|
[[File:Monaca di monza by Mosè Bianchi.JPG|miniatura|sinistra|[[Mosè Bianchi]], ''Monaca di Monza'', olio su tela, 1865 (Milano, [[Galleria d'Arte Moderna (Milano)|Galleria d'Arte Moderna]]).]]
{{Citazione|Il suo aspetto, che poteva dimostrar venticinque anni, faceva a prima vista un'impressione di bellezza, ma d'una bellezza sbattuta, sfiorita e, direi quasi, scomposta.|{{Cita|''I promessi sposi''|cap. IX, p. 170|Q}}}}
Suor Gertrude, personaggio ricostruito sul modello di [[Marianna de Leyva|Marianna]], figlia di [[Martino de Leyva]] feudatario di [[Monza]], è unola dei personaggifigura più complessitragica edel angosciantiromanzo<ref>{{Cita|Mazzamuto|p. che Manzoni propone al pubblico dei lettori74}}.</ref>. L'analisi psicologica ed esistenziale della donna dal suo ingresso in monastero fino alle scelleratezze compiute con [[Egidio (personaggio)|Egidio]] – dettagliatissime nel ''Fermo e Lucia''<ref>{{Cita|''Fermo e Lucia''|tom. II, capp. II-VI|Lesca}}.</ref> – si condensano in due capitoli (il IX e il X) ne ''I'' ''promessi sposi''. Costretta a prendere i voti contro la sua volontà, dopo essere stata coartata psicologicamente dal padre<ref>Un esempio nel {{Cita|''Fermo e Lucia''|tom. II, cap. III, p. 210|Lesca}}: «[Geltrude] alzò un momento gli occhi verso il padre che le stava di fianco […], ma vide negli sguardi del Marchese una espressione sì minacciosa, che tutto il suo coraggio svanì».</ref> desideroso di non disperdere parte dei suoi beni in una dote matrimoniale, Gertrude viene coinvolta in una relazione amorosa con uno scapestrato del luogo, Egidio<ref>{{Cita|''Fermo e Lucia''|tom. II, cap. V, p. 237|Lesca}}; {{Cita|''I promessi sposi''|cap. X, p. 210|Q}}.</ref>, con cui ha dei figli, dai quali è obbligata separarsi non appena li ha partoriti. La figurarappresentazione di Gertrude, capace di suscitare forti sentimenti di rammarico e di compassione verso la sua triste vicenda, subisce una netta svolta quando acconsente, pur senza parteciparvi materialmente, all'assassinio della conversa Caterina, la quale aveva scoperto la tresca tra i due e minacciava di rivelarla<ref group="N" name="conversa"/><ref>{{Cita|Locatelli Milesi|p. 74}}.</ref>. Da quel momento, «la sventurata»<ref group="N">Manzoni passa da un atteggiamento di pietà nei confronti di Gertrude fino a una netta condanna, quando la monaca da vittima diventa carnefice della conversa Caterina. Perciò, a partire dal capitolo X, il narratore la chiama "sventurata" («La sventurata rispose», ne {{Cita|''I promessi sposi''|cap. X, p. 210|Q}}).</ref> vive nell'oscurità dei rimorsi per i gravi peccati commessi, stato d'animo da cui sembra risollevarsi grazie al candore e alla gentilezza della sua protetta Lucia, affidatale da padre Cristoforo per sfuggire alle grinfie di don Rodrigo. Davanti però ai ricatti morali di Egidio, incaricato dall'Innominato di indurre l'amante a far uscire la giovane dal convento, Gertrude non può che cedere, lasciando che i bravi dell'Innominato la rapiscano<ref>{{Cita|''I promessi sposi''|cap. XX, p. 383|Q}}: {{Citazione|Noi abbiamo riferito come la sciagurata signora desse una volta retta alle sue parole; […]. Quella stessa voce, che aveva acquistato forza e, direi quasi, autorità dal delitto, le impose ora il sagrifizio dell'innocente che aveva in custodia.}}</ref>. La conclusione della vicenda della monaca di Monza è descritta nel capitolo XXXVII quando, scoperti i suoi delitti, Gertrude viene trasferita in un monastero a Milano per scontare i suoi peccati; qui comprende i propri errori e incomincia a condurre una vita di penitenza irreprensibile.
===== L'Innominato =====
|