Gioco d'azzardo: differenze tra le versioni

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Il gioco d’azzardo risale al [[Paleolitico]], prima della storia scritta: si presume che il suo scopo fosse quello di conoscere il volere divino. I primi dadi sono stati rinvenuti in [[Cina]], e risalgono a più di 5000 anni fa, ma i più antichi riferimenti alle prime forme di scommessa arrivano a partire dal 4000 a.C. in [[Antico Egitto|Egitto]], dove si giocava a [[Senet|“SENET”]], una specie di dama per decidere il destino nell'oltretomba. Il dado era fabbricato con ossa di animali, spesso pecore e cervi dei quali si mangiavano la carne, dai quali si ricavavano pellicce e inoltre i tendini per gli strumenti. Anche i [[Grecia classica|Greci]] erano amanti del gioco d’azzardo, tanto da raffigurare l'atto del gioco dei dadi in qualche vaso. In epoca [[Roma (città antica)|Romana]] il gioco era proibito per ragioni di ordine pubblico, ma era legale scommettere. Si puntava sulle corse di bighe e di quadrighe e anche sui combattimenti dei gladiatori. Tra le varie divinità romane troviamo anche la dea chiamata [[Fortuna (divinità)|Fortuna]], di conseguenza essi giocavano solo nei giorni festivi.
 
Le [[carte da gioco]] apparvero in Cina nel IX secolo d.C. I documenti fanno risalire il gioco d'azzardo in Giappone almeno al XIV secolo.<ref>{{Cita libro|cognome1=Murdoch|nome1=James|wkautore1=James Murdoch (Scottish journalist)|anno=1926|titolo=A History of Japan|url=https://books.google.com/books?id=32HnwxdP4pMC|volume=3|edizione=reprint|città=London|editore=Psychology Press|data=1903|pp=325-326|isbn=978-0-415-15417-8|accesso=6 aprile 2018|citazione=Molti giapponesi sono naturalmente inclini al gioco d'azzardo; nell'antica corte di Kyoto il vizio era diffuso, e nei secoli XIV e XV i samurai spesso puntavano le loro armi, armature e finimenti per cavalli su un lancio di dadi, anche alla vigilia di una battaglia, e quindi dovevano entrare in azione in panoplie incomplete e talvolta senza armatura. Ai tempi dei Tokugawa il vizio non raggiunse questa diffusione tra i samurai, ma divenne comune a Yedo e continuò ad esserlo per tutta la storia della città.}}</ref> Il [[poker]], il gioco di carte statunitense più popolare associato al gioco d'azzardo, deriva dal gioco persiano [[As-Nas]], risalente al XVII secolo.<ref>{{Cita libro|cognome1=Wilkins|nome1=Sally|titolo=Sports and Games of Medieval Cultures|url=https://archive.org/details/sportsgamesofmed0000sall|anno=2002|editore=Greenwood|isbn=978-0-313-36079-4}}</ref> Il primo [[casinò]] conosciuto, il [[Ridotto (architettura)|Ridotto]], iniziò ad operare nel 1638 a [[Venezia]], in [[Italia]].<ref>{{Cita libro|cognome1=Thomassen|nome1=Bjørn|titolo=Liminality and the Modern: Living Through the In-Between|data=2014|editore=Ashgate Publishing, Ltd.|p=160|url=https://books.google.com/books?id=5Sd7BAAAQBAJ&pg=PA160|isbn=978-1-4094-6080-0}}</ref>
 
Il [[poker]], il gioco di carte statunitense più popolare associato al gioco d'azzardo, deriva dal gioco persiano [[As-Nas]], risalente al XVII secolo.<ref>{{Cita libro|cognome1=Wilkins|nome1=Sally|titolo=Sports and Games of Medieval Cultures|url=https://archive.org/details/sportsgamesofmed0000sall|anno=2002|editore=Greenwood|isbn=978-0-313-36079-4}}</ref>
 
Il primo [[casinò]] conosciuto, il [[Ridotto (architettura)|Ridotto]], iniziò ad operare nel 1638 a [[Venezia]], in [[Italia]].<ref>{{Cita libro|cognome1=Thomassen|nome1=Bjørn|titolo=Liminality and the Modern: Living Through the In-Between|data=2014|editore=Ashgate Publishing, Ltd.|p=160|url=https://books.google.com/books?id=5Sd7BAAAQBAJ&pg=PA160|isbn=978-1-4094-6080-0}}</ref>
 
Nello [[Stato Pontificio]], tra [[XVIII secolo|Settecento]] e [[Ottocento]], il fenomeno del gioco d'azzardo venne di volta in volta affrontato in maniera differente dai singoli papi: spesso additato come vizio diabolico, talvolta riconosciuto come «male» incurabile che infettava il popolo, altre volte ancora ammesso, in maniera pragmatica, come fonte di entrate. Alcuni, all'interno della gerarchia ecclesiastica, ritenevano che stroncare il fenomeno fosse un obiettivo impossibile da raggiungere: a tale conclusione era giunta, per esempio, una congregazione di [[teologo|teologi]] e [[canonista|canonisti]], a capo della quale era stato posto il cardinale Giovanni Tolomei, incaricata di fare un'approfondita indagine da papa [[Papa Clemente XI|Clemente XI]], nel 1720. Sotto [[Papa Pio VII|Pio VII]] si assisté invece a un nuovo tentativo di porre un freno al dilagare dei cosiddetti «''Giochi proibiti''», i quali «''danni gravissimi''» arrecano «''alla Società''».<ref>{{cita testo|url=http://studinapoleonici.altervista.org/i-giuochi-proibiti/?doing_wp_cron=1460989652.0136599540710449218750|titolo=I "Giuochi Proibiti" in Studi Napoleonici-Fonti Documenti Ricerche|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160610213956/http://studinapoleonici.altervista.org/i-giuochi-proibiti/?doing_wp_cron=1460989652.0136599540710449218750}}</ref>