Eneide: differenze tra le versioni

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==== Libro III ====
[[File:Stories From Virgil, with Twenty Illustrations from Pinelli's Designs - Harpies.jpg|thumb|''Enea e le Arpie'', incisione di [[Bartolomeo Pinelli]] ([[anni 1880]]).]]
sessoEnea racconta come, dopo aver radunato molti altri sopravvissuti (troiani e loro alleati) avesse costruito una flotta di navi: con queste era approdato in varie zone del Mediterraneo, tra le quali il Chersoneso Tracico e l'isola di [[Delo]]. Durante la prima tappa è significativo l'incontro con un cespuglio sanguinante, contenente "l'anima insepolta" di [[Polidoro (figlio di Ecuba)|Polidoro]] (il figlio di [[Priamo]] e di [[Ecuba]]), fatto uccidere dall'avido Polimestore, il quale voleva impossessarsi delle sue ricchezze. Enea ordinò ai suoi compagni di provvedere alla tumulazione per il principe troiano, permettendogli così di poter accedere finalmente all'Ade. Nella seconda, invece, Enea chiese all'oracolo di Apollo quale fosse la nuova terra dove avrebbe dovuto portare i superstiti Troiani. Apollo rispose: "Cercate l'antica madre; qui la stirpe d'Enea dominerà su tutte le terre e su tutti i discendenti" (lat. "... antiquam exquirite matrem. Hic domus Aeneae cunctis dominabitur oris et nati natorum et qui nascentur ab illis"). Anchise, il padre di Enea, credette che la terra d'origine dei Troiani fosse l'isola di Creta, da dove sarebbe partito il capostipite Teucro: i Troiani con i loro capi vi si recano e fondano una città; ma qui gli dei [[Penati]] di Troia apparvero in sogno all'eroe spiegandogli che l'"antica madre" non era Creta, ma la (misteriosa) città di Corythus in Italia (variamente identificata con diverse città etrusche; l'identificazione con Cortona risale a Silio Italico, 4.718-21 e 5.123): "lì nacque Dardano da cui deriva la nostra stirpe" (vv. 161-171).
Enea approdò poi nelle isole [[Strofadi]] dove venne perseguitato dalle [[Arpie]] che le abitavano. Qui l'Arpia Celeno gli profetizzò che sarebbe arrivato in Italia ma per la fame avrebbe dovuto mangiare anche le "mense". Un altro luogo dove poi s'era recato Enea era stato [[Butroto]] nell'[[Epiro]] (nell'odierna [[Albania]]), una città costruita da profughi a somiglianza di Troia. Qui aveva incontrato [[Andromaca]], moglie di [[Ettore (mitologia)|Ettore]], che aveva ancora una volta pianto con lui per aver perduto il suo eroico marito e il suo figlio adorato, [[Astianatte]]. Enea incontrò anche il nuovo sposo della donna, [[Eleno]] figlio di Priamo, dotato del dono della profezia. Per suo tramite, Enea ebbe conferma che doveva recarsi in Italia. Eleno gli consigliò anche di recarsi a [[Cuma]] dalla famosa [[Sibilla Cumana|Sibilla]]. Enea aveva così lasciato Butroto rimettendosi in mare. Superate le insidiose [[Scilla (mostro)|Scilla]] e [[Cariddi]] e sbarcato con la flotta in [[Sicilia]], scampò con i suoi uomini ad un attacco del [[ciclope (mitologia)|ciclope]] [[Polifemo]], salvando anche [[Achemenide (Eneide)|Achemenide]], un superstite compagno di Ulisse. Ripreso il mare, nel corso della navigazione, Enea e i suoi giunsero a Drepano (l'odierna [[Trapani]]), dove morì Anchise stremato da tanti viaggi. Stavano dirigendosi verso il Lazio quando Giunone fece scatenare la tempesta che li avrebbe poi portati a Cartagine.