La venuta di Ascanio in Italia'', composto per l'occasione da [[Carlo Innocenzo Frugoni]].<ref>{{cita|Acton|pp. 18-19}}.</ref>
 
Nel 1733 la decisione di don Carlo di rinnovare le antiche pretese farnesiane sui territori laziali di [[Castro (Lazio)|Castro]] e [[Ronciglione]], tolti ai Farnese e annessi allo [[Stato Pontificio]] da [[papa Innocenzo X]] nel 1649,<ref>Per approfondire, vedi la voce [[Ducato di Castro]].</ref> provocò nuove tensioni con la [[Santa Sede]].<ref>{{cita|Muratori|p. 6}}.</ref>
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Nel 1733, la morte di [[Augusto II di Polonia]] scatenò una crisi successoria che ruppe il già precario equilibrio europeo, e la [[Guerra di successione polacca|guerra che ne derivò]] vedeva sul fronte italiano [[Francia nell'età moderna|Francia]] e [[illuminismo in Spagna|Spagna]], alleatesi con il primo [[patto di famiglia]] borbonico, fronteggiare l'[[arciducato d'Austria|Austria]] con l'appoggio dei [[Casa Savoia|Savoia]].
 
Agli spagnoli fu affidato un ruolo marginale nell'Italia settentrionale, ma il principale obiettivo di [[Elisabetta Farnese]] era conquistare per il figlio i territori più estesi tra quelli che il [[trattato di Utrecht]] aveva tolto alla Spagna: il [[regno di Napoli]] e il [[regno di Sicilia]]. Questi territori appartenevano ormai tutti all'Austria, da quando, nel 1720, colcon il [[trattato dell'Aia (1720)|trattato dell'Aia]], l'imperatore [[Carlo VI d'Asburgo]], già sovrano di [[Napoli]], aveva ottenuto la [[isola di Sicilia|Sicilia]] dai Savoia, cedendo loro la [[regno di Sardegna (1324-1720)|Sardegna]].
 
La guerra forniva alla Farnese l'occasione di conquistare i due regni del Meridione d'Italia per il figlio, cosicché negli anni 1734-1735 la Spagna intraprese una vittoriosa campagna militare sottraendo i due regni agli austriaci. Il comando dell'esercito spagnolo, nominalmente in mano a Carlo, era nei fatti esercitato da [[José Carrillo de Albornoz, duca di Montemar|José Carrillo de Albornoz, conte di Montemar]],. cheCarlo ilfu 25proclamato maggiore 1734(''rex conseguìNeapolis'') lail [[battaglia17 dimaggio Bitonto|vittoria decisiva a Bitonto]] ed entrò a Napoli1734.<ref>"Giunse in questa capitale dalla Spagna atto di solenne e formale rinuncia che faceva il Re Filippo V delle due Sicilie in favore dell'Infante D. Carlo Borbone, suo figlio, e cominciò questi a regnarvi colcon il nome di Carlo III, e vi cessò in questa guisa il governo austriaco o dell'Imperator Carlo VI (15 Maggio)", cfr.(Antonino Parisi, ''Cronologia compendiata delle Due Sicilie dai tempi antichi, Antonino Parisi'', 1842, pagp. 200.</ref> Montemar ottenne una vittoria decisiva il 25 maggio 1734 nella [[battaglia di Bitonto]].
 
L'anno successivo occupògli Spagnoli occuparono il [[regno di Sicilia]]. CarloDopo fuaver quindieffettuato incoronatoun ''rexviaggio utriusquevia Siciliae''terra, cometoccando Carlovarie III,regioni il 3 luglio [[1735]] nella [[Cattedrale di Palermo]](Campania, Puglia, dove il sovrano giuròBasilicata, sui [[Vangeli]], il rispetto e l'osservanza della Costituzione, dei Capitoli del Regno di Sicilia e dei [[privilegi]] e delle [[consuetudini]] della città di Palermo; a loro volta i nobili e gli ecclesiastici siciliani gli giurarono fedeltà, manifestando il loro consenso; questa è la titolatura ufficiale usata in ogni suo decreto e priva di numerazioniCalabria)<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Francesco Caputo|anno=2015|titolo=Il viaggio di Re Carlo di Borbone da Napoli a Palermo nel 1735|rivista=https://www.montescaglioso.net/|url=https://www.montescaglioso.net/wp-content/uploads/2017/09/Il-viaggio-di-Re-Carlo-di-Borbone-da-Napoli-a-Palermo-nel-1735.pdf}}</ref> fino a [[Palmi]] e via mare da Palmi a [[Palermo]], il 3 luglio 1735 Carlo fu incoronato nella [[Cattedrale di Palermo]] ''rex utriusque Siciliae'' (come Carlo III).
 
In un primo momento, per non irritare l'imperatore Carlo VI, il [[papa Clemente XII]] si rifiutò di concedere l'investitura al nuovo sovrano.
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[[File:0712 - La Zisa Lapidi - Foto G. Dall'Orto.jpg|thumb|upright|Lapide all'interno del [[La Zisa|palazzo della Zisa]] a Palermo che reca il nome di Carlo III, re delle Due Sicilie (''Carolo III, utriusque Siciliae Rege''), 1757]]
 
Carlo fu definito aproclamato re di Napoli nella bolla d'investitura con il nome di Carlo VII,<ref>{{cita|Colletta|p. 102}}.</ref> ma questo nome non fu mai utilizzato dal sovrano, che preferì non apporre nessun numerale dopo il suo nome, per marcare una netta discontinuità tra il suo regno e quelli dei predecessori che regnarono da un trono straniero.<ref>{{cita libro|Francesco|Ceva Grimaldi|Della città di Napoli dal tempo della sua fondazione sino al presente|url=http://books.google.it/books?id=G9DOLMIjFb4C&pg=PA721|accesso=7 novembre 2008|1857|Stamperia e calcografia Vico Freddo Pignasecca 15|Napoli|p=721}} Si veda inoltre lo schema presente nella pagina.</ref> In Sicilia fu invece detto Carlo III. Sulla questione il contemporaneo [[Pietro Giannone]] scrisse:
 
{{Citazione|Egli è vero, che i Napolitani non si avanzarono a determinare il numero non sapendo se dovessero dirlo sesto, o settimo, o pure ottavo. Se non si voleva tener conto dell'Imperadore,<ref group=N>L'imperatore [[Carlo VI d'Asburgo|Carlo VI]] aveva ottenuto i due regni nel corso della [[guerra di successione spagnola]] togliendoli a [[Filippo V di Spagna|Filippo V]], padre di Carlo di Borbone, ed era quindi considerato un usurpatore.</ref> era d'uopo chiamarlo Carlo VI; ma se, come francese della famiglia [[Borbone]], si volesse fra la serie de' re di Napoli porre [[Carlo VIII di Francia|Carlo VIII]], re di Francia,<ref group=N>Carlo VIII di Francia, rivendicando l'eredità degli [[Angioini]], nel 1495 occupò per pochi mesi il Regno di Napoli, proclamandosi re con il nome di Carlo IV in opposizione ai sovrani della dinastia aragonese allora regnante. Il successivo re di Napoli di nome Carlo, il re di Spagna e imperatore [[Carlo V d'Asburgo]], fu chiamato anch'egli Carlo IV di Napoli, escludendo il re francese dalla numerazione.</ref> bisognava dirlo Carlo VII. Ma in ciò fortemente ripugnavano gli Spagnoli, che non volevan soffrire che di quel re francese si avesse conto; sicché, saviamente, non vi poser numero alcuno. [...] Ma i Siciliani, poiché essi non aveano l'imbroglio del re Carlo VIII, francamente omesso l'Imperadore, nelle loro monete, che pur mi furon mostrate a Venezia, determinarono il numero e dissero ''Carolus III, Siciliae rex''; poich'essi, che non erano stati sotto i re angioini,<ref group=N>La Sicilia si sottrasse al dominio angioino nel 1282 con i [[Vespri siciliani]], sicché i siciliani non contavano tra i loro re [[Carlo I d'Angiò|Carlo I]], [[Carlo II d'Angiò|Carlo II]] e [[Carlo III di Napoli]].</ref> non riconoscevano altri Carli re di Sicilia se non [[Carlo V d'Asburgo|Carlo V]] imperadore e [[Carlo II di Spagna|Carlo II]] re di Spagna.<ref name=Giannone>{{cita libro|Pietro|Giannone|wkautore=Pietro Giannone|Vita scritta da lui medesimo, capitolo nono|2003|Biblioteca Italiana|Università di Roma "La Sapienza"|cid=Giannone}}</ref>}}
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Per tutti questi motivi il nuovo sovrano preferì usare in ogni suo decreto una titolatura priva di numerazioni:
 
{{Citazione|lingua=la|Carlo per la Grazia di Dio Re di entrambe le Sicilie e di Gerusalemme, etc. Infante di Spagna, Duca di Parma, Piacenza, Castro, etc. Gran Principe Ereditario di Toscana, etc.||Carolus Dei Gratia Rex utriusque Siciliae, Hyerusalem,<ref group=N>''Rex Neapolis'' fino all'incoronazione del 3 luglio 1735 a Palermo.</ref> &c. Infans Hispaniarum, Dux Parmae, Placentiae, Castri, &c. ac Magnus Princeps Haereditarius Hetruriae, &c.<ref>Si veda questo {{cita testo|url=http://www.mcu.es/ccbae/en/consulta/resultados_navegacion.cmd?busq_autoridadesbib=BAA20060835350|titolo=elenco di decreti}} conservati negli archivi statali spagnoli. URL consultato il 18-4-2011.</ref>}}
 
=== Pace con l'Austria e matrimonio ===
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[[File:Carlo III.jpg|sinistra|miniatura|verticale|Monumento a Carlo III del 1859, opera dello scultore [[Saro Zagari]]<ref>{{Cita web|url = http://www.comune.messina.it/turismo/itinerari-turistici/statue/carlo-iii.aspx|titolo = Sito del comune di Messina|accesso=25 agosto 2015}}</ref>, in [[Felice Cavallotti|piazza Felice Cavallotti]] a [[Messina]]]]
 
I negoziati per la conclusione del conflitto portarono alla firma dei preliminari di pace del 3 ottobre 1735, le cui disposizioni furono poi confermate il 18 novembre 1738 dal terzo trattato di Vienna. La coalizione borbonico-sabauda vinse la guerra, ma il trono polacco fu occupato dal candidato austro-russo [[Augusto III di Polonia|Augusto III]], già [[principe elettore]] di [[Sassonia]], colcon il nome di Federico Augusto II.
 
Carlo di Borbone fu riconosciuto da tutte le potenze europee come legittimo sovrano dei due regni, e gli fu ceduto anche lo [[Stato dei Presidi|Stato dei Presìdi]], a condizione che questi stati rimanessero sempre separati dalla corona di Spagna. Intanto, con la corte a Napoli, mantenne nel regno di Sicilia la figura del [[viceré di Sicilia|viceré]] inviandovi nel 1737 [[Bartolomeo Corsini (diplomatico)|Bartolomeo Corsini]], ma anche quella del [[parlamento siciliano]].<ref>{{cita testo|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/bartolomeo-corsini_(Dizionario-Biografico)|titolo=Dizionario biografico Treccani}}</ref>
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A partire dal 1739 furono varati diversi progetti per il riordino del complesso legislativo napoletano, reso caotico dalla coesistenza di undici legislazioni: romana, longobarda, normanna, sveva, angioina, aragonese, spagnola, austriaca, feudale ed ecclesiastica.<ref>{{cita|Colletta|p. 57}}.</ref> Il più ambizioso era quello che prevedeva non solo la consolidazione e la raccolta delle prammatiche, ma la redazione di una vera e propria codificazione, il ''Codice Carolino'', a cui lavorò una giunta composta, tra gli altri, dai giuristi [[Michele Pasquale Cirillo]] (che ne fu il principale promotore e artefice) e [[Giuseppe Aurelio di Gennaro]] e dal principe di San Nicandro [[Domenico Cattaneo]]. L'opera rimase per lungo tempo incompiuta e fu pubblicata per intero solo nel 1789.
 
Un'altra importante riforma fu quella del sistema fiscale, attuata attraverso l'istituzione del [[catasto onciario]], colcon il real dispaccio del 4 ottobre 1740<ref>{{cita|del Pozzo|39}}.</ref> e la prammatica ''de forma censuali seu de capitatione aut de catastis'' del 17 marzo 1741. Il catasto, detto onciario perché i beni da tassare erano valutati in [[oncia (moneta)|once]], nelle intenzioni del re avrebbe dovuto rendere più equa la distribuzione del carico fiscale, facendo in modo «che i pesi sieno con eguaglianza ripartiti, che 'l povero non sia caricato più delle sue deboli forze ed il ricco paghi secondo i suoi averi».<ref>{{cita|Coniglio|p. 92}}.</ref> Tuttavia, la sua poca efficacia nell'alleviare il peso fiscale gravante sui ceti più umili e gli abusi della sua applicazione furono criticati dagli economisti [[Carlo Antonio Broggia]] (che per questo nel 1755 fu fatto confinare a [[Pantelleria]] dal segretario d'azienda [[Leopoldo de Gregorio, marchese di Squillace|Leopoldo de Gregorio]]), [[Antonio Genovesi]], [[Nicola Fortunato]] e [[Giuseppe Maria Galanti]].<ref>Per le critiche di Broggia, Genovesi e Galanti si veda {{cita libro|Domenico|Corniola|Rispetto all'Europa si recuperò il ritardo? Aspetti socio-economici del Regno di Napoli nel XVIII secolo|url=http://books.google.it/books?id=liJY4kKNYFMC&pg=PA29|accesso=23 maggio 2011|2004|Guida Editori|Napoli|pp=29 e ss|isbn=88-7188-881-2}}</ref>
 
Il Re si scontra con l'onnipotenza dei baroni; in questa direzione avviene il recupero degli “arrendamenti”, termine con il quale si intende un insieme di diritti pubblici come le dogane, le gabelle, i monopoli di produzione e di scambio, i diritti contributivi sulle merci immagazzinate; questa politica permette di diminuire il potere baronale e a restituire la capacità direttiva in campo economico<ref>{{Cita libro|titolo=Un regno che é stato grande, Gianni Oliva|pp=68}}</ref>
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Furono inoltre firmati patti di commercio e navigazione con la [[Svezia]] (30 giugno 1742)<ref>{{cita|del Pozzo|p. 44}}.</ref>, la [[Danimarca]] (6 maggio 1748)<ref>{{cita|del Pozzo|p. 56}}.</ref> e l'[[Province Unite|Olanda]] (27 agosto 1753)<ref>{{cita|del Pozzo|p. 63}}.</ref>, e confermati i vecchi con la [[Spagna]], la [[Francia]] e la [[Regno di Gran Bretagna|Gran Bretagna]].
 
Carlo fondò inoltre scuole per la produzione d'importanti manifatture artistiche: la Real Fabbrica degli [[Arazzo|Arazzi]] (1737) e il Real Laboratorio delle [[Pietre dure]] (1738), nei pressi della [[Chiesa di San Carlo alle Mortelle]], diretti da artisti fiorentini invitati a trasferirsi a Napoli dopo la morte di Gian Gastone de' Medici; la [[porcellana di Capodimonte|Real Fabbrica della Porcellana]] di [[Capodimonte (Napoli)|Capodimonte]] (1743), costruita dopo il matrimonio con Maria Amalia, in cui lavoravano operai provenienti dall'[[porcellana di Meissen|antica fabbrica]] di [[Meißen]], che l'elettore di Sassonia, suo suocero, inviò a Napoli;<ref group="N">Chiusa e trasferita nel [[palazzo del Buen Ritiro]] a Madrid dopo la partenza di Carlo per la Spagna nel 1759, fu rifondata nel 1771 da Ferdinando IV colcon il nome di Real Fabbrica Ferdinandea.</ref> e la Real Fabbrica di [[Maioliche]] di Caserta, attiva solo nel triennio 1753-56.
 
=== Politica estera ===
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=== Giudizio storiografico ===
[[File:Palazzo Reale di Napoli - Carlo III di Borbone.jpg|thumb|upright|Particolare della statua di Carlo di Borbone scolpita da [[Raffaele Beliazzi]], sesta delle otto statue dei re, commissionate da [[Umberto I]] nel 1888, che adornano la facciata del [[Palazzo Reale di Napoli]]]]
Come re delle Due Sicilie, Carlo di Borbone ha tradizionalmente goduto di un giudizio positivo da parte degli storici, diversamente dagli altri sovrani della dinastia dei [[Borbone delle Due Sicilie]] di cui fu capostipite, essendo stato&nbsp; – come spiega [[Benedetto Croce]] – «a gara esaltato dagli scrittori di entrambi i partiti politici che si son divisi nell'ultimo secolo l'Italia meridionale: dai borbonici, in omaggio al fondatore della dinastia, e dai [[liberalismo|liberali]], che, facendo loro pro degli encomi fatti al governo di re Carlo, si piacevano nel contrapporre il primo Borbone di Sicilia, ''non borbonico'', ai suoi degeneri successori».<ref name=Croce396>{{cita|Croce|p. 396}}.</ref> Tra questi ultimi spicca [[Pietro Colletta]], sostenitore della [[Repubblica Napoletana (1799)|repubblica del 1799]] e poi generale [[Gioacchino Murat|murattiano]], che nella sua ''[[Storia del reame di Napoli dal 1734 sino al 1825]]'', al termine della narrazione del regno di Carlo, dipinse il rammarico dei napoletani per la partenza del «buon re» come «presago della tristezza de' futuri regni».<ref>{{cita|Colletta|p. 155}}.</ref>
 
Tale lettura celebrativa fu severamente attaccata da [[Michelangelo Schipa]], autore del fondamentale ''Il regno di Napoli al tempo di Carlo di Borbone'' (1904), in cui furono analizzati i limiti dell'azione riformatrice del sovrano, arrivando alla conclusione che «un re Carlo rigeneratore del nostro spirito e della nostra fortuna, e un'età felice del nostro passato, si dileguano all'occhio di chi guarda scevro da ogni passione».<ref>{{cita|Schipa|p. 782}}.</ref> Nella redazione di quest'opera Schipa utilizzò anche un raro scritto contemporaneo radicalmente ostile a Carlo, il ''De borbonico in Regno neapolitano principatu'' del marchese [[Salvatore Spiriti]], avvocato cosentino condannato all'esilio in quanto esponente del partito filoaustriaco.
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Diversamente da quanto fece trasferendosi da Parma a Napoli, Carlo non portò con sé in Spagna beni artistici appartenenti alle Due Sicilie. Un aneddoto vuole che prima d'imbarcarsi egli si togliesse dal dito un anello che aveva trovato durante una visita agli [[scavi archeologici di Pompei]], ritenendolo patrimonio dello Stato napoletano.<ref>{{cita|Acton|p. 115}}.</ref> Si dice invece che abbia portato con sé a Madrid parte del sangue di [[San Gennaro]], svuotando quasi del tutto una delle due ampolle custodite nella [[Cattedrale di Napoli]].<ref>[[Matilde Serao]], ''San Gennaro nella leggenda e nella vita'', Lanciano, Garabba, 1909, pp. 109-110: « [...] quando andò via, la irresistibile divozione che egli aveva per San Gennaro, gli fece portar via, nel suo paese, una parte del sangue di San Gennaro. Una delle due ampolline che la madre di latte del martire, riempì del suo puro sangue giovanile, è quasi vuota. È in Ispagna, il sangue contenuto nella seconda ampollina: e ogni anno, due volte, a maggio e a settembre, quando accade la mirabile liquefazione, a Napoli, in Ispagna, nello stesso giorno, nella medesima ora, nella chiesa di Madrid ove lo ha deposto il grande Carlo terzo, il sangue di san Gennaro si liquefà».</ref>
 
La flotta salpò dal porto di Napoli il 7 ottobre tra la commozione dei napoletani, e arrivò in quello di [[Barcellona]] dieci giorni dopo, accolta dall'entusiasmo dei [[Catalogna|catalani]]. Nel festeggiare il nuovo sovrano, questi gridavano: «¡Viva Carlos III, el verdadero!» ("Viva il vero Carlo III!"), per non confonderlo colcon il pretendente che avevano sostenuto in opposizione a suo padre Filippo V durante la [[guerra di successione spagnola]], l'arciduca [[Carlo VI d'Asburgo|Carlo d'Asburgo]] (poi imperatore come Carlo VI), già acclamato re con il nome di Carlo III proprio a Barcellona. Compiaciuto della calorosa accoglienza, il nuovo re di Spagna restituì ai catalani parte dei privilegi di cui avevano goduto prima della [[sollevazione della Catalogna|sollevazione del 1640]], e diversi tra quelli che suo padre aveva abolito con i [[decreti di Nueva Planta]] come ritorsione per il sostegno dato al suo rivale durante la guerra di successione.<ref>{{cita|Becattini|pp. 203-204}}; {{cita|Vaca de Osma|pp. 125-126}}.</ref>
 
Lasciava l'Italia ma non la gestione dei due regni: data la minore età del figlio, il consiglio di reggenza operava sempre secondo le sue direttive, fino al [[1767]], quando Ferdinando, compiuti 16sedici anni, raggiunse la maggiore età.
 
=== Re di Spagna ===
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=== Riforme del Marchese di Squillace ===
[[File:Carlos III cazador.jpg|left|thumb|upright=0.8|Ritratto del monarca, quadro di [[Goya]].]]
Il 10 agosto [[1759]] fu incoronato re di Spagna. Salito al trono Carlo III nominò il [[Leopoldo de Gregorio, marchese di Squillace|marchese di Squillace]] ministro delle finanze<ref>Memorias del padre J. Mirabent y Soler, 1824</ref> cui furono conferite importanti competenze in materia religiosa e militare.
 
Obiettivo del Marchese fu l'aumento degli introiti fiscali allo scopo di finanziare il programma di ricostruzione della marina e dell'esercito oltre che per la protezione delle attività manifatturiere.
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=== Espulsione dei Gesuiti ===
CadutoIl re, con la caduta in disgrazia ildel marchese di Squillace, il re si appoggiò a riformatori spagnoli, come Pedro Rodriguez Campomanes, il conte di Aranda o il [[José Moñino y Redondo, conte di Floridablanca|conte di Floridablanca]].
 
Caduto in disgrazia il marchese di Squillace, il re si appoggiò a riformatori spagnoli, come Pedro Rodriguez Campomanes, il conte di Aranda o il [[José Moñino y Redondo, conte di Floridablanca|conte di Floridablanca]].
 
Campomanes, in primo luogo, istituì una commissione d'inchiesta per indagare se la rivolta avesse avuto dei mandanti individuandoli poi nei [[Gesuiti]], motivando la sua affermazione con i seguenti capi d'accusa:
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=== Riforme ===
 
[[File:Monumento a Carlos III (Madrid) 01.jpg|thumb|Statua equestre di Carlo III presso [[Puerta del Sol]] a [[Madrid]].]]
L'espulsione dei Gesuiti aveva, tuttavia, privato il paese di molti insegnanti e letterati generando un forte danno al sistema educativo iberico.
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Anche l'università fu riorganizzata sul modello di quella di Salamanca in modo da incentivare gli studi scientifici e pratici rispetto a quelli umanistici.
 
Dopo l'istruzione, la spinta riformatrice investì l'agricoltura, ancora legata al latifondo; [[José de Gálvez y Gallardo|José de Gálvez]] e Campomanes, influenzati dalla [[fisiocrazia]] incentrarono la propria attività sulla promozione delle colture e sulla necessità di una più equa ripartizione della proprietà fondiaria.
 
Per incentivare le attività agricole furono costituite le Sociedades Económicas de Amigos del País<ref group=N>Tali associazioni, un tempo private, sono del tutto assimilabili alle odierne [[camere di commercio]].</ref> mentre fu ridotto il potere della ''mesta'', la corporazione dei pastori transumanti.
 
Nel 1787, Campomanes redasse un programma, finanziato dallo stato, di ripopolamento delle zone disabitate della [[Sierra Morena]], della valle del [[Guadalquivir]] con la costruzione di nuovi villaggi ed opere pubbliche sotto la supervisione di [[Pablo de Olavide]] il quale garantì anche l'apporto di manodopera tedesca e fiamminga, ovviamente cattolica per promuovere l'agricoltura e l'industria in un'area disabitata e minacciata da banditismo.
 
Oltre a ciò si riorganizzò l'esercito coloniale mentre furono rafforzati gli arsenali navali.
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== Società spagnola ==
=== Nobiltà ===
Diminuita nel numero a seguito dell'esclusione della piccola nobiltà dal censimento, per volere espresso del re, rappresentava il 4 % della popolazione totale.
 
Tuttavia, per quanto ridotta nel numero, intatto era il suo potere economico garantito anche da frequenti matrimoni all'interno dello stesso ceto, usanza che riduceva la dispersione dei beni.
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Da [[Maria Amalia di Sassonia]], sua unica moglie, Carlo ebbe tredici figli, di cui sette raggiunsero l'età adulta, mentre uno morì adolescente. Nacquero tutti in Italia.
 
*'''Maria Isabella''' (6 settembre 1740 - 1 novembre 1742), morta a 2 anni;
*'''Maria Giuseppina''' (20 gennaio 1742 - 3 aprile 1742);
*'''Maria Isabella Anna''' (30 aprile 1743 - 5 marzo 1749), morta a 6 anni;
*'''[[Maria Giuseppina di Borbone-Spagna|Maria Giuseppina Carmela]]''' (6 luglio 1744 - 8 dicembre 1801). Rimase nubile vivendo alla corte del fratello Carlo IV;
*'''[[Maria Luisa di Borbone-Spagna (1745-1792)|Maria Luisa]]''' (24 novembre 1745 - 15 maggio 1792). Sposò il granduca di Toscana e poi imperatore del Sacro Romano Impero [[Leopoldo II d'Asburgo-Lorena]];
*'''[[Filippo di Borbone-Spagna|Filippo]]''' (13 giugno 1747 - 19 settembre 1777). Insignito alla nascita del titolo di duca di Calabria, fu successivamente escluso dalla successione per incapacità mentale;
*'''[[Carlo IV di Spagna|Carlo IV]]''' (11 novembre 1748 - 20 gennaio 1819). Alla morte del padre divenne re di Spagna, continuando il [[Borbone di Spagna|ramo spagnolo dei Borbone]]. Sposò sua cugina [[Maria Luisa di Borbone-Parma]];
*'''Maria Teresa''' (29 novembre 1749 - 29 aprile 1750), morta a l'eta di 1 anno;
*'''[[Ferdinando I delle Due Sicilie|Ferdinando I]]''' (12 gennaio 1751 - 4 gennaio 1825). In seguito all'ascesa di suo padre al trono spagnolo, continuò il [[Borbone delle Due Sicilie|ramo napoletano della dinastia]] diventando re di Napoli colcon il nome di Ferdinando IV e re di Sicilia colcon il nome di Ferdinando III. Nel 1816 unificò i due regni nel [[Regno delle Due Sicilie]] ed assunse il nome di Ferdinando I. Sposò l'arciduchessa [[Maria Carolina d'Asburgo-Lorena]];
*'''[[Gabriele di Borbone-Spagna|Gabriele]]''' (11 maggio 1752 - 23 novembre 1788). Sposò [[Maria Anna Vittoria di Braganza]], figlia dei sovrani [[Maria I del Portogallo|Maria I]] e [[Pietro III del Portogallo]];
*'''Maria Anna''' (3 luglio 1754 - 11 maggio 1755), morta a l'eta di 1 anno ;
*'''[[Antonio Pasquale di Borbone-Spagna|Antonio Pasquale]]''' (31 dicembre 1755 - 20 aprile 1817). Sposò una delle figlie di suo fratello Carlo IV, sua nipote [[Maria Amalia di Borbone-Spagna|Maria Amalia]];
*'''[[Francesco Saverio di Borbone-Spagna|Francesco Saverio]]''' (7 febbraio 1757 - 10 aprile 1771), morì di vaiolo a 14 anni.
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|15 = [[Elisabetta Amalia d'Assia-Darmstadt]]
|16 = [[Luigi XIII di Francia]]
|17 = [[Anna d'Asburgo (1601-1666)|Anna d'Asburgo]]
|18 = [[Filippo IV di Spagna]]
|19 = [[Elisabetta di Borbone-Francia (1602-1644)|Elisabetta di Borbone-Francia]]
|20 = [[Massimiliano I di Baviera (elettore)|Massimiliano I di Baviera]]
|21 = [[Maria Anna d'Asburgo (1610-1665)|Maria Anna d'Asburgo]]
|22 = [[Vittorio Amedeo I di Savoia]]
|23 = [[Cristina di Borbone-Francia]]
|24 = [[Odoardo I Farnese]]
|25 = [[Margherita de' Medici]]
|26 = [[Francesco I d'Este]]
|27 = [[Maria Farnese]]
|28 = [[Volfango Guglielmo del Palatinato-Neuburg]]
|29 = [[Maddalena di Baviera]]
|30 = [[Giorgio II d'Assia-Darmstadt]]
|31 = [[Sofia Eleonora di Sassonia]]
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|tipologia = regnante
|carica = [[Sovrani di Napoli|Re di Napoli]]
|periodo = '''Carlo VII'''<br />315 lugliomaggio 17351734 – 10 agosto 1759
|precedente = [[Carlo VI d'Asburgo|Carlo VI]]<br />(Carlo VI d'Asburgo)
|successivo = [[Ferdinando I delle Due Sicilie|Ferdinando IV]]
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|carica = [[Re di Spagna|Erede presuntivo al trono di Spagna]]
|periodo = 9 luglio 1746 - 10 agosto 1759
|precedente = [[Ferdinando VI di Spagna|Ferdinando, principe delle Asturie]]<br />Poi sovrano colcon il nome di Ferdinando VI
|successivo = [[Carlo IV di Spagna|Carlo, principe delle Asturie]]<br />Poi sovrano colcon il nome di Carlo IV
|immagine = Bandera de España 1701-1760.svg
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