Probabilismo: differenze tra le versioni

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==Probabilismo etico==
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{{Vedi anche|Casuistica}}
Con tale termine si designa anche la dottrina - cui facevano frequentemente appello i [[Gesuiti]] nel [[secolo XVII|sec. XVII]] - secondo cui, nei casi in cui l'applicazione di una regola morale sia dubbia, per non peccare basterebbe attenersi ad una opinione probabile, intendendosi per opinione probabile quella sostenuta da qualche teologo.
 
All'inizio del XVII secolo alcuni teologi dell'ordine dei [[Gesuiti]], come A. Escobar y Mendoza ed E. Bauny proponevano una morale di tipo individuale e istintivo, tale che, in caso di dubbio morale, si affidi alla [[coscienza (filosofia)|coscienza]] e non alla dottrina come più attendibile circa la probabile giustezza dell'azione. Dopo la condanna ripetuta del Santo Uffizio (dal 1665 al 1678) di tale tesi, anche [[Blaise Pascal]]<ref>B. Pascal, ''Lettres provinciales'' (V)</ref> l'attaccava duramente nelle sue ''Lettere provinciali''.
 
Anche [[David Hume]] può esser fatto rientrare in questa categoria, poiché, infirmato il concetto di [[causa (filosofia)|causa]], egli negava l'esistenza di criteri generali di [[verità]], ma ammetteva un criterio sufficiente a dirigere la condotta morale. La sua azione polemica era diretta contro il [[determinismo causalistico]], tipico del [[meccanicismo]] materialistico.
 
Il padre domenicano [[Bartolomé De Medina]] nel 1577 si fece promotore di una "teoria morale della probabilità". In essa si sosteneva che nelle scelte morali, quando un caso è dubbio, non resta che affidarsi a un ''probabilismo'' secondo il quale, valutati i pro e i contro, si deve seguire tra le varie ipotesi di giustezza etica, quella che, "probabilisticamente", appare la migliore.
 
==Probabilismo ontico==