Antonio Meucci: differenze tra le versioni
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A quel tempo l'[[opera italiana]] era forse al culmine della celebrità in tutto il mondo e molti impresari stranieri venivano in Italia per scritturare le compagnie italiane. Don Francisco Marty y Torrens,<ref>[http://www.liricocuba.cult.cu/efem11.htm Foto del busto di don Francisco Marty y Torrens al Palazzo dei Capitani Generali dell'Avana.] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20111226113513/http://www.liricocuba.cult.cu/efem11.htm |data=26 dicembre 2011 }} Fu esposto per molto tempo al Gran Teatro de Tacón. Nel 1975 si trovava sulla sua tomba, nel cimitero di Cólon dell'Avana</ref> [[impresario teatrale]] proveniente dall'[[Avana]], pensò che avrebbe potuto mettere insieme una troupe in Italia, farla debuttare e recitare per un paio di stagioni al Teatro Principal, il più importante teatro dell'Avana, ed utilizzarla, successivamente, per dar prestigio al nuovo [[Gran Teatro dell'Avana|Gran Teatro de Tacón]],<ref>[https://cubaespanola.blogspot.it/2011/11/rubini-y-la-habana-teatro-tacon.html Foto del Gran Teatro de Tacón appena costruito.] La data risale circa al 1838, anno in cui furono ultimati i lavori di costruzione (da notarsi infatti l'assenza di edifici nei dintorni)</ref> quando ne fosse stata ultimata la costruzione.
Scritturò ben 81 persone, per i più svariati ruoli e ad ogni livello, con un contratto di 5 anni, tra cui Antonio Meucci e la moglie Ester. Ester sarebbe stata assunta come direttrice della sartoria del teatro e Antonio avrebbe assunto le funzioni di ingegnere, macchinista e disegnatore scenico. Inoltre avrebbero potuto alloggiare, a costruzione ultimata, in uno degli appartamenti che erano previsti nelle dipendenze del nuovo teatro. L'offerta fu accettata di buon grado dai coniugi Meucci, indotti ad abbandonare [[Firenze]] anche a causa dei problemi avuti con la giustizia e che, tra l'altro, non gli permisero di ottenere il passaporto, costringendoli quindi a lasciare il [[Granducato di Toscana|Granducato]] più o meno clandestinamente.
Don Francisco noleggiò un brigantino sardo denominato ''Coccodrillo'' al [[porto di Livorno]] omologato per il trasporto di merci, ma che poteva essere facilmente adattato al trasporto di passeggeri. Per quella nave il capitano non era tenuto a depositare la lista dei passeggeri alla capitaneria in quanto, formalmente, non avrebbe dovuto averne. Così dava notizia della partenza da Livorno della troupe di Don Francisco il Giornale di Commercio del Porto-Franco di Livorno del 7 ottobre 1835:<ref>Partenza da Livorno del brigantino ''Il coccodrillo'', ''Giornale di Commercio del Porto-Franco di Livorno'', 7 ottobre 1835. Da Catania Basilio, ''Antonio Meucci – L'inventore e il suo tempo – da Firenze all'Avana'', Seat, divisione STET, Editoria per la comunicazione, Roma, 1994, p. 106.</ref>
{{citazione|il dì 5 Per l'AVANA, Brig. Sardo il Coccodrillo, capit. Bartolommeo Lombardo con div. Articoli}}
Come si può vedere, nessuna menzione degli 81 passeggeri; al contrario, così dava notizia dell'arrivo il giornale El Noticioso y Lucero dell'Avana, il 17 dicembre 1835:<ref>Arrivo all'Avana del brigantino ''Il coccodrillo'', ''El Noticioso y Lucero'', 17 dicembre 1835. Da Catania Basilio, ''Antonio Meucci – L'inventore e il suo tempo – da Firenze all'Avana'', Seat, divisione STET, Editoria per la comunicazione, Roma, 1994, p. 106.</ref>
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