Nero Wolfe: differenze tra le versioni
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{{Citazione|Wolfe alzò il testone. Mi soffermo su questo, poiché ha una testa così grossa che l'atto di sollevarla dà l'impressione di una fatica non indifferente. In realtà dev'essere ancora più grossa di quel che sembra; infatti il resto della sua persona è così enorme che qualunque testa, che non fosse la sua, scomparirebbe letteralmente su quel corpo.<ref>Rex Stout, ''La traccia del serpente'', trad. Clara Vela, Mondadori, Milano, 1973</ref>}}
Goodwin non esplicita mai con precisione il peso di Wolfe: spesso usa l'espressione ''"un settimo di tonnellata"''<ref>Per la prima volta in ''Nero Wolfe e sua figlia'', 1940</ref>, ma in altre occasioni la frazione sarebbe "''un ottavo di tonnellata''"<ref>Ad esempio in ''Nient'altro che la verità'', 1949.</ref> (nel romanzo breve "Nero Wolfe è in pericolo" pubblica un annuncio per trovare una controfigura e fra i requisiti indica appunto un peso di 120–125 kg). Nel romanzo ''Nelle migliori famiglie'', pur perdendo oltre 50 kg, è ancora decisamente in sovrappeso. Nonostante la mole e la pigrizia, all'occorrenza sa essere molto agile e persino aggraziato nei movimenti, come Goodwin nota sempre con partecipe stupore.
Nelle trasposizioni televisive Wolfe è più spesso rappresentato come di corporatura robusta, piuttosto che veramente obesa. Raffinato buongustaio, assai pignolo, considera il lavoro alla stregua di un indispensabile fastidio che gli consente di tenere un alto tenore di vita; è moderatamente [[Ira (psicologia)|iroso]], non parla di lavoro a tavola e, pur avendo una vasta clientela femminile, è fortemente [[misoginia|misogino]]; coltiva rare [[Orchidea|orchidee]] nel giardino pensile della sua casa, un elegante palazzo in [[arenaria]] rosso-bruna (brownstone) situato al numero 918 della 35ª strada ovest di [[New York]]. Conduce orari di lavoro rigidissimi (non dedica infatti a tale attività un minuto in più del previsto, cosa che sottrarrebbe tempo alle altre attività, la coltivazione delle orchidee e il mangiare). È specializzato nella risoluzione di intricati casi di [[omicidio]] che scioglie stando comodamente seduto a rimuginare sull'ampia poltrona del suo studio o beatamente affaccendato a curare le proprie piantine. Infatti l'[[investigatore]] non lascia quasi mai la propria abitazione (se non in pochissimi casi e mai per lavoro), abituato com'è a spostarsi fra tre vani ben distinti: la cucina, lo studio, ed esclusivamente tra le 9 e le 11 e tra le 16 e le 18, la [[serra]] privata (all'ultimo piano dell'abitazione). La disposizione dei vani, così come quella di arredi e suppellettili, è meticolosamente descritta da Stout, e, insieme alle inviolabili e immutabili abitudini, orari e regole di casa Wolfe, costituisce nel suo insieme una caratteristica fondamentale e comune di tutti i romanzi di Nero Wolfe.
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