Belluno: differenze tra le versioni

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Nel frattempo il partito socialista si indebolì per le conseguenze del [[XVII Congresso del Partito Socialista Italiano|congresso di Livorno]], e fu costretto nel [[1922]] ad introdurre una tassa-famiglia antidisoccupazione. Il 24 settembre [[1922]] si tenne l'ultimo consiglio comunale democratico, dopo di che i fascisti si impadronirono di [[Palazzo Rosso (Belluno)|Palazzo Rosso]]. Dopo la [[marcia su Roma]] la situazione precipitò: il 29 ottobre dello stesso anno i fascisti armati presidiavano Belluno, e il 30 il sindaco [[Vincenzo Lante]] si dimise. La città fu guidata da [[commissario prefettizio|commissari prefettizi]] fino al [[1927]].
 
[[File:Belluno 1934.jpg|Panorama di Belluno, datato 21 agosto 1934. Sulla destra, la nuova scuola elementare di Borgo Piave, voluta dal governo fascista della città.|thumb]]
 
Alla fine del [[1923]] non esistevano ormai più il Psi, [[sindacato|sindacati]] e i [[Partito Radicale Italiano|radicaldemocratici]], e gli ultimi sussulti di questi partiti avvennero con l'assassinio di [[Giacomo Matteotti]], ma furono repressi con la forza. Dopo una fugace apparizione a Belluno nel giugno [[1923]], fu assegnata la [[cittadinanza onoraria]] di Belluno a [[Benito Mussolini]] il 24 maggio [[1924]]. Tra il [[1921]] e il [[1936]] l'emigrazione ridusse i bellunesi di oltre 1500 unità. Il regime considerò la [[provincia di Belluno|provincia]] zona difensiva, quindi non la dotò di infrastrutture ma si limitò a favorire la pianificazione integrata tra montagna e pianura. Il fabbisogno di abitazioni costrinse il governo della città a far costruire il nuovo Quartier Cadore con 200 alloggi e 600 locali, mentre furono costruiti o completati alcuni edifici pubblici, tra i quali l'edificio delle [[Poste]], una delle opere più significative del [[XX secolo|Novecento]] in città.<br />