Eleonora Duse: differenze tra le versioni
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Nel 1900, D'Annunzio pubblicò il romanzo ''[[Il fuoco (D'Annunzio)|Il fuoco]]'', ispirato alla sua relazione con Eleonora Duse (ella vi appare nel ruolo di ''Foscarina'', ed è presente anche l'amica fiorentina di lei, [[Giulietta Gordigiani]], in quello della giovane e bella cantante ''Donatella Arvale''), suscitando critiche vivaci da parte degli ammiratori dell'attrice.
La loro tempestosa relazione, assai dolorosa per l'attrice, sarebbe durata dal 1898 al 1901 ma, alla notizia della morte di Eleonora Duse, avvenuta nel 1924, D'Annunzio (che le sarebbe sopravvissuto quattordici anni), pare abbia mormorato: «
D'Annunzio conservò al [[Vittoriale degli Italiani]] (la sua casa museo) un busto (tuttora visibile al pubblico) raffigurante il volto di Eleonora Duse, per il quale ebbe un vero e proprio culto, soprattutto negli anni che seguirono la morte dell'attrice. Il poeta chiamava la statua "testimone velata" e la copriva appunto con un velo quando si dedicava alla scrittura, sostenendo che Eleonora non dovesse guardarlo mentre lavorava. Eppure la statua peraltro era stata posta dal poeta stesso nell'Officina del [[Vittoriale]], ossia la stanza dedita alla scrittura.
La Duse ispirò una parte molto importante dell'opera dannunziana, tale da essere la musa ispiratrice della raccolta poetica ''[[Alcyone]]'', la più celebre delle raccolte poetiche dannunziane. Infatti, durante la loro relazione, D'Annunzio scriveva circa {{formatnum:6000}} versi al mese. Agli anniversari della morte di Eleonora, il poeta si ritirava nella "Stanza del Lebbroso" (al [[Vittoriale]]) esclusivamente per meditare su di lei. Inoltre, spesso affermava di vedere l'attrice in sogno. Egli annotò: "Nessuna donna mi ha mai amato come Ghisola, né prima, né dopo".<br />(Ghisola era il nome con cui d'Annunzio aveva ribattezzato la Duse, insieme con Ghisolabella, Isa, Perdita<ref>{{Cita
{{Citazione
|Gli perdono di avermi sfruttata, rovinata, umiliata. Gli perdono tutto, perché ho amato.|Eleonora Duse riferendosi al legame con [[Gabriele D'Annunzio]]}}{{Citazione|Quale amore potrai tu trovare, degno e profondo, che vive solo di gaudio?
|Lettera di Eleonora Duse a Gabriele D'Annunzio, datata luglio 1904<ref>{{Cita
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Durante la [[prima guerra mondiale]], alla quale prese parte, [[D'Annunzio]] portò sempre con sé due smeraldi, dono della Duse, incastonati in un anello all'indice della mano sinistra, convinto che lo proteggessero dal morire in guerra<ref>{{Cita
== Note ==
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* ''Eleonora Duse nella vita e nell'arte (1858-1924)'', Venezia, Marsilio, 2001.
* [[Gemma Ferruggia]], ''La nostra vera Duse'', Milano, Sonzogno, 1924.
* {{Cita libro|autore=[[Giordano Bruno Guerri]]|titolo=D'Annunzio: l'amante guerriero|città=Milano|editore=Mondadori|anno=2008|ISBN=978-88-04-57420-0|cid=Guerri}}
* [[Gerardo Guerrieri]], ''Eleonora Duse: nove saggi'', a cura di Lina Vito, Roma, Bulzoni, 1993.
* Nicola Mangini, ''Eleonora Duse nella storia del teatro europeo'', in ''[[Archivio Veneto]]'', serie 5, vol. 121 (1983).
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