Geppetto: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Etichette: Modifica visuale Link a pagina di disambiguazione |
Nessun oggetto della modifica |
||
Riga 47:
Compare dal secondo capitolo del libro, in cui va a trovare l'amico falegname mastr'Antonio per farsi prestare un pezzo di legno. Stufo di patire la fame con il suo misero mestiere, Geppetto prende la decisione di diventare un [[burattinaio]] affinché possa guadagnarsi da vivere. Dopo aver esposto questo suo piano, il ciocco di legno che aveva tormentato Antonio il capitolo prima, si complimenta a "Polendina" per l'idea, facendo arrabbiare Geppetto che accusa Antonio dell'insulto, arrivando a picchiarsi e mordersi i loro finti capelli. Subito dopo, mentre Antonio cerca di dargli lo stesso ciocco, questi si butta contro le gambe di Geppetto e parte un'altra incomprensione e lite tra i due.<ref>{{Cita libro|autore=Carlo Collodi|wkautore=Carlo Collodi|titolo=[[Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino]]|annooriginale=1881-1883|anno=1902|editore=R. Bemporad & figlio|città=Firenze|capitolo=Capitolo II}}</ref>
Tornato a casa con il ciocco, Geppetto si fabbrica subito il [[Marionetta|burattino]] e lo battezza Pinocchio in onore di una famiglia a lui amica in cui portavano tutti lo stesso nome. Durante la lavorazione, Pinocchio si dimostra vivo e dispettoso, facendo linguacce, rubando la parrucca e tirando calci, eppure Geppetto non solo non è terrorizzato quanto Antonio, ma lo definisce anche "figliolo" e si autodefinisce il suo "babbo". Una volta terminato, Pinocchio impara a camminare e subito imbuca la porta e corre per le vie della città, inseguito da Geppetto. Un [[carabiniere]] lo ferma, e quando Geppetto sgrida Pinocchio e gli promette che lo punirà per questa sua scappatella, facendo piangere la marionetta, i cittadini iniziano a vociferare che forse Pinocchio sia scappato perché Geppetto è violento e
Nei seguenti capitoli, Pinocchio non è per niente scosso o preoccupato del fato del genitore, ma inizia pian piano a pentirsi di ciò, quando inizia a patire la fame e non trova nulla in casa.<ref>{{Cita libro|autore=Carlo Collodi|wkautore=Carlo Collodi|titolo=[[Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino]]|annooriginale=1881-1883|anno=1902|editore=R. Bemporad & figlio|città=Firenze|capitolo=Capitolo V}}</ref> A dimostrazione della sua incuranza, Pinocchio si addormenta quindi con i piedi sul braciere, trovandoseli bruciati il giorno dopo.<ref>{{Cita libro|autore=Carlo Collodi|wkautore=Carlo Collodi|titolo=[[Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino]]|annooriginale=1881-1883|anno=1902|editore=R. Bemporad & figlio|città=Firenze|capitolo=Capitolo VI}}</ref>
|