Carità: differenze tra le versioni

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Nel cristianesimo: forma delle virtù cardinali
 
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Essa è definita da san [[Tommaso d'Aquino]] ([[Summa Theologiae |ST]] II-II, 23, 1) e da Santa [[Teresa d'Avila]] (Vita, 8, 5) come una forma di amicizia con Dio (''amicizia quaedam hominis ad Deum'').<ref>{{cita web |url=https://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/audiences/2011/documents/hf_ben-xvi_aud_20110202.html|titolo=Udienza generale di Benedetto XVI su Teresa d'Avila|data=2 febbraio 2011}}</ref>
 
La carità è forma delle virtù cardinali (''forma virtutum''): la [[prudenza]] viene intesa come il realizzarsi della carità nell’agire, la [[giustizia]] come l’adeguarsi della carità al [[prossimo]], la [[fortezza]] come una carità che non vacilla nelle difficoltà dell'operare a favore del prossimo, la [[temperanza]] come il suo permanere immacolata dal peccato di fronte alla tentazione dei piaceri.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Aristide|cognome=Fumagalli|data=2023-03-27|titolo=Carità coniugale e virtù cardinali alla luce di Tommaso d'Aquino|rivista=La Scuola Cattolica|accesso=2025-07-19|url=https://www.academia.edu/99189575/Carit%C3%A0_coniugale_e_virt%C3%B9_cardinali_alla_luce_di_Tommaso_dAquino}}</ref>
 
=== Nell'ebraismo ===