Orazio Petruccelli: differenze tra le versioni
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== Biografia ==
Nacque a Potenza il 19 aprile 1914,<ref name=M3p48/> figlio di Vincenzo e Eleonora Correale, e dopo aver conseguito la laurea in [[Scienze Politiche]] si arruolò nell'[[Arma dei Carabinieri]] come allievo nella Legione di [[Roma]].<ref name=M3p48/>
Dopo l'entrata in [[seconda guerra mondiale|guerra]] dell'Italia, il 10 giugno [[1940]], si arruolò volontario come [[Sottotenente|sottotenente di complemento]], chiedendo di essere destinato in zona di [[guerra]].<ref name=M3p48/> Il 23 marzo 1943 fu inviato alla 2ª Compagnia del 7º Battaglione Mobile Carabinieri, assegnata alla 33ª Divisione di fanteria "Acqui" di stanza sull'[[isola]] di [[Cefalonia]].<ref name=M3p48/> Dopo la proclamazione dell'[[Armistizio di Cassibile|armistizio dell'8 settembre]] [[1943]] la [[Divisione (unità militare)|divisione]] decise di resistere ai [[Germania nazista|tedeschi]]. Durante le trattative incorse tra il comandante della divisione, generale [[Antonio Gandin]], e i comandi della [[Wehrmacht]], la mattina del giorno 14 egli riunì una ventina di uomini fedeli deciso ad arrestare il generale Gandin per tradimento.<ref group=N>Dichiarazione resa dai CC.RR. Francesco Scanga e Attilio Appetecchi il 31 ottobre 1944.</ref> Il piano fallì in quanto Gandin, oggetto di un attentato da parte di un carabiniere,<ref group=N>Secondo la testimonianza dei CC.RR. Scanga e Appetecchi, un carabiniere, presumibilmente un certo Nicola Tirono, aveva lanciato una [[bomba a mano]] contro Gandin mentre questi scendeva dalla macchina, ma fortunatamente l'ordigno non era esploso.</ref> aveva messo a guardia del suo comando un reparto di fanteria armato di mitragliatrici. In quello stesso frangente, sfidando un picchetto armato tedesco, egli ammainò la bandiera germanica issata oltraggiosamente nella piazza di [[Argostoli]], innalzando nuovamente quella italiana.<ref name=M3p49>{{Cita|Matassini 2013|p. 49}}.</ref>
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