Uniting for consensus: differenze tra le versioni
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== La riforma del Consiglio di Sicurezza ==
Dalla sua creazione nel 1945, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite è stato sottoposto solo una volta a una riforma; a seguito dell’entrata in vigore degli emendamenti alla Carta delle Nazioni Unite previsti dalla risoluzione n. 1991 del 1963
Tenuto conto della forte crescita dei paesi membri dell’ONU (che avevano raggiunto il numero di 193, rispetto ai 117 nel 1963) e dell’opportunità di riequilibrare la rappresentanza dei vari gruppi regionali in seno al Consiglio di Sicurezza, nel 1993 l’Assemblea Generale istituì, tramite la risoluzione 48/26
== Il Coffe Club ==
L’Italia - su iniziativa del Rappresentante Permanente, Amb. Francesco Paolo Fulci - assieme a Pakistan, Messico ed Egitto, allineati sul netto rifiuto dell’aumento del numero di seggi permanenti del Consiglio di Sicurezza e sulla volontà di favorire, invece, l’ampliamento dei seggi elettivi, fondò nel 1995 il gruppo informale conosciuto come “Coffee Club” (dall’espressione “Let’s have a cup of coffee, first”, con cui l’Amb. Fulci aprì i lavori). Ai fondatori iniziali si aggiunsero altri Paesi, tra cui Argentina, Canada, Repubblica di Corea, Spagna e Turchia ed in breve tempo il gruppo arrivò a comprendere circa 50 Paesi dell’Asia, Africa ed America Latina. La tesi del “Coffee Club” era che l’aumento dei membri permanenti avrebbe ulteriormente accentuato la disparità fra i Paesi membri e comportato l’estensione di una serie di privilegi con un “effetto a cascata” sulla ''governance'' del sistema onusiano<ref>{{Cita libro|titolo=Pamela Preschern (2009).
== I primi tentativi di riforma ==
Nel 1997, una prima proposta che ipotizzava un aumento dei seggi permanenti fallì, anche grazie all’opposizione di un gruppo di Paesi membri contrari ad un allargamento dei membri permanenti
Anche la dichiarazione solenne adottata dal Summit del Millennio del 6-8 settembre 2000 si limitò a impegnare genericamente la comunità internazionale a “intensificare i suoi sforzi per conseguire una riforma onnicomprensiva (Comprehensive) del Consiglio di Sicurezza in tutti i suoi aspetti”
Nel 2003, il Segretario Generale Kofi Annan incaricò un apposito panel di alto presieduto dall’ex primo ministro thailandese Panyarachun livello (“High Level Panel on Threats, Challenges and Change”) di affrontare il tema di una riforma complessiva delle Nazioni Unite. Il gruppo elaborò una serie di proposte, ma non riuscì ad accordarsi su una soluzione unanime per quanto riguardava l’ampliamento del Consiglio di Sicurezza
In vista di tale scadenza, l’Italia presentò - a nome del Coffee Club - un position paper nel cui ambito venne utilizzato per la prima volta il termine “Uniting for Consensus”. Alla prima riunione del Gruppo, tenuta al Roosevelt Hotel di New York l'11 aprile 2005, su invito dell'Italia e degli ambasciatori di altri stati parteciparono rappresentanti di 119 Paesi. In quell'anno 12 membri del core group UfC presentarono un progetto di risoluzione per la riforma del Consiglio di Sicurezza, in concorrenza con i progetti presentati rispettivamente dal [[G4 (diplomazia)|''G4'']] (composto da Germania, Giappone, Brasile e India) e dal Gruppo dei paesi africani.
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2. I Paesi africani (53) speravano di poter conferire un ruolo di primo piano al continente africano all'interno del Consiglio di Sicurezza attraverso l'assegnazione di due seggi permanenti e di tre nuovi seggi non permanenti.
3. Il gruppo Uniting for Consensus aveva l'obiettivo dichiarato di raggiungere il più ampio consenso possibile per ogni riforma della Carta dell'Onu, e proponeva un allargamento del CdS a 25 membri finalizzato a creare seggi per i gruppi regionali sottorappresentati
In mancanza di un accordo, il Vertice si concluse con una nuova dichiarazione generica sulla necessità di una riforma tesa a rendere il CdS “maggiormente rappresentativo, efficiente e trasparente”. Le cause del fallimento del tentativo di riforma sono principalmente da ricondurre al contrasto fra i Paesi africani che reclamavano per loro un seggio permanente ([[Egitto]], [[Nigeria]], [[Sudafrica]]) e gli altri Stati del continente nonché alle tensioni USA-Germania dovute all'[[invasione dell'Iraq]] del 2003. == I negoziati intergovernativi di New York sulla riforma del Consiglio di sicurezza ==
Nel febbraio 2009 (in conformità con la decisione 62/577 adottata dall'AG nel settembre 2008
Nella nuova proposta presentata il 20 aprile 2009 dal Rappresentante Permanente dell’Italia presso l'ONU, Amb. [[Giulio Terzi di Sant'Agata]] l'opposizione all'allargamento del numero dei membri permanenti venne spiegata principalmente con l'inopportunità di mantenere l'istituto del ''veto'', nato nel dopoguerra ma insensato dopo la fine della [[guerra fredda]]. Consci del carattere irrealistico della proposta di eliminare il veto (più realizzabile la restrizione dell'ambito di applicazione dello stesso o il vincolo del suo utilizzo a un obbligo di motivazione), i Paesi UfC sostengono, tuttavia, l'inopportunità della creazione di Membri permanenti senza veto del CdS, che relegherebbe gli altri Stati alla condizione di membri di Serie B. Il Gruppo propose pertanto di incrementare il numero dei membri non permanenti per ciascun gruppo regionale, lasciando la decisione sulle modalità di elezione di tali seggi ai gruppi stessi. In particolare, erano proposte due opzioni alternative: 1) un mandato di 3-5 anni senza possibilità di rielezione; 2) un mandato di due anni con possibilità di rielezione per un massimo di due volte consecutive. Venivano inoltre mantenuti i Seggi di durata biennale, senza la possibilità di rielezione immediata, assegnati sia su base regionale che a piccoli e medi Paesi. Inoltre venivano reiterati i punti della proposta del 2005 relativi a: miglioramento dei metodi di lavoro del Consiglio di Sicurezza, maggiore trasparenza e migliore coordinamento con l’Assemblea Generale. Infine, venne introdotto un meccanismo di revisione ogni 10-16 anni, che comprendeva una rivalutazione sia della composizione che dei metodi del lavoro del Consiglio di Sicurezza<
In vista del settantesimo anniversario della creazione dell’ONU nel 2015, ci fu un nuovo impulso nel processo di riforma. A gennaio di quell’anno, il gruppo UfC pubblicò un nuovo documento, intitolato “UN Security Council reform is possible. Uniting for Consensus is committed to this approach. Compromise to achieve broad-based consensus is needed”<
Nonostante tali sforzi, in mancanza di un accordo complessivo, nel settembre 2025 l’Assemblea Generale non poté far altro che approvare la consueta decisione di rollover che rinviava alla sessione successiva dell’UNGA a prosecuzione dei lavori dell’IGN
== Presentazione formale del nuovo modello UfC ==
Da ultimo, nell’ambito della 78° sessione dell’Assemblea Generale, i gruppi negoziali sono stati invitati a presentare formalmente i propri modelli
Quanto al potere di veto, il gruppo UfC lo ritiene uno “strumento anacronistico” e causa principale di molti blocchi in Consiglio di Sicurezza. Tuttavia, riconoscendo le complessità legate alla modifica della Carta delle Nazioni Unite, che richiede il consenso dei P-5, l’UfC sostiene misure per limitarne l’utilizzo in circostanze specifiche, come nel caso di atrocità di massa e crimini di guerra. La proposta del gruppo UfC pone infine attenzione alla revisione dei metodi di lavoro del Consiglio di Sicurezza e al rafforzamento dei rapporti tra tale organismo e l'Assemblea Generale, avanzando vari suggerimenti a tale proposito<ref>{{Cita web|url=Nicoletta Pirozzi, Grasping the nettle of UN Security Council: the Uniting for Consensu proposal, https://www.iai.it/sites/default/files/2023_pirozzi_grasping-the-nettle.pdf|titolo=}}</ref>.
== Note ==
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