Haegue Yang: differenze tra le versioni
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Yang vive attualmente tra [[Berlino]] e [[Seul]]. Il suo studio principale si trova a [[Kreuzberg]], in Germania. Dal 2017 è professoressa di Belle Arti presso la [[Städelschule]].<ref>"Haegue Yang," Städelschule, consultato il 28 giugno 2022, https://staedelschule.de/en/information/teachers/haegue-yang</ref> La sua vasta produzione comprende [[scultura]], [[installazione (arte)|installazione]], [[collage]], [[fotografia]], [[videoarte]] e [[arte performativa]]. Il curatore e critico d’arte [[Nicolas Bourriaud|Nicholas Bourriaud]] sostiene che, nonostante la varietà di tecniche e mezzi, l'opera di Yang sia fondamentalmente scultorea, in quanto affronta la questione essenziale della presenza del corpo nello spazio.<ref>Nicolas Bourriaud, "Unfolding Experiences: Haegue Yang and Sculpture Today," in ''Haegue Yang: Anthology 2006–2018: Tightrope Walking and its Wordless Shadow'', catalogo della mostra (Milano: Skira, 2019), pp. 264–277.</ref>{{Rp|page=265}}
Le sue sculture includono spesso oggetti domestici e materiali di uso quotidiano. Tra questi vi sono stendibiancheria, lampadine, gomitoli di lana, cavi elettrici e [[Veneziana (tenda)|tende veneziane]]. Yang attribuisce parte del suo interesse per gli oggetti domestici alla sua infanzia trascorsa in [[Corea]] negli anni ’70 e ’80.<ref name=":3">Haegue Yang, "Teleporting Conversations Between Oxford and Aspen: A Conversation with Haegue Yang, Emily Smith, Michael Stanely, and Heidi Zuckerman Jacobson," in ''Yang Haegue: Wild Against Gravity'', catalogo della mostra (Oxford, Aspen: Modern Art Oxford and Aspen Art Press, 2011), pp. 115–138.</ref>{{Rp|page=134}} Yang abbina talvolta questi oggetti a componenti sensoriali aggiuntive, come il vapore di un umidificatore, variazioni di temperatura attraverso l’uso di riscaldatori e condizionatori, e odori diffusi in diverse versioni della sua serie ''Series of Vulnerable Arrangements'' (2006–2008).
Lo stile di Yang può essere definito “a metà tra il minimalismo e il concettualismo”, dando vita a “una sorta di paradosso modernista”. Tuttavia, nelle sue opere è presente un “senso di distanza” che serve a “straniare le sue ispirazioni moderniste”. Idealmente, Yang promuove una “lente anacronistica… per osservare le condizioni attuali” e “rivedere la nostra comprensione dell’astrazione modernista”. Pertanto, sebbene Yang affermi che il suo lavoro possa essere considerato concettuale nella sua accezione più ampia—attingendo quindi all’[[arte concettuale]] degli anni ’60 e ’70—ritiene necessaria una ridefinizione del termine per comprenderne il ruolo nell’arte contemporanea.<ref name=":4">Haegue Yang, "Arrived: A Conversation between Haegue Yang and Yilmaz Dziewior", in ''Arrivals: Yang Haegue'', catalogo della mostra (Bregenz: Kunsthaus Bregenz, 2011), pp. 61–73.</ref>{{Rp|page=65}} Yang sostiene inoltre che, nella sua pratica, l’[[arte astratta|astrazione]] non esclude la possibilità di narrazione, ma anzi “permette di raggiungere una narrazione senza imporne i limiti”.<ref>"Interview with Haegue Yang," in ''Haegue Yang: Integrity of the Insider'', brochure della mostra (Minneapolis: Walker Art Center, 2009).</ref>{{Rp|page=2}} La storica dell'arte Joan Kee afferma che l’interesse di Yang per il [[formalismo (arte)|formalismo]] “è caratterizzato da una costante attenzione alla morfologia e alla struttura.”<ref>Joan Kee, "Haegue Yang," ''Artforum'' (aprile 2010), https://www.artforum.com/print/reviews/201004/haegue-yang-25177 (consultato il 28-06-2022).</ref>
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