Calcio (Italia): differenze tra le versioni
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== Storia ==
Le origini della moderna Calcio sono molto antiche: possono essere fatte risalire al [[III secolo a.C.]], epoca in cui si verificò la [[Impero Romano|colonizzazione Romana]]. Tale ipotesi è suffragata da numerosi ritrovamenti avvenuti sul territorio comunale, tra i quali spicca un mosaico di straordinaria fattura che, ritenuto il miglior esempio di arte romana di tutta la provincia bergamasca, è oggi custodito nel [[Museo Archeologico di Bergamo]]. {{
Anche il significato etimologico del nome risalirebbe a quel periodo: ''calx'' infatti indicherebbe proprio il materiale presente in natura con il nome di calcio (i cui composti assumono il nome di [[calce]]), molto comune in quel tempo specialmente sulle rive del fiume Oglio, dove si verificarono i primi insediamenti umani stabili.
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La costruzione è imponente; all'interno la lunghezza massima è di 69 metri, e la larghezza massima di 33. All'esterno il tempio misura 76 metri per 36. La facciata, sormontata da cinque statue di santi, è alta 33 metri al vertice del timpano, mentre la cupola, ricoperta con ardesie di Savoia, arriva ad un'altezza di 64 metri alla sommità della croce.<ref name="Muoni27">{{cita|Muoni 1875|p. 27}}.</ref> L'interno, originariamente quasi interamente spoglio (solo sui pennacchi della cupola erano già stati eseguiti affreschi da [[Giacomo Trecourt]]), venne decorato trasferendo opere dall'[[Chiesa di San Rocco (Calcio)|oratorio di San Rocco]] e dalla pieve vecchia diverse tele di [[Enea Salmeggia]], del Chiaveghino ed altri (fra queste una copia di autore ignoto della ''[[Madonna col Bambino in gloria e i santi Rocco, Francesco e Sebastiano]]'' del Salmeggia). Gli affreschi risalgono principalmente al Novecento da artisti come [[Giacomo Campi]] (che qui operò nel 1906 sulla parete d'ingresso e sul coro), Umberto Marigliani (che lavorò alla volta e al catino absidale nel 1934), e Mario Albertella (che lavorò nella cappella del crocefisso nel 1934). Il vecchio altare fu sostituito nel 1940 con un altare imponente abbellito con delle sculture marmoree di Pietro Ferraroni.
All'interno, in dodici nicchie, si trovano le statue dei dodici apostoli eseguite dal conte Gerolamo Oldifredi Tadini, a cui s'aggiungono le statue lignee di ''Cristo morto'' (1731), ''San Gottardo'' (1627), ''San Carlo'' (1674), ''San Biagio'' (1738) e ''San Vittore'' (XVIII secolo). Vicino all'ingresso troviamo la statua di un angelo adorante, mentre negli altari laterali vi sono una statua della ''Madonna Immacolata'' e della ''Madonna del Rosario'', entrambe di fattura recente.
=== Arte murale ===
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