Augusto Del Noce: differenze tra le versioni

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Del Noce in sintesi ha mostrato come il tradimento e la perdita della Scolastica, attuata innanzitutto da Cartesio, ha come punto centrale l'idea di [[Idea]], che è passata ad essere da struttura del reale a struttura del razionale, passando quindi dal dominio dell'[[ontologia]] a quello della [[psicologia]]. Per questo non vi è alcuna spiegazione se non il rifiuto pregiudiziale di riconoscere uno statuto ontologico all'idea, cosicché non vi sarebbe appunto alcuna ''necessità'' di trapasso della Scolastica né tantomeno alcuna necessità di genesi del [[razionalismo]]; in tal senso la famosa critica di [[Immanuel Kant|Kant]] varrebbe quindi solo contro Cartesio ''e non'' contro Sant'Anselmo, il cui platonismo gli permetteva ancora di inferire ''necessariamente'' la «perfezione» dell'esistenza dall'idea dell'Essere con ogni perfezione, cioè dall'idea di Dio.
 
Del Noce prosegue la sua analisi mostrando quindi come in Cartesio, che pur nelle sue intenzioni voleva essere un ''defensor Fidei'', già sussisteva ''in nuce'' ogni forma di illuminismo che avrebbe poi dominato nel [[XVIII secolo|Settecento]], per questo egli parla di un pre-illuminismo cartesiano e aggiunge inoltre che proprio Cartesio, fiero avversario del libertinismo dilagante nel suo tempo, fu colui che tradusse l'ateismo libertinisticolibertino e irrazionalistico nella sua forma razionalizzata, cioè nell'illuminismo, che sarebbe stato appunto un libertinismo razionalistico. Si noti che Del Noce non pone giudizi sulla persona di Renato Cartesio, e anzi sottolinea come al suo tempo egli si poteva davvero credere il grande condottiero vincitore della battaglia culturale del Cristianesimo contro il libertinismo, ma ciò perché non era riuscito a prevedere una forma di ateismo non-irrazionalistico e non-relativistico quale fu appunto l'illuminismo settecentesco, che non si limitò più ad opporsi alla Scolastica ma che formò una propria dogmatica visione della storia in cui il Cristianesimo, rappresentato dalle [[leggenda nera dell'Inquisizione|leggende nere]] del [[Medioevo]], era stato solo un ostacolo per lo «sviluppo» e l'«emancipazione» dell'umanità (si tenga presenta la definizione kantiana di «''illuminismo''»).
 
Da Cartesio in poi -secondo Del Noce- sono comunque due i percorsi filosofici che partono e che sviluppano i due aspetti compresenti in Cartesio, ovvero l'illuminismo e lo [[spiritualismo]]: da una parte infatti [[Étienne Bonnot de Condillac|Condillac]], [[Immanuel Kant|Kant]], [[Nicolas de Condorcet|Condorcet]], fino a Hegel e Marx riceveranno il lascito propriamente razionalistico e ''sensu lato'' [[materialismo|materialistico]] di Cartesio, dall'altra invece [[Blaise Pascal|Pascal]], [[Nicolas Malebranche|Malebranche]], [[Giambattista Vico|Vico]] e infine [[Antonio Rosmini|Rosmini]] saranno gli eredi del suo patrimonio spiritualistico, inteso questo come filosofia di accordo fra ragione naturale e fede cristiana, posta la distanza epistemologica dalla Scolastica; famosa ed illuminante è a questo proposito la teoria della «visione in Dio» di Malebranche, nonché la distinzione pascaliana fra «Dio dei filosofi» e «Dio di [[Gesù Cristo]]». Andando comunque alla radice del problema del tradimento della metafisica cristiana ([[Tomismo]]) da parte di Cartesio e del conseguente illuminismo, Del Noce individua come unica possibile condizione per tale tradimento il rifiuto del [[peccato originale]] come male metafisico e quindi il rifiuto dello «''status naturae lapsae''» di cui proprio il Cristo sarebbe il redentore: senza alcuna natura umana da redimere, cioè senza necessità di alcun redentore, il razionalismo ha sostituito il peccato con l'ignoranza e Dio con la ragion critica, rifacendosi così ad un [[pelagianesimo]] laicizzato che da solo rende possibile una qualsiasi forma di ateismo. Egli nota, infine, che avendo rifiutato la radice metafisica del male se ne è dovuta cercare quella fisica o psicofisica, secondo gli schemi ideologici che nel Novecento avrebbero reso la [[psicanalisi]] e la [[psicologia]] gli elementi complementari allo [[scientismo]] per una completa e non riduttiva visione del mondo senza Dio, e per una definitiva «''ateologizzazione''» della ragione.
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La giustificazione epistemologica di questa analisi è data dal fatto incontestabile che la storia del Novecento inizia da un fatto filosofico, ovvero dal passaggio della filosofia marxiana in azione politica, ovvero dalla coerentizzazione di quella che Del Noce definisce la «non-filosofia di Marx»: da ciò appare non solo giustificato ma anche necessario portarsi sul piano storico della filosofia per comprenderne il suo portato teoretico, e così disinnescarne il suo sostrato ideologico. Del Noce si affianca a diversi studiosi stranieri, quali ad esempio Voegelin, per rintracciare l'inizio della cosiddetta [[secolarizzazione]], il cui compimento sarebbe stato appunto il marxismo e poi il nichilismo, nel sequestro della nozione di «progresso» da parte di filosofie laiche dalla teologia di [[Gioacchino da Fiore]], o meglio dall'interpretazione di tale teologia: ben nota è infatti la distinzione gioachimita nelle tre età della storia, l'Età di Dio-Padre ([[Ebraismo]]), l'Età di Dio-Figlio ([[Cristianesimo]]) e infine l'Età di Dio-Spirito che avrebbe dovuto superare i «limiti» del Cristianesimo ed estendere l'elezione e la salvezza in modo universale.
 
Di tale teologia mistica e profetica si appropriò lo [[gnosticismo]] sviluppatosi in seno al Cristianesimo stesso ed estesosi pian piano oltre i confini delle filosofie razionalistiche del Settecento e soprattutto dell'[[XIX secolo|Ottocento]]. Del Noce nota infatti una sorta di dialettica nata all'interno dell'illuminismo settecentesco non tanto fra atei e [[deismo|deisti]] bensì fra rivoluzionari e conservatori, ovvero fra il puro [[giacobinismo]] ghigliottinatore dell'«''[[ancien Régime]]''» e il progressismo che caratterizzò invece la fase dell'illuminismo dopo la degenerazione della [[rivoluzione francese]] in Terrore, ovvero la fase dei cosiddetti ''idéologues'', fra i quali [[Pierre Cabanis|Cabanis]] (Del Noce erra in quanto il noto idéologue partecipò-per vari motivi- al Colpo di Stato di [[Cabanis|Napoleone]] e alla base della sua opera c'è la Materia) e Condorcet. Il punto attorno a cui si sviluppava tale dialettica fu appunto la differente [[filosofia della storia]] che aveva caratterizzato l'illuminismo pre-rivoluzionario e l'illuminismo post-rivoluzionario, in quanto il primo aveva escluso una qualsiasi evoluzione storica e necessaria dell'umanità e aveva anzi condannato il Medioevo con la [[storiografia]] della leggenda nera, mentre il secondo aveva invece rivalutato l'intera storia pre-illuministica (sia pagana che cristiana) considerandola come momento dialettico necessario pur se negativo della storia universale.
 
In questo senso Del Noce ha potuto mettere in parallelo l'opposizione fra illuminismo giacobino e spiritualismo in [[Francia]] e quella fra [[kantismo]] e [[hegelismo]] in [[Germania]], ove spiritualismo e hegelismo sono state filosofie vincenti in quanto hanno assorbito in sé il momento rivoluzionario e negativo dell'illuminismo per poi superarlo nella formazione di quella filosofia della storia che ebbe certo in [[Georg Hegel|Hegel]] il suo culmine. Riguardo al binomio illuminismo-spiritualismo la critica vincente del secondo sul primo è stata quella di un estremo e insostenibile [[riduzionismo (filosofia)|riduzionismo]] rappresentato dal [[sensismo]] di Condillac, in altre parole è stata la critica di ridurre la comprensione del mondo al pari di ciò che lo stesso illuminismo aveva accusato la [[religione]] di aver fatto. In questo contesto è la nascita della visione [[sociologia|sociologica]] del mondo a rappresentare il tentativo di superare questa [[aporia]] illuministica senza tuttavia dover ritornare alla [[metafisica]] tradizionale: Del Noce insomma sostiene il trapasso dell'illuminismo in ''[[socialismo]]'', non a caso nato in Francia, intesa questa come dottrina che dell'illuminismo mantiene il carattere [[utopia|utopistico]] ([[socialismo utopistico]]) e quindi anti-tradizionalistico, ma ne sconfessa invece il deprecabile riduzionismo che ancora non permetteva un'adeguata analisi della società ai fini della rivoluzione politica.