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A Roma, l’imperatore Lucio è indignato, ma un senatore lo mette in guardia sulla forza e la nobiltà di Artù. Lucio allora organizza una vasta coalizione: chiama in aiuto Genovesi, Toscani, Spagnoli, Greci, Arabi e molti altri popoli sottomessi a Roma, fino a riunire un esercito con sedici re e cinquanta giganti. Muove verso la [[Borgogna]] per contrastare Artù.
 
Nel frattempo, Artù raduna il parlamento a [[Eboracum|York]] e proclama la sua volontà di conquistare l’Impero. Nomina Baldovino di Bretagna e [[Costantino III di Britannia|Costantino figlio di Cador]] governatori del regno in sua assenza e affida loro la regina Ginevra. Salpa infine da [[Sandwich (Regno Unito)|Sandwich]] con una vasta flotta, dichiarando che, se morirà, Costantino dovrà essere re.
 
==== IV-V ====
Durante la traversata in mare, Artù sogna un drago dai colori splendenti che combatte e uccide un orribile cinghiale nero uscito da una nuvola. Un filosofo gli interpreta il sogno: il drago rappresenta Artù, le sue conquiste e i cavalieri della Tavola Rotonda, mentre il cinghiale simboleggia un tiranno o un gigante che dovrà affrontare. Poco dopo, Artù approda nelle [[Fiandre]].
 
Un contadino lo informa che, vicino alla Bretagna, un [[gigante]] crudele ha ucciso molti innocenti, si nutre di bambini e ha rapito e ucciso la duchessa di Bretagna, moglie di ser Howell, cugino del re. Artù parte con ser Kay e ser Bedivere al [[Mont Saint-Michel|Monte San Michele]] per affrontarlo.
[[File:Arthur finds a giant - Verse Chronicle of Roman de Brut (mid 14th C), f.49 - BL Egerton MS 3028.jpg|sinistra|miniatura|Artù trova il gigante - miniatura dal [[Roman de Brut]], f.49 - BL Egerton MS 3028]]
Salito da solo sul monte, Artù incontra una vedova piangente accanto alla tomba della duchessa. Scopre il gigante mentre banchetta con resti umani e cuoce neonati su spiedi. Sconvolto, lo sfida a duello. Dopo un violento scontro corpo a corpo, il re uccide il gigante con un pugnale.
 
Ser Kay recide la testa del mostro, la espone su una lancia e la porta a Howell. Artù ordina che sia eretta una chiesa in onore di san Michele sul monte, e distribuisce i tesori del gigante tra il popolo.
 
In seguito, l’esercito marcia fino alla [[Champagne (provincia)|Champagne]], dove Artù viene avvertito da un messaggero francese che l’imperatore Lucio ha invaso la [[Borgogna]], devastando la regione. Artù si prepara a intervenire rapidamente.
 
==== VI-VIII ====
Artù invia ser Galvano, ser Bors, [[Sir Lionel|ser Lionello]] e ser Bedivere per intimare all’imperatore Lucio di ritirarsi o prepararsi alla guerra. Lucio risponde con superbia. Ser Galvano, provocato dal cavaliere romano Gainus, lo uccide. I Britanni si ritirano ma vengono inseguiti: scoppia una battaglia in cui ser Bors uccide il temibile cavaliere Caliburn. Galvano libera i compagni prigionieri e manda a chiedere rinforzi ad Artù. Tuttavia, Galvano riesce a vincere la battaglia prima dell’arrivo del re, anche se resta ferito. I prigionieri romani vengono inviati a [[Lutezia|Parigi]] sotto la scorta di ser Lancillotto, ser Cador e altri cavalieri.
[[File:Gold Solidus of Glycerius.jpg|miniatura|Solido dorato dell'Imperatore d'Occidente [[Glicerio]], che molti ritengono essere la base storica per l'imperatore Lucio]]
Lucio organizza un’imboscata con sessantamila uomini per liberare i prigionieri. Ma Lancillotto e Cador scoprono il piano e affrontano l'esercito romano. Nella dura battaglia, ser Lancillotto si distingue per valore e uccide molti nemici, tra cui il re di Lyly e i baroni Aliduke, Herawd e Heringdale. Giunge Artù a rinforzare le sue truppe ma trova che la vittoria è già stata conquistata. Commuovendosi per i cavalieri caduti, Artù elogia il coraggio dei suoi uomini. I Romani superstiti fuggono e uno dei senatori consiglia Lucio di ritirarsi, ma l’imperatore rifiuta.
 
Lucio invia re Leomie con un nuovo esercito, ma Artù anticipa le mosse nemiche e si schiera a [[Saussy|Sessoine]]. Nella battaglia campale che segue, Artù e i cavalieri della Tavola Rotonda si distinguono per valore contro le legioni romane. Il re uccide il gigante Galapas, mentre Galvano elimina tre ammiragli. Dopo scontri feroci, Artù affronta Lucio: viene ferito al volto ma riesce a uccidere l’imperatore, spaccandogli il capo con Excalibur. La vittoria britannica è totale: cadono più di centomila nemici, compresi diciassette re e sessanta senatori.
 
Artù fa imbalsamare i caduti nobili, identifica ogni corpo con scudo e insegne, e incarica tre senatori superstiti di trasportare le salme a Roma come “tributo” all’Impero. Ai Romani ordina di non chiedere mai più tasse a lui o ai suoi regni, poiché con quelle salme ha pagato il debito della Britannia, dell’Irlanda e dell’Alemagna. I senatori obbediscono e portano la notizia a Roma, dove riferiscono la disfatta e consigliano di non sfidare mai più la potenza di Artù.
 
==== IX-XI ====
Dopo la vittoria contro i Romani, Artù penetra in [[Lorena (regione francese)|Lorena]], [[Brabante (regione storica)|Brabante]], Fiandre e [[Germania superiore|Alta Alemagna]], poi supera le montagne e arriva in [[Etruria|Toscana]], dove una città resiste all’assedio. Artù invia ser Florence, ser Galvano, ser Wisshard, ser Clegis, ser Cleremond e altri cavalieri in cerca di vettovaglie. Giunti in una prateria, si accampano per la notte. All’alba, ser Galvano si allontana e incontra un misterioso cavaliere dal blasone con tre grifi. Dopo un duello sanguinoso, lo ferisce gravemente ma viene anch’egli colpito.
 
Il cavaliere sconosciuto, di nome ser Priamo, afferma di voler diventare cristiano e si sottomette a Galvano, che gli rivela la propria identità. Priamo racconta di essere discendente di [[Alessandro Magno]], [[Ettore (mitologia)|Ettore]] e [[Giosuè (condottiero biblico)|Giosuè]], e di avere al suo seguito cento cavalieri nascosti. Lo avverte che nei boschi vicini si trovano grandi legioni ostili. I due tornano insieme al campo, e Priamo guarisce entrambi con un balsamo miracoloso. In un consiglio di guerra, Priamo suggerisce di ritirarsi, ma Galvano preferisce combattere.
 
Ser Florence guida le mandrie, ma viene attaccato da ser Ferrante di Spagna e settecento uomini. Florence lo uccide, scatenando una battaglia feroce. I cavalieri della Tavola Rotonda resistono eroicamente. Galvano osserva l’arrivo di nuovi nemici, tra cui il duca degli Olandesi e ser Ethelwold, ma decide di intervenire solo se necessario. La battaglia infuria, interviene anche il gigante Jubance che uccide diversi cavalieri, tra cui ser Gherard e ser Chastelaine. Ma con l’arrivo di Priamo e dei suoi uomini, i Britanni vincono lo scontro, respingono i nemici e mantengono il controllo del campo.
 
==== XII ====
Dopo la vittoria, ser Galvano e [[ser Florence tornano da Artù con bottino, prigionieri e bestiame. Galvano presenta ser Priamo, che si è convertito al cristianesimo e viene battezzato, nominato duca e ammesso alla Tavola Rotonda.
 
Artù assedia la città ribelle, ma la duchessa e contessa Clarisin implorano clemenza per evitare un massacro. Il re accetta la resa pacifica: fa prigioniero il duca, lo manda a Dover, assegna rendite alla famiglia, nomina baroni per governare e promulga leggi.
 
Artù invia ser Florence e ser Floridas con cinquecento uomini a Urbino. Con un’imboscata, conquistano la città e issano il vessillo reale. Artù ordina di non toccare donne o fanciulle e nomina un governatore.
 
Allora Milano, Piacenza, Pavia, Pietrasanta e Pontremoli si sottomettono spontaneamente: offrono fedeltà perpetua e un milione di pezzi d’oro annui. Artù conquista altre città toscane e devasta i borghi ribelli.
 
Raggiunte Spoleto e Viterbo, manda ambasciatori ai senatori di Roma, che si presentano a lui con cardinali: chiedono sei settimane di tempo per preparare l’incoronazione imperiale. Artù accetta, e il giorno di Natale, '''viene incoronato imperatore a Roma''' con grande sfarzo.
 
Durante il soggiorno, assegna terre e titoli con giustizia e larghezza. A ser Priamo dona il ducato di Lorena. I suoi baroni, soddisfatti, chiedono di tornare a casa: la missione è compiuta, Artù ora è sovrano di un impero che si estende dalla Scozia fino all’Egitto e dalla Lusitania fino alla Mesopotamia, vendicando così l’onore di suo nonno Costantino III (in altre opere del ciclo bretone viene anche spiegato di come egli riuscirà a scacciare i vandali e a riconquistare la giudea <nowiki><ref>Per un resoconto dell’espansione del ciclo arturiano verso l’Oriente e il tema del pellegrinaggio o della crociata, si veda anche l’apparizione dell’idea di una spedizione in Terra Santa nel </nowiki>''The Knightly Tale of Gologras and Gawain'' (fine XV sec.), e la liberazione di Gerusalemme da parte di Artù come finanziatore o comandante militare in testi come le ''Prophecies de Merlin'' (ca. 1250–1275) e il ''Ly Myreur des Histors'' di Jean d’Otrémeuse (XIV sec.). Cfr. Francesco Marzella, <nowiki>''</nowiki>Re Artù: Una biografia<nowiki>''</nowiki>, Laterza, 2024, p. 159.<nowiki></ref></nowiki>, ma anche l’impero romano d’oriente <nowiki><ref>Per la rappresentazione del prestigio e dell’autorità in oriente di Artù nel mondo romanzesco, si veda ad esempio il </nowiki>''Cligès'' di Chrétien de Troyes, dove Alessandro, figlio dell’imperatore di Costantinopoli, viene armato cavaliere proprio da Artù, la cui fama ha raggiunto anche l’Oriente; oppure il ''Floriant et Florete'' (XIII sec.), in cui l’esercito britanno affronta in Sicilia le truppe dell’imperatore bizantino in un confronto alla pari. Cfr. Francesco Marzella, <nowiki>''</nowiki>Re Artù: Una biografia<nowiki>''</nowiki>, Laterza, 2024, cap. 4, nota 59.<nowiki></ref></nowiki>) .
 
Artù accetta, ordina disciplina nel viaggio di ritorno, proibisce saccheggi, e riparte. Sbarca a Sandwich, dove è accolto da <nowiki>[[Ginevra]]</nowiki> e dal popolo in festa, con ricchi doni in segno di giubilo per il suo ritorno.