Adriano Olivetti: differenze tra le versioni

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Partecipò con [[Carlo Rosselli]], [[Ferruccio Parri]], [[Sandro Pertini]] e altri alla liberazione di [[Filippo Turati]].<ref>{{Cita web|autore=[[Giuseppe Turani]]|url=http://www.uominiebusiness.it/default.aspx?c=635&a=24176&tag=11-01-2016-IlmitodiAdriano|titolo=Il mito di Adriano|sito=Uomini&Business|editore=[[Quotidiano Nazionale]]|data=11 gennaio 2016|accesso=17 aprile 2025|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20160214002923/http://www.uominiebusiness.it/default.aspx?c=635&a=24176&tag=11-01-2016-IlmitodiAdriano|dataarchivio=14 febbraio 2016|urlmorto=sì}}</ref> Per concezione formativa era vicino al movimento politico "Giustizia e Libertà". Con la famiglia Levi, Adriano fu tra i protagonisti della rocambolesca fuga: ospitato prima dai Levi nella loro casa di Torino, Turati raggiunse poi Ivrea. Fece tappa nella notte in casa di Giuseppe Pero, dirigente della Olivetti, per ripartire al mattino seguente in una macchina guidata da Adriano che raggiungerà [[Savona]], dove li aspettava Pertini con cui l'esule si imbarcò per la [[Corsica]] per poi raggiungere la [[Francia]] e [[Parigi]].<ref>Valerio Ochetto, ''Adriano Olivetti. La biografia'', Edizioni di Comunità, 2015, pag. 300.</ref> Come abbia potuto Adriano Olivetti non essere coinvolto nell'inchiesta fascista che seguì alla fuga di Turati non è chiaro. Possiamo solo formulare due ipotesi: una, che riguarda la fortuna o la superficialità delle indagini; l'altra, (che può solo essere ipotizzata) riguardante protezioni che vennero dagli ambienti "giodiani" torinesi.
 
Dal 1931 la questura di [[Aosta]] (dalla quale l'imprenditore necessitava la certificazione di appartenenza alla [[razza ariana]] a causa delle origini del padre [[Ebrei|ebreo]]) definì il giovane Olivetti come sovversivo.<ref name=Adriano_Olivetti>{{cita web|url=http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/biografie/adriano-olivetti/46/default.aspx|titolo=Adriano Olivetti-La storia siamo noi|accesso=10 giugno 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130621160041/http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/biografie/adriano-olivetti/46/default.aspx|dataarchivio=21 giugno 2013|urlmorto=sì}}</ref> Adriano Olivetti venne poi nominato Direttore generale e, parallelamente all'assunzione di responsabilità nella [[Complesso Olivetti|fabbrica di Ivrea]], dimostrò maggiore prudenza nei confronti del regime. Quindi sposò Paola Levi, sorella di [[Gino Levi Martinoli|Gino]], con [[Matrimonio|rito civile]].<ref name=ochetto/> Paola, insofferente al provincialismo eporediese, lo convinse a trasferire casa a [[Milano]]; questa fu una delle svolte culturali per Adriano, perché nel capoluogo meneghino poté incontrare quell'[[intelligencija|intellighenzia]] che lo avvicinò in seguito all'[[architettura]], l'[[urbanistica]], la [[psicologia]] e la [[sociologia]]. Ebbe ancora problemi con il [[fascismo|Regime]] quando il fratello di Gino e Paola Levi, Mario (che lavorava alla Olivetti), venne fermato alla frontiera con la [[Svizzera]], essendo l'auto carica di manifestini di [[Giustizia e Libertà]]: riuscì a fuggire, ma la conseguenza fu che Gino Levi e il padre furono arrestati, rimanendo per circa due mesi nellein patrie galeregalera.
 
Adriano in quel frangente si mobilitò e molto spese del suo per difendere il suocero e l'amico cognato. È quello il periodo in cui a Camillo Olivetti fu momentaneamente ritirato il passaporto. Tuttavia i rapporti con il fascismo migliorarono negli anni trenta. Sarà soprattutto l'incontro con gli architetti [[Figini e Pollini|Luigi Figini]] e [[Gino Pollini]], i quali erano la punta più avanzata di quel razionalismo in architettura che in un primo periodo venne sostenuto anche da [[Benito Mussolini|Mussolini]]. I due architetti erano i corrispondenti italiani del grande [[Le Corbusier]], il quale, pure lui, per un certo periodo fu estimatore di Mussolini in quegli anni che saranno definiti ''del consenso'',<ref>Renzo De Felice, ''Gli anni del consenso'', Einaudi</ref> tanto che Figini e Pollini aderirono al [[partito Nazionale Fascista|partito fascista]].