Il conte di Montecristo: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Rimossi toni non enciclopedici e ripetizioni, corretti refusi e sistemato incipit
Etichette: Modifica visuale Modifica da mobile Modifica da web per mobile
Riga 13:
|genere = [[romanzo]]
|sottogenere = [[romanzo d'appendice]]
|ambientazione = [[Francia]], [[Italia]] e isole del [[Mar Mediterraneo]] (tra il 1815- e il 1838)
|protagonista = [[Edmond Dantès]]
|antagonista = Fernand Mondego, Gérard de Villefort, Danglars
|altri_personaggi = abate Faria, Mercédès Herrera, Albert de Morcerf, Franz d'Epinay, Pierre Morrel, Maximilien Morrel, Julie Morrel, Hermine Danglars, Eugénie Danglars, Noirtier de Villefort, Héloïse de Villefort, Valentine de Villefort, Édouard de Villefort, Luigi Vampa, Gaspard Caderousse, Benedetto/Andrea Cavalcanti, Haydée
}}
'''''Il conte di Montecristo''''' (''Le Comte de Monte-Cristo'') è un romanzo di [[Alexandre Dumas padre]] scritto in collaborazione con [[Auguste Maquet]] e pubblicato a puntate tra il 1844 e il 1846 sul [[Journal des débats]], parzialmente ispirato alle vicende biografiche di [[Pierre Picaud]].
'''''Il conte di Montecristo''''' (''Le Comte de Monte-Cristo'') è un romanzo di [[Alexandre Dumas padre]], scritto in collaborazione con [[Auguste Maquet]], la cui pubblicazione a puntate iniziò nel 1844. È parzialmente ispirato a fatti reali, presi a prestito dalla biografia di [[Pierre Picaud]]. Il libro racconta come, all'inizio del regno di [[Luigi XVIII]], il 24 febbraio 1815, il giorno in cui [[Napoleone Bonaparte]] abbandona l'[[isola d'Elba]], [[Edmond Dantès]], un giovane marinaio di diciannove anni, primo ufficiale di bordo della nave commerciale ''Le Pharaon'', sbarca a [[Marsiglia]] per sposare il giorno successivo Mercédès, la sua bella fidanzata catalana. Tradito da amici, invidiosi della sua fortuna professionale e sentimentale, da essi parte una falsa denuncia anonima, nella quale è bollato come cospiratore "bonapartista". Edmond viene rinchiuso in una cella del [[Castello d'If]], al largo di Marsiglia, con ulteriori manipolazioni delle accuse mossegli da parte dell'opportunista sostituto procuratore del re.
 
Dopo quattordici anni, prima ridotto alla solitudine e nella più nera disperazione, e poi rigenerato e istruito in segreto da un compagno di prigionia, l'[[abate Faria]], Dantès riesce a evadere. Egli prende possesso d'un tesoro nascosto sull'[[isola di Montecristo]], del quale l'abate, prima di morire, gli aveva rivelato l'esistenza. Ormai ricco e potente, Dantès ritorna in Francia dopo molti viaggi. Si fa passare per diversi personaggi: l'abate Busoni, Lord Wilmore e, infine, il conte di Montecristo. Attraverso queste tre identità fittizie, il protagonista consuma metodicamente la propria vendetta, ripagando i propri nemici - quelli che lo hanno accusato, fatto condannare a torto e imprigionare - con la loro stessa moneta: intromettendosi nelle loro vite, fingendosi amico per poi distruggerle dall'interno, in una sorta di contrappasso dantesco. Per converso, Dantès garantisce la felicità e la libertà a quei pochi amici che gli son restati fedeli, coloro che avevano provato a difenderlo.<ref>[https://biblioteche.unicatt.it/milano-Catalogo_mostra_Conte_Montecristo.pdf Edmond, Mercedes e gli altri. La fortuna italiana de Il Conte di Montecristo ].</ref>
 
Questo romanzo, assieme a ''[[I tre moschettieri]]'', è una delle due opere più conosciute di Dumas sia in Francia sia in Italia e nel mondo. Fu prima pubblicato in [[Romanzo d'appendice|feuilleton]] sul ''[[Journal des débats]]'' dal 28 agosto al 19 ottobre 1844 (1ª parte), dal 31 ottobre al 26 novembre 1844 (2ª parte), poi dal 20 giugno 1845 al 15 gennaio 1846 (3ª e 4ª parte).
 
La storia è ambientata tra l'[[Italia]], la [[Francia]] e alcune isole del [[Mar Mediterraneo]], durante gli anni tra il 1815 e il 1838 (dall'inizio del regno di [[Luigi XVIII di Francia|Luigi XVIII di Borbone]] al regno di [[Luigi Filippo di Francia|Luigi Filippo d'Orléans]]). Romanzo dalla forte valenza emotiva, oltre che affresco della storia francese ed europea del XIX secolo, da 180 anni non ha mai smesso di appassionare e avvincere i lettori.
 
Il libro racconta come, all'inizio del regno di [[Luigi XVIII]] il giorno in cui [[Napoleone Bonaparte]] abbandona l'[[isola d'Elba]], [[Edmond Dantès]], un giovane marinaio di diciannove anni, sbarca a [[Marsiglia]] per sposare Mercédès, la sua fidanzata catalana. Tradito da amici, invidiosi della sua fortuna professionale e sentimentale, da essi parte una falsa denuncia anonima, nella quale è bollato come cospiratore "bonapartista". Edmond viene rinchiuso in una cella del [[Castello d'If]], al largo di Marsiglia, con ulteriori manipolazioni delle accuse mossegli da parte dell'opportunista sostituto procuratore del re. Dopo quattordici anni, prima ridotto alla solitudine e nella più nera disperazione, e poi rigenerato e istruito in segreto da un compagno di prigionia, l'[[abate Faria]], Dantès riesce a evadere. Egli prende possesso d'un tesoro nascosto sull'[[isola di Montecristo]], del quale l'abate, prima di morire, gli aveva rivelato l'esistenza. Ormai ricco e potente, Dantès ritorna in Francia dopo molti viaggi. Sie si fa passare per diversi personaggi: l'abate Busoni, Lord Wilmore e, infine, il conte di Montecristo. Attraverso queste tre identità fittizie, il protagonista consuma metodicamente la propria vendetta, ripagando i propri nemici - quelli che lo hanno accusato, fatto condannare a torto e imprigionare - con la loro stessa moneta: intromettendosi nelle loro vite, fingendosi amico per poi distruggerle dall'interno, in una sorta di contrappasso dantesco. Per converso, Dantès garantisce la felicità e la libertà a quei pochi amici che gli son restati fedeli, e coloro che avevano provato a difenderlo.<ref>[https://biblioteche.unicatt.it/milano-Catalogo_mostra_Conte_Montecristo.pdf Edmond, Mercedes e gli altri. La fortuna italiana de Il Conte di Montecristo ].</ref>
== Trama ==
{{vedi anche|Trama de Il conte di Montecristo}}
Riga 78 ⟶ 73:
=== La famiglia Villefort ===
[[File:Дюма Гаварни Вильфор в 1838.JPG|thumb|upright=0.9|Gérard de Villefort in una illustrazione di [[Paul Gavarni]] presente nell'edizione del 1846 del romanzo]]
* '''Gérard de Villefort''' — Sostituto procuratore del re e, in seguito, procuratore del re. Figlio di un [[Bonapartismo|bonapartista]] (il signor Noirtier), arriva a rinnegare il padre (e a cambiare cognome in Villefort) per garantire la sua fedeltà alla monarchia ed entrare così nelle grazie del re e di tutto l{{'}}''entourage'' monarchico, compresa la famiglia Saint-Méran (importante e nobile famiglia di cui vuole sposare la giovane discendente, Renée). È inoltre il responsabile materiale dell'incarcerazione di Edmond: Dantès infatti era l'unico testimone di una lettera destinata al signor Noirtier in cui si annunciava l'imminente ritorno di [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]] (e quindi il suo indiscusso e attivo legame con l{{'}}'l'usurpatore'', appellativo con cui i filomonarchici chiamavano Napoleone); se quella lettera fosse finita in mani sbagliate, il padre di Gerard sarebbe stato condannato a morte e lui avrebbe perduto per sempre quella posizione di rilievo presso il re così faticosamente conquistata: quindi Villefort, pur riconoscendo l'innocenza di Edmond, si vede costretto a incastrarlo per salvare la propria posizione e la vita del padre. Morta la moglie Renée (da cui aveva avuto una figlia, Valentine), Villefort sposa in seconde nozze una donna di nome Héloise, da cui nascerà il figlio Édouard. Ha pure una relazione con Hermine Danglars (anche se all'epoca della relazione lei era sposata con un certo barone de Nargonne), da cui nasce il figlio illegittimo Benedetto (che, creduto morto, verrà seppellito in giardino). Quando Villefort scopre che Héloise, la sua seconda moglie, avvelena gli eredi del patrimonio di famiglia affinché il figlio Édouard diventi erede universale (non solo da parte di padre, ma anche da parte della sorellastra), la spinge al suicidio, ma lei deciderà di portare con sé anche suo figlio. Quelle due perdite, assieme a quella della primogenita Valentine, alla scoperta che il figlio illegittimo (Benedetto) è un assassino e che dietro all'identità del Conte di Montecristo si nasconde Edmond Dantès, spingeranno Villefort alla pazzia.
* '''Valentine de Villefort''' — Figlia di Gérard de Villefort e Renée de Saint-Méran. Innamorata di Maximilien Morrel, è promessa, per volontà del padre, al barone Franz d'Epinay; vive isolata dal resto della famiglia, tra l'indifferenza del padre e l'odio della matrigna Héloise, quest'ultima invidiosa dell'immenso patrimonio che la ragazza avrebbe ereditato (a discapito del figlio Édouard). L'unico vero affetto familiare è costituito dal nonno Noirtier, che però è muto e paralizzato e comunica con la nipote con i soli occhi (potrebbe essere affetto dalla [[sindrome del chiavistello]]). È proprio il nonno che fa di tutto per impedire il matrimonio della nipote con d'Epinay, predisponendo di diseredare Valentine nel caso questa unione avvenisse. Poi, poiché il figlio Gérard persiste nell'intento di matrimonio, rivela di essere l'uccisore, in leale duello, del padre di Franz, e a quel punto il giovane d'Epinay rompe l'accordo di matrimonio. Rimasta unica erede della famiglia dopo gli omicidi dei marchesi di Saint-Méran, Valentine viene avvelenata da Héloise, la matrigna. Tuttavia, grazie a Noirtier (che, dandole un poco della stessa sostanza mortale da lui assunta, la abitua al veleno neutralizzandolo parzialmente) e al Conte di Montecristo (che più volte sostituisce le bevande venefiche con sostanze innocue) l'attacco non le è fatale, per quanto la costringa a letto. Tempo dopo, il Conte di Montecristo le svela l'identità del suo assassino e le dà una mistura che la fa cadere in coma, inducendo tutti a crederla morta in modo da poterla salvare dalla matrigna. Dopo il finto funerale, il Conte la porterà sull'isola di Montecristo in attesa dell'arrivo dell'amato Maximilien Morrel, che finalmente lei potrà sposare.
* '''Noirtier de Villefort''' — Padre di Gérard e nonno di Valentine: ex membro del governo [[Napoleone Bonaparte|napoleonico]] e attivo bonapartista durante la rivoluzione, uccide il generale d'Epinay. Durante i ''[[Cento giorni]]'' torna alla corte di Napoleone. Dopo essere stato colpito da un [[Ictus|attacco apoplettico]] diviene muto e paralitico, capace solo di comunicare con la nipote (a cui è legatissimo) e il figlio attraverso l'espressività dello sguardo. Per salvare Valentine dal [[matrimonio]] forzato con Franz d'Epinay riesce a dettare un testamento col quale lascia i propri beni ai poveri, diseredando la nipote nel caso in cui ella sposi il barone. Dal momento che il figlio Gérard continua a voler maritare Valentine a Franz, Noirtier rivela di aver ucciso in duello il [[generale]] Flaviano Quesnel d'Epinay, padre del giovane, che a quel punto rompe il contratto di matrimonio. Scampa per caso al progetto di avvelenamento da parte di Héloise (solo perché il suo medico - il signor d'Avrigny - gli fa assumere ogni giorno un po' di veleno per contrastare la malattia) e, resosi conto del piano della donna, riesce a salvare Valentine dal successivo tentativo di omicidio, abituandola a piccole dosi giornaliere del veleno.