Carlo Edoardo Stuart: differenze tra le versioni
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=== Infanzia ===
[[File:William Mosman - Prince Charles Edward Stuart, 1720 - 1788. Eldest son of Prince James Francis Edward Stuart - Google Art Project.jpg|left|thumb|upright|Carlo Edoardo ritratto da William Mosman]]
Carlo Edoardo nacque a [[palazzo Muti]] a [[Roma]] il 31 dicembre 1720,<ref name=foghlam>[http://www.educationscotland.gov.uk/scotlandshistory/jacobitesenlightenmentclearances/charlesedwardstuart/ "Charles Edward Stuart 1720-1788", Foghlam Alba] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20151110073503/http://www.educationscotland.gov.uk/scotlandshistory/jacobitesenlightenmentclearances/charlesedwardstuart/ |data=10 novembre 2015 }}</ref> dove a suo padre era stata concessa una residenza da [[papa Clemente XI]]. Trascorse quasi tutta la sua infanzia a [[Roma]] e [[Bologna]]. Era figlio dell{{'}}''Old Pretender'', [[Giacomo Francesco Edoardo Stuart|principe Giacomo]], figlio dell'esiliato re Stuart, [[Giacomo II d'Inghilterra|Giacomo II e VII]] e di sua moglie [[Maria Clementina Sobieska]], bisnipote di [[Giovanni III Sobieski]], celebre per la vittoria sui [[Impero ottomano|Turchi Ottomani]] nella [[battaglia di Vienna]] del 1683.
La sua infanzia a Roma fu quella di un aristocratico privilegiato, venendo allevato in un'amorevole ma controversa famiglia [[chiesa cattolica|Cattolica]]. Essendo, nella loro opinione, gli ultimi eredi legittimi del [[Stuart|casato degli Stuart]], la sua famiglia visse credendo orgogliosamente nel diritto divino dei re. Riconquistare i troni di Inghilterra e Scozia per gli Stuart era un tema costante della conversazione in casa, riflessa principalmente negli stati d'animo spesso cupi e combattivi di suo padre.<ref name="essortment1">{{Cita web |url=http://www.essortment.com/all/whowasbonniep_rlhk.htm |titolo=Who was Bonnie Prince Charlie? |editore=Essortment.com |accesso=5 maggio 2010 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100525110930/http://www.essortment.com/all/whowasbonniep_rlhk.htm |dataarchivio=25 maggio 2010 }}</ref>
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Carlo Edoardo visse diversi anni in esilio con la sua amante scozzese, [[Clementina Walkinshaw]], che egli conobbe durante la ribellione del 1745. Nel 1753, la coppia ebbe una figlia, [[Charlotte Stuart, duchessa di Albany|Charlotte]]. L'incapacità di Carlo Edoardo di far fronte al crollo della causa lo portò ad avere problemi con l'alcol, così madre e figlia lo abbandonarono con la connivenza di Giacomo. Charlotte avrebbe in seguito avuto un figlio da [[Ferdinand Maximilien Mériadec de Rohan|Ferdinand]], un ecclesiastico membro della [[Rohan (famiglia)|famiglia Rohan]], chiamato [[Charles Edward Stuart, conte Roehenstart]]. Charlotte fu sospettata da molti dei sostenitori di Carlo Edoardo di essere una spia per conto del governo hannoveriano di [[Regno di Gran Bretagna|Gran Bretagna]].<ref>McLynn (1759) p.78</ref>
Dopo la sua sconfitta, Carlo Edoardo fece sapere ai rimanenti sostenitori della causa giacobita in Inghilterra che, accettando l'impossibilità di recuperare le corone inglese e scozzese, rimanendo un cattolico romano, egli era disposto a impegnarsi a regnare da protestante.{{
Nel 1759, al culmine della Guerra dei sette anni, Carlo Edoardo fu convocato a Parigi per incontrare il ministro degli esteri francese, il [[Étienne François de Choiseul|Duca di Choiseul]]<ref>McLynn (1759) p.82</ref>, ma non fece una buona impressione, risultando polemico e idealista nelle sue aspettative. Choiseul, che stava pianificando un'invasione su larga scala dell'Inghilterra coinvolgendo fino a 100.000 uomini<ref>McLynn (1759) p.81</ref> ai quali sperava di aggiungere un certo numero di giacobiti guidati da Carlo, restò impressionato così negativamente da Carlo che rinunciò all'idea di ottenere l'aiuto dei giacobiti.<ref>McLynn (1759) p.84</ref> L'invasione francese, che era l'ultima realistica occasione per Carlo di recuperare il trono inglese alla dinastia Stuart, fu definitivamente sventata dalle sconfitte navali di [[Battaglia della baia di Quiberon|Quiberon Bay]] e [[Battaglia di Lagos|Lagos]].
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Nel 1772 Carlo Edoardo sposò la [[Luisa di Stolberg-Gedern|principessa Luisa di Stolberg-Gedern]]. Vissero prima a Roma e nel 1774 si trasferirono a [[Firenze]], dove nel 1777 acquistarono la residenza del [[palazzo di San Clemente]], chiamata nelle sue memorie "palazzo del Pretendente". A Firenze cominciò ad utilizzare il titolo di "conte di Albany" come pseudonimo. Questo titolo è spesso utilizzato nelle pubblicazioni europee; sua moglie Louise è quasi sempre chiamata "contessa d'Albany".
Nel 1780, Louise lasciò Carlo Edoardo per [[Vittorio Alfieri]], suo amante e in seguito convivente. Ella affermò che Carlo Edoardo aveva fisicamente abusato di lei; questa affermazione è stata generalmente creduta vera dai contemporanei, basandosi sul racconto dei domestici.<ref>Douglas, Hugh (1975). Charles Edward Stuart. London: Hale. ISBN 978-0709148159, p. 258-260</ref>
Nel 1783, Carlo Edoardo firmò un atto di legittimazione per la figlia [[Charlotte Stuart, duchessa di Albany|Charlotte]]. Carlo Edoardo diede anche a Charlotte il titolo di "duchessa di Albany" fra i pari di Scozia e il trattamento di "altezza reale", ma questi onori non davano a Charlotte alcun diritto di successione al trono. Charlotte visse con il padre a Firenze e Roma per i successivi cinque anni.{{
Come suo padre, Carlo Edoardo fu membro della [[Massoneria]], benché fin dal 1777 lo abbia negato, probabilmente sotto pressione della Chiesa cattolica<ref>Lambros Couloubaritsis, ''La complexité de la Franc-Maçonnerie. Approche Historique et Philosophique'', Bruxelles, 2018, Ed. Ousia, p. 175.</ref>.
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== Citazioni letterarie ==
La lunga residenza italiana fu caratterizzata da una certa rilevanza sociale, se non politica, tanto da essere ricordato in almeno tre testi fondamentali di quel tardo [[XVIII secolo]]:
* Del principe fra il [[1777]] e il [[1779|79]] parla l'[[Vittorio Alfieri|Alfieri]] nella celebre '[[Vita scritta da esso]]', ove lo descrive come ''un irragionevole e sempre ubriaco padrone''<ref>[[Vittorio Alfieri|Alfieri]], [[Vita scritta da esso]], Epoca Quarta-VIII.</ref>, ovvero ''querulo, sragionevole e sempre ebro marito''<ref name="ReferenceA">[[Vittorio Alfieri|Alfieri]], ibidem, Epoca Quarta-VII.</ref>, ma anche ''gli agi di cui abondava''<ref>[[Vittorio Alfieri|Alfieri]], ibidem, Epoca Quarta-V.</ref> e sposo ''sempre presente..., o al più standosi egli di continuo nella camera contigua''<ref name="ReferenceA"/>. Giudizi, questi, che scontavano la concorrenza dell'Alfieri per la bella [[Luisa di Stolberg-Gedern|contessa di Albany]]. Alfieri lo descrive come un violento "ubriaco padrone", da cui lei non poteva che fuggire per salvarsi la vita.<ref>«La donna mia (come piú volte accennai) vivevasi angustiatissima; e tanto poi crebbero quei dispiaceri domestici, e le continue vessazioni del marito si terminarono finalmente in una sí violenta scena baccanale nella notte di Sant'Andrea, ch'ella per non soccombere sotto sí orribili trattamenti fu alla per fine costretta di cercare un modo per sottrarsi a sí fatta tirannia, e salvare la salute e la vita. Ed ecco allora, che io di bel nuovo dovei (contro la natura mia) raggirare presso i potenti di quel governo, per indurli a favorire la liberazione di quell'innocente vittima da un giogo sí barbaro e indegno. Io, assai ben conscio a me stesso che in codesto fatto operai più pel bene d'altri che non per il mio; conscio ch'io mai non diedi consiglio estremo alla mia donna, se non quando i mali suoi divennero estremi davvero, perché questa è sempre stata la massima ch'io ho voluta praticare negli affari altrui, e non mai ne' miei propri; e conscio finalmente ch'era cosa oramai del tutto impossibile di procedere altrimenti, non mi abbassai allora, né mi abbasserò mai, a purgarmi delle stolide e maligne imputazioni che mi si fecero in codesta occorrenza. Mi basti il dire, che io salvai la donna mia dalla tirannide d'un irragionevole e sempre ubriaco padrone, senza che pure vi fosse in nessunissimo modo compromessa la di lei onestà, né leso nella minima parte il decoro di tutti. Il che certamente a chiunque ha saputo o viste dappresso le circostanze particolari della prigionia durissima in cui ella di continuo ad oncia ad oncia moriva, non parrà essere stata cosa facile a ben condursi, e riuscirla, come pure riuscí a buon esito.»</ref> D'altro canto si guadagnò poi l'odio degli Stuart, in particolare di [[Enrico Benedetto Stuart]] e di Charlotte<ref>
* Ancora il [[Johann Wolfgang von Goethe|Goethe]] nella sua ricca descrizione del ''carnevale romano'' del [[1788]], alla fine del suo '[[Viaggio in Italia (saggio)|Viaggio in Italia]]', ove ricorda come la grande [[Via del Corso (Roma)|Via del Corso]] fosse divisa in due corsie, una per senso di marcia, salvo un particolare privilegio: '''gli ambasciatori hanno il diritto di andare su e giù tra le due file; lo stesso privilegio era concesso al Pretendente, che dimorava a Roma sotto il nome di Duca di Albania''<ref>[[Johann Wolfgang von Goethe|Goethe]], il ''carnevale romano'', in '[[Viaggio in Italia (saggio)|Viaggio in Italia]]'.</ref>. Poco oltre, preda della ''[[Schadenfreude]]'' ricorda come, nel corso del Carnevale, il Principe si avvalesse del privilegio ''ogni giorno, con gran disagio del pubblico, per richiamare alla mente dell'antica Sovrana dei re, in quel periodo di marscherata universale, la commedia carnevalesca delle sue pretese regali''<ref>Goethe, ibidem.</ref>.
* [[Voltaire]] lo rappresenta fantasiosamente intento a cena con altri cinque re detronizzati durante il [[carnevale di Venezia]], nel ''[[Candido]]'' ([[1759]]); qui il principe si presenta come Carlo Edoardo, re d'Inghilterra. Carlo fa riferimento all'uccisione di quasi tutti i 1000 feriti scozzesi giacobiti a Culloden da parte degli inglesi nemici (si tratta di una critica del filosofo francese alla ferocia dimostrata contro i prigionieri da [[Guglielmo, duca di Cumberland|Guglielmo di Cumberland]], soprannominato dagli scozzesi "Billy il macellaio").
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