Pericope: differenze tra le versioni

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La '''perìcope''' ([[traslitterazione]] del [[lingua greca|greco]] {{polytonic|περικοπή}}, "ritaglio", derivato da περικόπτω "tagliare intorno") è, in [[retorica]], un gruppo di versi estratti da un testo che formano un'unità o un filo di pensiero coerente e che quindi ben si presta alla lettura in pubblico. Le pericopi sono solitamente tratte dai [[testi sacri]] e vengono spesso utilizzate nell'[[esegesi]] del [[Nuovo Testamento]].
 
Un esempio importante è il libro del [[profeta Isaia]] dove i capitoli possono essere divisi in pericopi utili a tracciare la cronologia degli eventi o la [[teologia]] dell'autore; alcune pericopi del profeta sono richiamate anche nel [[Nuovo Testamento]].
 
Il termine viene anche traslato agli [[evangeliario|evangeliari]], spesso [[Manoscritti miniati|miniati]], contenenti solo i passi usati durante le [[Celebrazione Eucaristica|messe]] dell'[[anno liturgico]]. Esempi di rilievo, entrambi [[Arte ottoniana|ottoniani]], sono il [[libro della pericope di Enrico II]] e le [[pericopi di Salisburgo]].
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Anche i [[Lezionario|lezionari]], normalmente, sono formati da pericopi contenenti letture estratte dalle [[Lettere di Paolo|epistole]] e dai [[vangeli]] per l'anno liturgico. Una pericope formata da passi estratti da parti diverse di uno stesso libro, o da diversi libri della [[Bibbia]], viene chiamata ''concatenazione''.
 
Un esempio di pericopi può essere quello che il filologo Aurelio Peretti, in ''Teognide nella tradizione gnomologica europea'' (1953), ha individuato nella [[silloge]] elegiaca del poeta greco arcaico [[Teognide]]: nella suddetta raccolta, infatti, gruppi di versi possono essere legati fra di loro per la ricorrenza di medesimi temi, trattati spesso in ''variatio'', e costituiscono le unità di cui si compone il ''corpus'' teognideo.
 
== Voci correlate ==