Saranno uomini: differenze tra le versioni

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Nuova pagina: {{S|film drammatici}} {{Film |titolo = Saranno uomini |immagine = Saranno uomini.png |didascalia = Massimo Girotti in una scena del film |paese = Italia |paese2 = Spagna |anno uscita = 1957 |durata = 90 min |tipo colore = colore |aspect ratio = |genere = drammatico |genere 2 = |regista = Silvio Siano |soggetto = Silvio Siano, Alessandro Ranieri Garzella |sceneggiatore = Silvio Siano, Siro Angeli, Domenico Bernabei, Elio Uccelli |p...
 
+critica
 
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|titolo = Saranno uomini
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=== Critica ===
{{Citazione|Una coproduzione Italo-spaqnola, realizzata in Italia con (forti contributi di ambienti cattolici). In sostanza, infatti, si dovrebbe trattare di un film edificante a sfondo realistico, di un film di problematica ecclesiastica trattata in modo spreugiudicato; un corrispettivo italiano di certi film francesi. Se tali sono le intenzioni, esse sono ben distanti davvero dal risultato: perché questa storia di un giovane prete affetto da complessi, che si intrica nell'ambiente della malavita, e si impiccia di storie losche ed equivoche, non esitando nemmeno dal metter piede in un infimo bar del porto di Genova, è una storia tutt'altro che realistica. Si tratta di un fumetto di secondo ordine, dove tutto il patetico, il melato, lo sdolcinato, e il pio è profuso a piene mani. Non si può dire che il regista Siano si sia mostrato trasandato o facilone, perché anzi si nota nel film un tentativo di costruire immagini pulite, di ben concatenare la storia e di scoprire qualche ambiente. Ma la insufficienza della materia trattata, la inadeguatezza del talento alle ambizioni son coso troppo evidenti. Massimo Girotti, Silvana Pampanini e Marco Vicario si ingegnano alla meglio nelle eccessive vesti e tonache dei loro personaggi.|T. C., ''[[l'Unità]]'', 26 luglio 1957<ref>{{Cita notizia |pubblicazione=l'Unità |capitolo=Gli spettacoli - Cinema |autore-capitolo=T.C. |url=https://archivio.unita.news/assets/main/1957/07/26/page_005.pdf |data=26 luglio 1957 |p=5}}</ref>}}
 
{{Citazione|Questo film italo-spagnolo vorrebbe affrontare il problema dei giovani, delle loro possibilità di traviamento e di ravvedimento, attraverso una trama fin troppo piena di complicazioni. Pur non mancando di qualche scena di discreta fattura, la pellicola soffre di un pò di lentezza nella narrazione e di situazioni al limite del credibile".|[[Umberto Tani]], ''Intermezzo'' n. 14/15, 15 agosto 1957<ref name="Dizionario"/>}}
 
{{Citazione|[...] offre in cinemascope a colori qualche felice squarcio di Genova (dove però, quanto pare, il dialetto ufficiale è il romano-napoletano), ma non molto di più. Tutto sommato, pur tenendo conto delle buone intenzioni, siamo nel beato regno del melodramma a forti tinte. [...] Massimo Girotti, impacciato dall'abito talare, Francisco Rabal, forse il più efficace, e Marco Vicario sono i protagonisti. Silvana Pampanini, nella parte di una Maddalena, spira ravveduta con una morte, che per essere tutta ripresa in primo piano, costituisce se non altro un vero «tour de force».|[[Leo Pestelli]]<ref name="Millenovecento57">{{Cita libro |titolo=Millenovecento57. Venticinquesima rassegna di cinema e storia: il cinema italiano del 1957 |autore= |editore= |url= |anno=2004 |pp=135-136 |ISBN= }}</ref>, ''[[La Stampa]]'', 21 agosto 1957<ref>{{Cita notizia |pubblicazione=La Stampa |capitolo=Sullo schermo |url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,4/articleid,0031_01_1957_0198_0004_14088291/anews,true/ |data=21 agosto 1957 |p=4}}</ref>}}
 
{{Citazione|Un buon quarto d'ora di agonia, dal momento in cui un proiettile l'ha colpita sino a quando esala il respiro ultimo, per Silvana Pampanini [...]. Massimo Girotti che è un sacerdote, recita accanto a lei le preghiere e le porge l'estrema unzione. Di rado si è visto sullo schermo un trapasso descritto con tanta meticolosa minuzia; c'è un sospetto di [[necrofilia]], nell'insistita drammaticità di questa scena. [...] Il film non manca di ambizione. Crea contrasto recisamente antitetico fra delinquenza e rettitudine: preti da una parte, rapinatori e assassini dall'altra. Troppo distacco. I valori etici si colorano di compunzione alla violenza sfrenata si offre come alternativa il [[Paradiso|Cielo]]. Sfugge allo spettatore il significato educativo del racconto, il film sembra voler documentare più che ammonire. A parte il grigiore e la lentezza di alcuni brani, mal cuciti dal montaggio, e i dialoghi dimessi e la disparità degli interpreti, fra i quali emerge Girotti, c'è più di una sequenza di qualche rilievo. La Pampanini recita e canta con la focosità abituale; ma non è stato gentile imporle una fine cosi lenta, fra sussulti e gemiti, come nella ''[[La morte civile (opera teatrale)|Morte civile]]'' di [[Paolo Giacometti|Giacometti]].|''[[Corriere della Sera]]'', 1 ottobre 1957<ref name="Millenovecento57"/>}}
 
== Note ==