Carlo Antonio Marin: differenze tra le versioni
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Ottenuto da Corfù un primo verdetto negativo all'annullamento, Isabella non rinunciò ai propri propositi: forte dell'aiuto, anche economico, dell'influente Inquisitore [[Giovanni Battista VI Albrizzi|Albrizzi]] e grazie alla mediazione di [[Pietro Pesaro]], ambasciatore della Serenissima Repubblica a Roma, ottenne l'interessamento del pontefice. Per intercessione di [[Pio VI]], il [[vescovo di Belluno]] ricevette infatti l'incarico di rivedere il processo di annullamento di matrimonio. Il 6 luglio 1795 arrivò infine da Belluno risposta positiva all'annullamento.
[[Ippolito Nievo]], nipote di Carlo di Girolamo Marin, si ispirò a Carlo Antonio nel delineare il personaggio del conte Rinaldo di Fratta
{{quote|Da ultimo ho ripreso fra mano la famosa opera del conte Rinaldo, e fra un mese ne sarà pubblicato il secondo fascicolo; [...] Spero che se ne gioverà assai la patria letteratura, e che gli studi critici sul commercio veneto, e sulle istituzioni commerciali dei Veneziani durante il medio evo, serviranno di splendido commento alla storia, che va compilando con così profonda dottrina il nostro Romanin|Ippolito Nievo, Le confessioni d'un italiano}}
Il patrizio fu infatti autore di una ''Storia civile e politica del commercio de' Veneziani'' in otto volumi pubblicata a [[Venezia]] nel 1808. Non fu però così lusinghiero il giudizio espresso da [[Samuele Romanin]]: egli ritenne infatti che l'opera del Marin, seppur frutto di "''assidui e pazienti studi''", soffrisse di "''mancanza di lingua e di lucidezza del dettato''" e "''lascia[sse] a desiderare quanto alle notizie di trattati e [...] leggi e deliberazioni''"<ref>S. Romanin, Storia di Venezia, Venezia, Naratovich, 1860, pp. 57-58.</ref>.
Carlo Antonio fu proprietario di [[Gardigiano#Villa_Marin|villa Marin]] a [[Gardigiano]].
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