Lettera VII: differenze tra le versioni
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|didascalia = Presunto ritratto di Platone rinvenuto a Delfi
|autore = [[Platone]] o [[Speusippo]]
|annoorig =
|forza_cat_anno = no
|genere = [[epistola]]
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[[File:Epistole VII beginning. Codex Parisinus graecus 1807.jpg|thumb|L'inizio della ''Lettera VII'' in un manoscritto medievale (IX secolo), il più antico che sia stato conservato (Parigi, [[Bibliothèque Nationale]], ''Codex Parisinus graecus'' 1807)]]
La '''''Lettera VII''''', insieme alla ''Lettera VIII'', è
Oggi viene == Data di composizione e attribuzione ==
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Tuttavia, va detto che questa interpretazione così rivoluzionaria non è accettata da tutti gli studiosi, ma, anzi, la sua comparsa è stata accompagnata da vivaci polemiche. Questo perché le critiche alla scrittura di cui si è detto non rimandano necessariamente all'esistenza di una sapienza segreta. In particolare, molti studiosi fanno notare che nei passi citati Platone avrebbe più semplicemente voluto dire che la verità non si apprende banalmente dai libri o dai testi scritti in generale, bensì dall'indagine interiore e dal dialogo continuo; ed essendo una conquista dell'anima, «essa non si può in alcun modo comunicare, ma come fiamma si accende da fuoco che balza» (341c-d). In questo senso, i dialoghi non avrebbero valore ultimativo, poiché la ricerca filosofica deve essere continuata al di là dello scritto, nell'anima, e la sua acquisizione è un evento immediato e improvviso, non comunicabile.<ref>F. Trabattoni, ''Scrivere nell'anima'', Firenze 1994, pp. 200-245.</ref> D'altra parte, la stessa incomunicabilità di queste dottrine porterebbe a pensare che non solo la scrittura, ma anche l'oralità non sia in grado di trasmetterle.<ref>M. Isnardi Parente, ''Filosofia e politica nelle Lettere di Platone'', Napoli 1970, pp. 152-154.</ref> Infine, per quanto riguarda la ricostruzione di queste dottrine orali, in molti hanno messo in dubbio la validità delle testimonianze di Aristotele e Sesto Empirico – il primo perché scrisse quei passi animato da spirito teoretico e non storiografico, interessato cioè a confrontarsi con le teorie dei predecessori reinterpretandole alla luce della sua filosofia,<ref>Si vedano al riguardo i contributi di [[Margherita Isnardi Parente]] a: E. Zeller, R. Mondolfo, ''La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico'', vol. III/1, Firenze, La Nuova Italia, 1967, pp. 108-131, vol. III/2, pp. 907-14, 938-963.</ref> e il secondo, nonostante un diverso approccio alle dottrine precedenti, perché vissuto molti secoli dopo Platone.
== Edizioni
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== Note ==
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