Foro Romano: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Etichetta: Annulla
ortografia
Riga 126:
I primi scavi di carattere scientifico che interessarono l'area del foro romano, sollecitati anche dagli studi dell'archeologo e storico [[Johann Joachim Winckelmann]], si devono all'ambasciatore svedese ''Carl Fredrik von Fredenheim'', risalgono al 1788, scavi che portarono alla luce parte della Basilica Giulia.<ref name=Hülsen /> A questi primi scavi, a partire dal 1801, seguirono scavi più estesi e metodici dovuti all'archeologo e collezionista d'arte [[Carlo Fea]], che per circa trent'anni, quindi sia sotto il governo napoleonico che sotto quello papale restaurato, mantenne il ruolo di ''Commissario delle Antichità di Roma'',<ref>[[Diario di Roma]], 6 maggio 1801.</ref> al quale si devono anche gli scavi del Pantheon.<ref name=Hülsen />
 
Gli scavi avevano messo alla luce importanti zone del foro che però restavano tra loro isolate, cosichécosicché il successivo obiettivo, riportare completamente alla luce i resti del foro come un unicum unitario, fu ugualmente perseguito, anche se con diversa intensità, dai successivi governi; quello ponteficio, quello della Repubblica romano e quello del Regno d'Italia, che diede un forte impulso al recupero dell'area.<ref name=Hülsen />
 
La loro direzione, tra il 1870 e il 1885, fu affidata a grandi personalità nel campo dell'archeologia: [[Pietro Rosa]], [[Giuseppe Fiorelli]] e [[Rodolfo Lanciani]]. Importante fu anche il contributo del ministro [[Guido Baccelli]], che permise l'eliminazione di due strade trasversali al Foro, permettendo che questo diventasse un unico parco archeologico.<ref name=Hülsen />