Eneide: differenze tra le versioni

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Dopo questi avvenimenti Enea, ancora una volta dimentico dei Fati, cade nell'incerto se stabilirsi in Sicilia o cercare il Lazio. In quel momento [[Naute]] lo sprona a perseguire anche con la sofferenza il volere del [[Fato]] e gli consiglia di affidare a quella città, in seguito [[Acesta]], la sorte dei compagni in soprannumero, in prevalenza donne e vecchi stanchi delle peregrinazioni. Si viene comunque a creare una compensazione con alcuni sudditi di Aceste (tra cui [[Salio]]) che decidono di aggregarsi ad Enea.
 
Sempre più pensieroso, Enea vede nella notte la figura di Anchise mandato da [[Giove (divinità)|Giove]] che lo invita a sottomettersi al destino: gli ordina di recarsi, prima che in [[Italia]], alle sedi infere di Dite, nel profondo [[Ade (regno)|Averno]], nell'[[Campi Elisi|Elisio]], con l'aiuto di una sibilla.Ciao
 
Avvertiti i compagni, Enea circoscrive con un aratro la città, dove regnerà gente di stirpe troiana e dove Aceste porrà senato e leggi. Fondano anche un tempio nei pressi di un bosco, istituendo un sacerdozio in onore di Venere. Dopo aver banchettato nove giorni, attendono che i venti siano favorevoli e, prima di partire, immolano tre vitelli a [[Erice]], un agnello a [[Tempeste]] e sciolgono gli ormeggi. Con la tristezza e il conforto della città fondata, salpano, e gettano come nuovo rito i visceri in mare.