Rolex: differenze tra le versioni

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Durante la seconda guerra mondiale, non erano solo i POW gli unici Rolex in dotazione agli eserciti: Wilsdorf, infatti, aveva fornito all'esercito britannico anche diversi modelli da tasca, riconoscibili per avere sulla cassa l'incisione "G.S. (General Service) MK II". Questi segnatempo erano di diversi tipi: alcuni con quadrante bianco, altri con quadrante nero e numeri al [[Radio (elemento chimico)|radio]] ad alta leggibilità. Gli appassionati tendono a soprannominare genericamente "Broad Arrow" i Rolex assegnati all'esercito britannico.
 
Nel 1945, venneanno invecedi celebrazione del quarantesimo anniversario dell'azienda, venne presentato il primo orologio dotato di datario, con posizione standard a ore 3: è così che nasce il primo Datejust (la lente magnificatrice sul datario arriverà in seguito, non prima del 1953). Alcuni dei primi Datejust venivano chiamati anch'essi "bubbleback" e non presentavano la scritta "Datejust" sul quadrante (come la ref. 4467, di metà anni Quaranta). La posizione del datario è a ore 3 dal 1945 e lì resterà sempre, in ossequio del rispetto delle tradizioni da parte della Maison, tanto che, quando nel 1988 viene presentato il primo Daytona con movimento automatico (di derivazione [[Zenith (azienda)|Zenith]]), Rolex decide di non collocare il datario a ore 4, come previsto dal movimento Zenith El Primero adottato, e di mantenere la tradizione del Daytona privo di datario<ref name="ref_A">{{Cita pubblicazione|autore=Augusto Veroni|anno=1988|mese=settembre|titolo=Daytona!|rivista=Orologi|editore=Technimedia|numero=11}}</ref>. Per festeggiare il quarantesimo anno di attività, sempre lo stesso anno nasce il famoso bracciale Jubilée (il cui nome deriva proprio dalla celebrazione di questo anniversario).
 
Nel 1945 viene realizzato il primo Air King<ref>{{Cita web|lingua=en-US|url=https://www.rescapement.com/blog/rolex-air-king-history|titolo=Rolex Air-King History: The Forgotten King|sito=Rescapement.|data=2018-12-03|accesso=2025-06-10}}</ref> (reff. 4925 e 4365, la prima con secondi centrali e quest'ultima con la secondina a ore sei), originariamente per dotare la [[Royal Air Force]] di un valido segnatempo<ref>{{Cita web|url=https://it.watchcertificate.com/post/histoire-de-la-rolex-oyster-perpetual-air-king#:~:text=L%27Air-King%20decolla&text=L%27Air-King%20fu%20lanciato,Air-Kings%20super%C3%B2%20gli%20altri.|titolo=Storia del Rolex Oyster Perpetual Air-King|sito=it.watchcertificate.com|accesso=2 febbraio 2023}}</ref>. Col passare del tempo, tuttavia l'Air King è diventato un modello d'uso civile e prodotto ancora oggi, sebbene il design si sia discostato dai modelli del secolo scorso. Già nel corso della Seconda guerra mondiale, Rolex aveva creato diversi modelli "Air": in quegli anni, infatti, erano stati realizzati anche l'Air Lion, l'Air Tiger e l'Air Giant<ref>{{Cita web|lingua=en-US|autore=swisswatchexpo|url=https://www.swisswatchexpo.com/thewatchclub/2023/06/23/rolex-air-king-ultimate-guide/|titolo=The Rolex Air-King Ultimate Guide|sito=The Watch Club by SwissWatchExpo|data=2025-04-09|accesso=2025-06-10}}</ref> (alcuni dei quali rinvenibili, seppur con certa rarità, anche in oro), che tuttavia scomparvero ben presto.
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[[File:Rolex ref. 6036 "Jean-Claude Killy", il più complicato cronografo mai realizzato da Rolex.jpg|miniatura|Rolex Datocompax ref. 6036 "Jean-Claude Killy", il più complicato cronografo mai realizzato da Rolex, risalente a metà anni Cinquanta]]
Negli anni Trenta e Quaranta circa esistevano diversi cronografi come la ref. 2916, la 3529 e il rarissimo 8206 entrambi con cassa quadrata, la 2811, la 6034 (assai raro e ricercato è il modello in oro rosa) o la 3055 (il cosiddetto "Piccolino", per via dei suoi 32 millimetri di diametro), che finì anche al polso di [[Enzo Ferrari]]. Sono inoltre da segnalare anche le reff. 3330 e 3335, che corrispondono ai primi cronografi di casa Rolex dotati di tre subdials, realizzati in poche unità tra la fine degli anni Trenta e l'inizio degli anni Quaranta. Tuttavia il primo cronografo Rolex dotato di cassa Oyster è il Datocompax ref. 4767 datato 1947, il quale oltre al cronografo aveva anche la complicazione del calendario. Il Datocompax (ribattezzato anche "Jean-Claude Killy" dallo sportivo che era solito indossarlo) viene discontinuato nel 1962, con la ref. 6236. Ad esso seguirono due referenze, la 6234 e la 6238 (quest'ultima poi soprannominata "Pre-Daytona").
[[File:Rolex Daytona ref. 6265 in oro, primi anni Settanta.jpg|miniatura|Rolex Daytona ref. 6265 in oro, primi anni Settanta]]
 
A partire dalla ref. 6239 appare sul quadrante dapprima il nome Cosmograph e, poco tempo dopo, il nome Daytona, a seguito di una prima sponsorizzazione da parte della Maison alla famosa [[24 Ore di Daytona|corsa omonima]] in [[Florida]]. La ref. 6239, oltre ad essere il primo vero Daytona, è anche il primo modello dotato di ghiera riportante la scala tachimetrica, che fino ad allora era stampigliata sul rehaut del quadrante. Nel 1965, la ref. 6240, fu la prima a introdurre i pulsanti cronografici a vite sul Daytona, caratteristica tutt'oggi tipica del cronografo, i quali soppianteranno definitivamente quelli a pompa a inizio anni Settanta. La ref. 6240 fu anche la prima a presentare, sul quadrante, la scritta Oyster, a testimonianza della sua impermeabilità (seppur non tutti i quadranti hanno questa dicitura). I pulsanti a vite tuttavia rimasero inizialmente un'eccezione della ref. 6240, tanto che la ref. 6241, anch'essa introdotta nel 1965, ne era sprovvista. Allo stesso modo anche le reff. 6262 e 6264 del 1969, con nuovo calibro Valjoux 727 portato a 21.600 alternanze orarie dalle originarie 18.000, montavano ancora i pulsanti a pompa. Queste referenze saranno le ultime a montare i pulsanti a pompa, mentre quelli a vite verranno definitivamente adottati con le reff. 6263 e 6265 commercializzate a partire dal 1972. La ref. 6265 è stata la prima a montare sia la ghiera in metallo, sia i pulsanti cronografici a vite.
 
La passione per il Rolex Daytona è da ricercarsi sia nel fatto che il marchio ha da sempre fatto da importante sponsor in numerose gare motoristiche, sia perché era facile da vedere al polso di numerose star come Paul Newman (a cui furono "dedicate" dagli appassionati diverse referenze), e ciò ne ha contribuito una grande richiesta a cui ha contribuito fortemente anche l'Italia<ref>{{Cita pubblicazione|autore=David Chokron|titolo=60 anni in pole position|rivista=The Rolex Magazine|numero=11}}</ref>.
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Originariamente i cronografi Daytona non avevano l'appeal odierno e il pubblico non li recepiva come un ''must-have,'' sebbene fossero al polso di diversi divi del cinema e di campioni di sport motoristici: un modello così sportivo e moderno non si accordava con i gusti di allora. Questo snobismo commerciale proseguirà per quasi un ventennio, prima con la nascita dei modelli al quarzo negli anni '70, e poi ancora nella prima metà degli anni '80, quando l'orologio meccanico viene considerato obsoleto (nonostante nel 1976 Rolex presenti due delle referenze più rare tra tutti i Daytona: la 6269 e 6270, quest'ultima soprannominata "End Game", in oro giallo e diamanti su quadrante e lunetta). La stessa Zenith, madre dell'El Primero, primo calibro automatico ad alta frequenza, nel frattempo finita proprietà di una società americana (la Zenith Radio Corporation), aveva cessato la produzione del suo famoso calibro proprio perché ritenuto superato dalla tecnologia del quarzo.
 
L'attenzione verso i cronografi a carica automatica riaffiorò tra il pubblico generalista grazie al coraggio di diverse aziende quali [[Breitling]], [[Eberhard (azienda)|Eberhard]] e [[Paul Picot]] che tra il 1984 e il 1985 credettero fortemente nel ritorno di fiamma dell'orologeria tradizionale. A seguito di questo rinnovato interesse verso l'orologeria meccanica, le altre maison si mobilitarono a partire dalla seconda metà degli anni Ottanta per proporre cronografi automatici con movimenti di fornitura di terze parti: esempi di questo genere sono ravvisabili in cronografi [[Audemars Piguet]] e [[Vacheron Constantin]] dotati di movimento modulare: base tempo automatica [[Jaeger-LeCoultre]] e modulo cronografico realizzato da Dubois-Depraz. Fino al 1988 il Daytona è alimentato sempre da un Valjoux 72<ref>{{Cita web|url=http://www.ranfft.de/cgi-bin/bidfun-db.cgi?10&ranfft&&2uswk&Rolex_727|titolo=bidfun-db Archive: Watch Movements: Rolex 727 (Valjoux 72)|sito=www.ranfft.de|accesso=17 giugno 2023|dataarchivio=18 giugno 2023|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20230618001554/http://www.ranfft.de/cgi-bin/bidfun-db.cgi?10&ranfft&&2uswk&Rolex_727|urlmorto=sì}}</ref> modificato (chiamato da Rolex 727), un affidabile cronografo a carica manuale, ma ormai obsoleto rispetto alla concorrenza che, già dal 1969, aveva iniziato a investire in segnatempo cronografici con meccanismi automatici, come nel caso di Zenith, di [[Seiko]] e del consorzio svizzero Chronomatic<ref>{{Cita web|url=https://italianwatchspotter.com/primo-cronografo-automatico-della-storia/|titolo=Il Primo Cronografo Automatico Della Storia: La Straordinaria Corsa Di Heuer, Zenith E Seiko {{!}} Italian Watch Spotter|data=17 giugno 2022|accesso=2 febbraio 2023}}</ref>, comprendente [[TAG Heuer|Heuer]]-[[Leonidas (azienda orologiera)|Leonidas]], [[Breitling]], [[Hamilton Watch Company|Hamilton]]-Buren e Dubois-Depraz. Negli anni Settanta, tuttavia, i cronografi meccanici hanno riscontrato scarso interesse da parte del pubblico e pertanto in quel decennio l'interesse allo sviluppo di quel tipo di calibri si è arenato.
 
Nella ricerca della durata, della competitività e dell'affidabilità, Rolex interviene sostituendo ai calibri [[Valjoux]] a carica manuale, scegliendo di adottare l'eccezionale movimento dello [[Zenith (azienda)|Zenith]] El Primero<ref>{{Cita web|url=https://www.chrono24.it/magazine/il-ruolo-chiave-di-zenith-el-primero-per-il-successo-del-rolex-daytona-p_110502/|titolo=Il ruolo chiave di Zenith El Primero per il successo del Rolex Daytona - Il magazine di Chrono24|sito=www.chrono24.it|lingua=it|accesso=24 aprile 2023}}</ref>, il miglior movimento industriale a carica automatica allora esistente sul mercato. Fu proprio grazie al rinnovato impulso dato all'orologeria meccanica e all'interesse da parte di Rolex che Zenith tornerà, proprio sul finire degli anni Ottanta, a riproporre a catalogo il proprio movimento e a fornirlo anche a case terze. Rolex apporterà numerose modifiche all'El Primero per allinearlo ai propri standard<ref name="ref_A" /> (oltre il 50% dei componenti del calibro El Primero sono stati sostituiti o modificati), con veri e propri interventi strutturali, come l'eliminazione del datario (previsto a ore 4) e la riduzione delle frequenze di oscillazione da 36.000 a 28.800 alternanze, sostituendo il bilanciere originale con il proprio, basato sul meccanismo di regolazione a microstella, già collaudato sui cronografi degli anni '60. Tutto ciò porta alla realizzazione del calibro 4030 come movimento per il primo cronografo automatico: il Daytona ref. 16520 (prima referenza a cinque cifre del Daytona), che sostituisce le reff. 6263, 6265 (che erano in acciaio o in oro) e le lussuose 6269 e 6270. Sul finire del 1988, il lancio del nuovo Rolex Daytona incontra un favore di pubblico enorme. La scarsa produzione da parte di Rolex, dovuta anche alla poca disponibilità del calibro base Zenith, scatena all'inizio degli anni '90 un vero e proprio boom collezionistico. Per i modelli precedenti, ovvero tutti i cronografi Daytona a carica manuale, l'exploit avviene solo qualche anno dopo, rendendo ancora oggi questo orologio oggetto del desiderio degli appassionati di tutto il mondo. Con la nuova generazione del Rolex Daytona, le referenze distingueranno, d'ora in poi, se il cronografo è solo in acciaio, in acciaio e oro, oppure solo in oro<ref>{{Cita web|url=https://it.watchcertificate.com/post/liste-complete-des-modeles-rolex-daytona-et-des-numeros-de-reference|titolo=Elenco completo dei modelli Rolex Daytona e dei numeri di riferimento|sito=it.watchcertificate.com|accesso=2025-06-13}}</ref> (prima non era così: ad esempio la ref. 6265 era tale sia per modelli completamente in acciaio, sia per versioni tutte in oro).
 
Nel 1989 viene presentata una nuova referenza dell'Explorer II, la 16570, rimasta in produzione per oltre due decenni. Sempre nel 1989 è entrato in produzione il GMT-Master II ref. 16710, commercializzato fino al 2007 circa. La ref. 16710 prende il posto della ref. 16760 "Fat lady".[[File:Rolex GMT Master II ref. 16710T.jpg|miniatura|Rolex GMT Master II ref. 16710T, anni Duemila. La T sta per trous borgnes (letteralmente "fori ciechi")]]