Lettera VII: differenze tra le versioni

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|didascalia = Presunto ritratto di Platone rinvenuto a Delfi
|autore = [[Platone]] o [[Speusippo]]
|annoorig = [[IV secolo a.C.]]
|forza_cat_anno = no
|genere = [[epistola]]
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[[File:Epistole VII beginning. Codex Parisinus graecus 1807.jpg|thumb|L'inizio della ''Lettera VII'' in un manoscritto medievale (IX secolo), il più antico che sia stato conservato (Parigi, [[Bibliothèque Nationale]], ''Codex Parisinus graecus'' 1807)]]
La '''''Lettera VII''''', insieme alla ''Lettera VIII'', è oggiun'epistola che la tradizione attribuisce a [[Platone]]. Scritta in prima persona, è di gran lunga la più lunga delle epistole del pensatore ateniese e offre un resoconto autobiografico delle sue attività in Sicilia nell'ambito degli intrighi tra Dione e Dionigi di Siracusa per la tirannia di Siracusa. Contiene anche un lungo intermezzo filosofico riguardante la possibilità di scrivere vere opere filosofiche e la teoria delle forme. Supponendo che la lettera sia autentica, fu scritta dopo l'assassinio di Dione da parte di Calippo nel 353 a.C. e prima che quest'ultimo venisse a sua volta rovesciato un anno dopo.

Oggi viene consideratareputata dalla maggioranza degli studiosi l'unica delle [[Lettere (Platone)|tredici lettere]] di [[Platone]] ragionevolmente attribuibile al filosofo ateniese.<ref>In epoca recente l'autenticità della lettera è stata negata da Ludwig Edelstein, ''Plato's Seventh Letter'', Leiden, Brill, 1966 e in seguito da {{cita|Burnyeat e Frede}}. Per una rassegna degli studi sulla questione, vedere l'edizione curata da Filippo Forcignanò (2019), pp. 9-16, che la ritiene autentica.</ref> Nella lettera, Platone narra le principali fasi della sua formazione filosofica e politica,<ref>Secondo [[Luc Brisson]], che la considera autentica, si tratta del primo racconto autobiografico (con l{{'}}''Antidosi'' di [[Isocrate]]) della letteratura greca ([[Luc Brisson]], ''Lecture de Platon'', Parigi, Vrin, 2000, p. 15).</ref> soffermandosi in particolare sul fallimento dei tre tentativi fatti a [[Siracusa (città antica)|Siracusa]] per cercare di riformare la città, ponendovi a capo un re filosofo. La lettera è infatti la più importante fonte sui [[viaggi di Platone in Sicilia]],<ref name=riginos70.1>{{cita|Riginos|p. 70, nota 1}}.</ref><ref>{{cita|Monoson|p. 145}}.</ref> poiché essa ha un impianto sostanzialmente [[Autobiografia|autobiografico]]<ref>{{cita|Melling|p. 26}}.</ref> e il suo nucleo narrativo è rappresentato proprio dai tre viaggi.<ref name=vegetti108>[[Mario Vegetti]], «Platone», in {{cita|Eco e Fedriga|p. 108}}.</ref>
 
== Data di composizione e attribuzione ==
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Tuttavia, va detto che questa interpretazione così rivoluzionaria non è accettata da tutti gli studiosi, ma, anzi, la sua comparsa è stata accompagnata da vivaci polemiche. Questo perché le critiche alla scrittura di cui si è detto non rimandano necessariamente all'esistenza di una sapienza segreta. In particolare, molti studiosi fanno notare che nei passi citati Platone avrebbe più semplicemente voluto dire che la verità non si apprende banalmente dai libri o dai testi scritti in generale, bensì dall'indagine interiore e dal dialogo continuo; ed essendo una conquista dell'anima, «essa non si può in alcun modo comunicare, ma come fiamma si accende da fuoco che balza» (341c-d). In questo senso, i dialoghi non avrebbero valore ultimativo, poiché la ricerca filosofica deve essere continuata al di là dello scritto, nell'anima, e la sua acquisizione è un evento immediato e improvviso, non comunicabile.<ref>F. Trabattoni, ''Scrivere nell'anima'', Firenze 1994, pp. 200-245.</ref> D'altra parte, la stessa incomunicabilità di queste dottrine porterebbe a pensare che non solo la scrittura, ma anche l'oralità non sia in grado di trasmetterle.<ref>M. Isnardi Parente, ''Filosofia e politica nelle Lettere di Platone'', Napoli 1970, pp. 152-154.</ref> Infine, per quanto riguarda la ricostruzione di queste dottrine orali, in molti hanno messo in dubbio la validità delle testimonianze di Aristotele e Sesto Empirico – il primo perché scrisse quei passi animato da spirito teoretico e non storiografico, interessato cioè a confrontarsi con le teorie dei predecessori reinterpretandole alla luce della sua filosofia,<ref>Si vedano al riguardo i contributi di [[Margherita Isnardi Parente]] a: E. Zeller, R. Mondolfo, ''La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico'', vol. III/1, Firenze, La Nuova Italia, 1967, pp. 108-131, vol. III/2, pp. 907-14, 938-963.</ref> e il secondo, nonostante un diverso approccio alle dottrine precedenti, perché vissuto molti secoli dopo Platone.
 
== Edizioni e traduzioniitaliane ==
* {{cita libro|autore=Platone|titolo=L'utopia del potere (La settima lettera)|curatore=Paulo Butti de Lima|traduttoretrad=[[Maria Grazia Ciani]]|editore=[[Marsilio Editore|Marsilio]]|città=Venezia|anno=2015|lingua=grc, it|ISBN=978-88-317-2043-4|anteposizione-curatore=no}}
* {{cita libro|autore=Platone|titolo=Settima lettera|curatore=Filippo Forcignanò|città=Roma|editore=[[Carocci Editore|Carocci]]|città=Roma|anno=2019||lingua=grc, it|ISBN= 978-88-430-9902-3|anteposizione-curatore=no}}
 
== Note ==