Stalin e antisemitismo: differenze tra le versioni
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Analizzando varie spiegazioni dell'antisemitismo che si percepiva in Stalin nel suo libro ''The Lesser Terror: Soviet State Security, 1939-1953'', lo storico Michael Parrish scrive: "Si dice che Stalin, che rimase prima di tutto un georgiano per tutta la vita, in qualche modo divenne un ''grande russo'' e decise che gli ebrei sarebbero diventati il capro espiatorio per i mali dell'Unione Sovietica. Altri, come lo scrittore polacco [[Aleksander Wat]] (lui stesso una vittima), affermano che Stalin non era antisemita per natura, ma il filoamericanismo degli ebrei sovietici lo spinse verso una deliberata politica di antisemitismo. Le opinioni di Wat sono, tuttavia, influenzate dal fatto che Stalin, per ovvi motivi, all'inizio dipendeva dai comunisti ebrei per proseguire le sue politiche postbelliche in Polonia. Credo che una spiegazione migliore sia il senso di invidia di Stalin, che lo consumò per tutta la vita. Ha trovato negli ebrei un bersaglio comodo. Verso la fine del 1930 Stalin, come indicano le memorie [di sua figlia], soffriva di antisemitismo in piena regola."<ref>{{Cita libro|cognome=Parrish|nome=Michael|titolo=The Lesser Terror: Soviet State Security, 1939–1953|anno=1996|url=https://archive.org/details/lesserterrorsovi0000parr|città=Westport|editore=Greenwood Press|p=[https://archive.org/details/lesserterrorsovi0000parr/page/197 197]|ISBN=978-0-275-95113-9}}</ref>
In ''Esau's Tears: Modern Anti-Semitism and the Rise of the Jews'', lo storico Albert S. Lindemann scrive: "Determinare il vero atteggiamento di Stalin nei confronti degli ebrei è difficile. Non solo ha ripetutamente contrastato l'antisemitismo, ma sia suo figlio che sua figlia hanno sposato ebrei e molti dei suoi luogotenenti più stretti e devoti dalla fine degli [[anni '20]] agli [[anni '30]] erano di origine ebraica, ad esempio [[Lazar Moiseyevich Kaganovich]], [[Maxim Litvinov]] e il famigerato capo della polizia segreta [[Genrich Jagoda]]. Non c'erano tanti ebrei alleati di Stalin a destra del partito quanti erano alleati di [[Trotsky]] a sinistra, ma l'importanza di uomini come Kaganovich, Litvinov e Jagoda rende difficile credere che Stalin nutrisse un odio categorico per tutti gli ebrei intesi come razza, come Hitler. Altri studiosi di differenti opinioni, come Isaac Deutscher e Robert Conquest, negano che Stalin fu motivato da qualcosa di così dogmatico come l'antisemitismo in stile nazista. Basterebbe semplicemente notare che Stalin era un uomo impenetrabile, sospettoso e caratterizzato da grande odio. Vedeva nemici ovunque, e accadde che molti dei suoi nemici, praticamente tutti i suoi nemici, fossero ebrei, soprattutto il nemico Trotsky". Lindemann aggiunge che "gli ebrei del partito erano spesso abili nel parlare, polilingue e ottimamente istruiti, tutte qualità che mancavano a Stalin. Osservare, come ha fatto sua figlia Svetlana, che "a Stalin non piacevano gli ebrei" non ci dice molto, dal momento che "non gli piaceva" nessun gruppo: i suoi odi e sospetti non conoscevano limiti; anche i membri del partito della sua nativa Georgia non erano esenti. Non è chiaro se odiasse gli ebrei con una particolare intensità o qualità.»<ref>{{Cita libro|cognome=Lindemann|nome=Albert|anno=2000|titolo=Esau's Tears: Modern Anti-Semitism and the Rise of the Jews|città=Cambridge|editore=Cambridge University Press|p=454|ISBN=978-0-521-79538-8}}</ref>
== Note ==
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