Hermann Felsner: differenze tra le versioni

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[[File:Bologna Sezione Calcio 1928-1929.jpg|thumb|left|Felsner (al centro, primo da sinistra) allenatore del Bologna campione d'Italia nel 1928-1929]]
 
Al suo arrivo a Bologna spiazzò tutti: nessuno della società era ad attenderlo in stazione; se lo videro arrivare nell'allora sede al "''caffè del Corso''", in bombetta, palamidone e calzoni alla zuava. Portava anche il [[Occhiale monocolo|monocolo]] e il [[pince-nez]]. Appena lo videro all'opera, i dirigenti del club si resero subito conto di una scelta azzeccata. L'allenatore austriaco si rivelò una svolta storica per la squadra rossoblù: gli allenamenti cominciarono ad essere molto duri, la cura dei fondamentali e della tattica applicati in maniera maniacale. I giocatori del Bologna, quasi tutti studenti o lavoratori, furono sfiancati in infiniti giri di campo, ed esercitati palleggiando per ore contro i muri del vecchio [[Stadio Sterlino]]. Il Bologna diventò così non solo una compagine forte e quadrata, ma tecnicamente anche una squadra raffinata, di classica impostazione danubiana.<ref>Articolo tratto da La Gazzetta dello Sport: «Il dottor Felsner è uno studioso di rara intuizione e di sicura dottrina, ma la lucerna, la elaborazione teorica, la gioia per la bontà del metodo si riflettono sul gioco di squadra. Una controprova eloquente: il Bologna ha battuto, giocando le sue più belle partite, le squadre più celebri dell'Europa danubiana. Dove il risultato conta meno del match, là il Bologna è signore. Per tutto questo l'elegante squadra emiliana è football medioeuropeo trapiantato ed acclimatato in Italia. Circolano nei suoi ranghi le stesse idee e quella freddezza di temperamento che non è sempre povertà di energia combattiva, ma conseguenza naturale della tecnica e della classe.»</ref><ref>Articolo di Mario Zappa, da La Domenica Sportiva del 1934: «Vi sono delle squadre che nascono col loro crisma in fronte. Il Bologna per esempio è la squadra d'attacco per eccellenza. Come tale si è rivelato al suo esordio nel gran mondo calcistico e come tale è sempre stata considerata. Per quanto sia mutato d'anno in anno il suo stile di attacco, l'essenza della squadra è stata pur sempre nel suo spirito offensivo, inalterabile attraverso i trapassi di uomini e le vicende delle gare. In qualsiasi evento (anche quelli sfortunati) il Bologna di un tempo aveva sempre la superiorità per numero e arte di attacchi e Baldi era la reale personificazione di questa tipica squadra d'assalto, quel Baldi che dava il tono a tutta la squadra e che d'ogni pallone faceva un boomerang lanciato per via tortuosa ma esatta verso la rete avversaria. Il gioco dei rosso-blu ha avuto dapprima il culto della manovra a otto giocatori, tipo viennese; e in proposito ha dato lezioni ed ha aperto gli occhi a moltissimi squadroni italiani. Il gioco era così bello e produttivo che si poteva fare anche a meno di una solida difesa.»</ref><ref>Articolo di Bruno Roghi, da La Gazzetta dello Sport, 12 luglio 1929: «Il Bologna era il successore legittimo del gioco da fighter del Genoa appunto in virtù della fluidità, della esattezza e della eleganza tecnica del suo football più accademico che vigoroso. I grandi giorni di celebrità del Bologna coincidono con i giorni della pienezza stilistica del suo gioco. L'equazione era questa: Bologna-arte.»</ref> Felsner rivelò una grande conoscenza calcistica, e studiava i propri giocatori nei particolari: promosse come centromediano [[Gastone Baldi]] (fino ad allora mediocre terzino), ruolo che esaltò le sue grandi qualità tecniche facendolo arrivare in [[Nazionale di calcio dell'Italia|Nazionale]]. Anche [[Felice Gasperi]] subì una sorte simile: da attaccante delle formazioni giovanili, nelle quali faceva coppia con [[Angelo Schiavio|Schiavio]], fu spostato da Felsner a terzino. Gasperi, in quella posizione, rimase una colonna del Bologna per diciassette anni.
 
{{citazione|Ho avuto la ventura di trovare a Bologna quanto di meglio si potesse desiderare per un lavoro serio: materiale, uomo, ambiente, atleti che dal connubio delle doti tecniche e morali ricavano un potenziale di illimitato valore.|Hermann Felsner}}