Friuli: differenze tra le versioni

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Interessata in età protostorica dalla [[Cultura dei castellieri]], la regione fu popolata, sul finire del [[V secolo a.C.]], da genti di origine [[celti]]ca ed in particolare dai [[Carni]] (che introdussero, nei territori da loro occupati ed in quelli limitrofi, nuove ed avanzate tecniche di lavorazione del [[ferro]] e dell'[[argento]]), facendo dunque parte della ''Carnorum regio'' citata da Plinio.<ref>{{cita web|url = http://www.treccani.it/enciclopedia/origini-ambiente-e-insediamenti-aggregazioni-insediative-e-strutture-urbane_(Storia-di-Venezia)|autore = Guido Rosada|anno = 1992|titolo = Storia di Venezia}}</ref>
 
Conquistato e colonizzato dai [[Civiltà romana|Romani]] fin dal [[II secolo a.C.]], il Friuli Meridionale venne profondamente influenzato dalla civiltà latina, grazie anche alla presenza dell'importante centro di [[Aquileia]], quarta città d'Italia e fra le principali dell'[[Impero Romanoromano|impero]], capitale della X Regione augustea [[Regio X Venetia et Histria|Venetia et Histria]]. La città, importante porto fluviale sull'allora fiume [[Natisone|Natissa]] e snodo dei traffici adriatici verso l'Europa settentrionale (la così chiamata "[[Via Iulia Augusta]]") e verso l'[[Illiria]], doveva la sua importanza ad una posizione strategicamente favorevole: sorgeva infatti sul mare [[Adriatico]] in prossimità delle [[Alpi Giulie|Alpi]] e [[Prealpi Giulie Meridionali|Prealpi orientali]], permettendo in tal modo a [[Roma]] di contrastare più efficacemente le invasioni dei celti e dei barbari provenienti da oriente.
 
[[File:Aquileia, scavi foro 04.JPG|thumb|upright 1.1|[[Foro romano di Aquileia]]]]Il greco [[Strabone]], geografo di età augustea, in un passo della sua opera annota che il porto di Aquileia, colonia romana « [...] fortificata a baluardo dei barbari dell'entroterra... si raggiunge... risalendo il fiume Natisone per sessanta stadi... e serve come emporio per i popoli illirici stanziati lungo l{{'}}''Istro''»<ref>Citazione tratta da Strabone, ''Geografia'', V libro, 1-8. (il fiume ''Istro'' corrisponde al Danubio)</ref>. Va al riguardo segnalato che mentre al giorno d'oggi il Natisone è tributario dell'Isonzo, all'epoca sfociava direttamente in mare. Lo sviluppo di altri centri oltre ad Aquileia, quali ''Forum Iulii'' ([[Cividale del Friuli]]) e ''Iulium Carnicum'' ([[Zuglio]]) contribuì ad assicurare alla regione un notevole benessere economico che riuscì a mantenere, nonostante le prime [[Invasioni barbariche|incursioni barbariche]], fino agli inizi del [[V secolo]]. Negli ultimi decenni del [[III secolo]] Aquileia divenne la sede di uno dei vescovati più prestigiosi dell'[[Impero Romanoromano|Impero]], contendendo in Italia il secondo posto per importanza, dopo Roma, alle capitali imperiali di [[Milano]] e, successivamente, [[Ravenna]]. Nel [[381]] vi si tenne un importante concilio, presieduto dal vescovo Valeriano e voluto da [[sant'Ambrogio]], che aveva preferito Aquileia alla sua sede episcopale di Milano per far condannare pubblicamente l'eresia [[Arianesimo|ariana]] e i suoi seguaci.
 
L'invasione [[Unni|unna]] segnò la rovina della città: Aquileia, protetta da forze esigue, venne espugnata e rasa al suolo da [[Attila]] nel [[452]] (in alcune fondamenta sono state ritrovate le tracce lasciate dagli incendi). Dopo il passaggio dell'orda unna, i superstiti, che avevano trovato rifugio nella laguna di [[Grado (Italia)|Grado]], fecero ritorno in città, ma la trovarono completamente distrutta. Tramontati gli antichi splendori (la sua ricostruzione, più volte vagheggiata, non fu mai portata a compimento), Aquileia rimase tuttavia un punto di riferimento ideale di eccezionale importanza anche dopo il crollo dell'[[Impero Romanoromano d'Occidente|Impero]], grazie alla costituzione del [[Patriarcato di Aquileia|Patriarcato]] ([[VI secolo]]), naturale successore del vescovato omonimo che lo aveva preceduto e sede di una fra le più prestigiose autorità cristiane del tempo.
 
=== Età medievale ===