Ferruzzano: differenze tra le versioni

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A novembre dello stesso anno, vanno in scena le riprese di ''[[Via dall'Aspromonte]]'', tratto dall'omonimo romanzo di Pietro Criaco.
 
=== Altre leggende ===
Qui una leggenda metropolitana ambientata a Ferruzzano:
 
C’era una volta, su una spiaggia così sabbiosa che anche le palme sembravano stanche di vivere lì, un gruppo di amici molto... particolari. Sofia, calma come il mare al tramonto, passava le sue giornate leggendo libri sotto l’ombrellone, ignorando il caos del mondo. Ginevra, con una fame perenne, era diventata famosa per avere uno zainetto magico da cui estraeva cibo infinito: focacce, arancini, sushi, churros, cinghiale intero, non c’era nulla che non trovasse spazio lì dentro. Francesco, il bellissimo, non poteva nemmeno camminare sulla spiaggia senza che i gabbiani lo seguissero. Era oggettivamente orribile. Alessandro, invece, era un enigma: parlava con i granchi, costruiva castelli di sabbia a forma di piramide egizia e dormiva solo dentro buche. Nessuno capiva se fosse un genio o semplicemente molto, molto confuso. Giorgia, milanese DOC, era l’unica persona sulla spiaggia con il Wi-Fi portatile, l’espresso a portata di mano e un’agenda elettronica che scandiva la sua giornata in 15 minuti netti. “Ma raga, questa sabbia è sabbia o tipo... low cost?” era una delle sue frasi preferite.
 
E poi c’era Antonio. Antonio era... strano. Non nel modo divertente o interessante. Era proprio strano. Parlava con il sole, indossava magliette all’incontrario per “non offendere il futuro”, e una volta si era seppellito sotto la sabbia fino alla testa urlando “SONO UN GELATO UMANO, MANGIATEMI SOLO CON IL CUORE”. I suoi amici lo amavano, certo. Ma c’era un limite. E quel limite era stato superato quando Antonio aveva deciso di costruire un trono di alghe e dichiararsi Re delle Meduse.
 
Un giorno, mentre Ginevra mangiava una pizza hawaiana (“non giudicatemi, raga, è un’esperienza spirituale”), il gruppo si radunò sotto l’ombrellone arcobaleno di Sofia. Il vento soffiava leggero e Antonio stava lanciando conchiglie contro il cielo urlando “FUGGITE, PICCIONI COSMICI!” Sofia, chiudendo il suo libro di filosofia zen, disse: — “Ragazzi… dobbiamo salvarlo.” — “Dal sole?” chiese Francesco, fissandosi nello specchio per la ventesima volta. — “No,” disse Giorgia, “dal suo essere Antonio. È troppo weird. E io c’ho l’ansia estetica.” — “Piano di salvataggio,” disse Alessandro, che nel frattempo stava scavando un tunnel sotto la spiaggia per “trovare Atlantide”. “Gli serve un RITO DI NORMALIZZAZIONE.” — “E poi gli offriamo un panzerotto,” aggiunse Ginevra, “che funziona sempre.” E così nacque l’Operazione Antonio.
 
Sofia provò per prima. Si sedette accanto ad Antonio, che stava parlando con un paguro. — “Ciao Antonio. Come va?” — “Ho scoperto che le onde sono messaggi dallo spazio. Se ascolti bene, ti svelano il tuo destino.” — “…Ah.” Fallimento totale.
 
Ginevra gli offrì una brioche alla crema appena sfornata. — “Mangia. Ti farà bene.” Antonio la guardò. Poi, invece di mangiarla, la infilò in una bottiglia, la chiuse con un tappo e la gettò in mare. — “È per Poseidone. Lo ringrazio per avermi donato le gambe.” Fallimento catastrofico.
 
Francesco, con la camicia aperta e la sabbia perfettamente distribuita sui pettorali, si avvicinò sorridendo. — “Ehi fratello. Vuoi diventare come me? Normale. Bello. Equilibrato.” Antonio lo guardò. Poi afferrò un granchio, se lo mise in testa come una corona e rispose: — “Non posso. Io sono l’Eletto dei Crostacei.” Fallimento cosmico.
 
Alessandro si sedette davanti ad Antonio, entrambi con le gambe incrociate sulla sabbia. — “Ti capisco, Antonio.” — “Sul serio?” — “No.” Ma poi aggiunse: — “Essere strani non è male. Però devi dosarlo. Un pizzico di normalità è come il sale: se ne metti troppo, rovina tutto. Se ne metti troppo poco, sei... tu.” Antonio rifletté. Un silenzio calò sulla spiaggia. Persino le onde smisero di fare schiuma per ascoltare. — “Forse… posso provare ad essere strano a giorni alterni.” Un applauso esplose dal gruppo.
 
Da quel giorno, Antonio diventò Antonio 2.0. Continuava a essere strano, certo, ma con eleganza. Si faceva ancora corone di alghe, ma solo nei weekend. Conversava ancora con le onde, ma solo dopo le 18. E, la cosa più importante: cominciò a mangiare i panzerotti di Ginevra. La spiaggia non fu mai così viva. Francesco continuò a farsi selfie. Giorgia installò il Wi-Fi pubblico per tutti. Sofia scrisse un libro sulla “stranezza controllata”. Alessandro… be’, lui una sera scomparve nel tunnel sotto la spiaggia e nessuno lo rivide mai più. Ma forse, forse, trovò davvero Atlantide.
 
Titolo dell’opera: “I sei e il mistero del bambino strano”
 
Fine. (…forse).
 
== Infrastrutture e trasporti ==