Papa Pio XII: differenze tra le versioni

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=== L'occupazione tedesca di Roma ===
{{vedi anche|Rastrellamento del ghetto di Roma|Operazione Rabat|Pio XII e l'eccidio delle Fosse Ardeatine}}
Dopo l'[[Armistizio di Cassibile|armistizio]] dell'8 settembre e [[Fuga di Vittorio Emanuele III|la fuga dei Savoia]] dalla capitale, Pio XII rimase ina Roma, all'interno della [[Città del Vaticano]]. Non elevò alcuna protesta per la cruenta occupazione nazista della città, effettuata in armi e causando la morte di alcune centinaia di difensori, tra militari e civili. Inviò però il Segretario di Stato Maglione, ai primi di ottobre del 1943, dall'ambasciatore tedesco [[Ernst von Weizsäcker]] per rappresentargli che i tedeschi, in qualità di protettori di Roma e del [[Città del Vaticano|Vaticano]], avevano la responsabilità di schierare forze di polizia sufficienti a prevenire o reprimere un [[Resistenza romana|moto insurrezionale partigiano]]<ref>{{Cita|Katz|p. 100}}.</ref>.
 
Nei giorni successivi, quando i tedeschi imposero agli ebrei romani di versare oro in cambio di un'effimera e temporanea salvezza, il Vaticano contribuì fornendo 20 dei 50 chili d'oro richiesti<ref>{{Cita web|url=http://www.ucei.it/uceinforma/rassegnastampa/2007/ottobre/il_piccolo/151007.asp|pubblicazione=Il Piccolo di Trieste|data=15 ottobre 2007|titolo=Gli ebrei e l'olocausto a Trieste|autore=Fabio Amodeo|autore2=Mario J. Cereghino|altri=citato in: ''Rassegna Stampa dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane''|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070806172250/http://ucei.it/uceinforma/rassegnastampa/2007/ottobre/il_piccolo/151007.asp|accesso=22 maggio 2014}}</ref>, secondo la testimonianza di Ugo Foà, rabbino capo della comunità romana, il Vaticano fece sapere ufficiosamente che se non fosse stato raccolto abbastanza oro avrebbe prestato la differenza per raggiungere i 50&nbsp;kg, ma non ce ne fu bisogno<ref>{{Cita|Zuccotti|p. 177}}.</ref>.