Stalin e antisemitismo: differenze tra le versioni
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Gli storici Albert Lindemann e Richard Levy osservano: "Quando nell'ottobre 1948, nei giorni di festa, migliaia di ebrei si radunarono intorno alla [[sinagoga centrale di Mosca]] per onorare [[Golda Meir]], prima ambasciatrice israeliana, le autorità si allarmarono in modo particolare per i segnali di disaffezione ebraica".<ref>{{Cita libro|cognome=Lindemann|nome=Albert S.|cognome2=Richard|nome2=S. Levy|anno=2010|titolo=Antisemitism: A History|url=https://archive.org/details/antisemitismhist0000unse|città=New York|editore=Oxford University Press|p=[https://archive.org/details/antisemitismhist0000unse/page/187 187]|ISBN=978-0-19-923503-2}}</ref>
Jeffrey Veidlinger scrive: «Nell'ottobre 1948 era ovvio che Mikhoels non era affatto l'unico sostenitore del sionismo tra gli ebrei sovietici. La rinascita dell'espressione culturale ebraica durante la guerra aveva favorito un generale senso di audacia tra le masse ebraiche. Molti ebrei rimasero ignari della crescente ''[[Dottrina Ždanov|ždanovščina]]'' e della minaccia che costituiva per gli ebrei sovietici la campagna contro i "cosmopoliti senza radici". In effetti, in questo periodo gli atteggiamenti ufficiali nei confronti della cultura ebraica erano ambivalenti. All'apparenza, la cultura ebraica sembrava essere sostenuta dallo Stato: le autorità si erano impegnate nel sostenere il teatro yiddish dopo la morte di Mikhoels, Eynikayt veniva ancora pubblicato nei tempi previsti e, cosa più importante, l'Unione Sovietica riconobbe l'istituzione di uno stato ebraico in Palestina. Per la maggior parte degli ebrei di Mosca la situazione degli ebrei sovietici non era mai stata migliore».<ref>{{Cita libro|cognome=Veidlinger|nome=Jeffrey|anno=2000|titolo=The Moscow State Yiddish Theater: Jewish Culture on the Soviet Stage|città=Bloomington|editore=Indiana University Press|p=266|ISBN=978-0-253-33784-9}}</ref>
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