Tomba di Rachele: differenze tra le versioni

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Contravvenendo agli accordi dell'armistizio, la Giordania proibì l'accesso alla tomba ad ebrei ed israeliani durante tutto il periodo della sua dominazione (1948-1967).
 
Nel giorno di Kippur dell’anno 2000, mentre veniva lanciata l’intifada delle stragi terroristiche, il quotidiano palestinese [[Al-Hayat al-Jadida]] pubblicò un articolo in cui per la prima volta, allontanandosi dalla tradizione musulmana che fino ad allora coincideva con quella ebraica, si sosteneva che “''la tomba è falsa, ed era originariamente una moschea musulmana''” (in particolare una moschea costruita, in un imprecisato momento dopo la conquista araba, in onore di Bilal ibn Rabah, un etiope ritenuto il primo [[muezzin]] della storia islamica). Fino ad allora tutti i riferimenti ufficiali al sito fatti dall’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) facevano riferimento al sito come “''Qubbat Rakhil''”, la tomba di Rachele.
 
Durante la [[seconda intifada]], la tomba di Rachele è stato attaccata con armi da fuoco, sia dalla direzione del campo profughi di Aida tra [[Beit Jala]] e Betlemme, oltre che dai tetti delle case a ovest e a sud-est. Le forze dell'Autorità Nazionale Palestinese, presumibilmente responsabili di mantenere l'ordine, presero parte attiva ai combattimenti. A un certo punto, a 50 ebrei si trovarono assediati all'interno della tomba di Rachele, mentre era in corso uno scontro a fuoco tra l'esercito israeliano e le forze dell'Autorità Palestinese. Il 2 aprile del 2002, l'esercito israeliano è tornato a Betlemme, nel quadro dell'Operazione Scudo Difensivo e vi rimase per un certo tempo.