Genova: differenze tra le versioni

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Il dominio sulla [[riviera ligure]] e la costruzione di un'imponente flotta, al tempo stesso militare e mercantile, fu di vitale importanza per dare impulso alla nascita di uno [[Stato]] che per oltre quattrocento anni basò la propria esistenza sulla [[diplomazia]] e sulla neutralità, oltre che sul [[commercio]]. Via terra la città cercò, non sempre con successo, di mantenere il controllo dei territori dell'[[Oltregiogo]], che garantivano la comunicazione, anche commerciale, con i territori della pianura padana e i regni ivi presenti.
 
Il detto "Genuensis, ergo mercator" ("Genovese quindi [[mercante]]") - di autore anonimo - fu mirabile sintesi di quel ''mercanteggiare'' così famoso nel mondo sul quale i Genovesi basarono un impero coloniale fondato su [[colonie genovesi|colonie d'oltremare]] che andava dall'[[Iraq]] alle [[Isole Canarie]], dall'[[Inghilterra]] alla [[Palestina]] (raggiunta fin dalla [[Prima crociata]]), racchiudendo nel proprio pugno tutto il [[mar Mediterraneo]] occidentale e il [[mar Nero]], definito il ''Lago genovese'', e tenendo testa quando non ponendo sotto il proprio controllo tre imperi: quello svevo, quello [[Impero bizantino|bizantino]] e quello [[impero austro-ungarico|asburgico]], del quale ultimo i genovesi controllavano l'economia e il commercio. [[Feodosia|Caffa]], Solcati, [[Tana (città)|Tana]], [[Chio (isola)|Chio]], [[Focea]], [[Mitilene]], [[Beyoğlu|Pera]] non sono che alcune fra le tante Genova che i mercanti della ''Superba'' fecero risplendere nei commerci. I banchieri genovesi fornirono al poco maneggevole [[monarchia asburgica|Asburgo]] un credito fluido e entrate regolari e affidabili. In cambio le spedizioni meno affidabili di argento americano furono rapidamente trasferite da Siviglia a Genova, per fornire capitali per ulteriori iniziative. Il commercio di Genova, tuttavia, rimase strettamente dipendente dal controllo dei sigillanti del Mediterraneo e la perdita di [[Chio (isola)|Chio]] a favore dell'[[Impero Ottomanoottomano]] (1566) inferse un duro colpo.<ref>{{en}} Philip P. Argenti, ''Chius Vincta or the Occupation of Chios by the Turks (1566) and Their Administration of the Island (1566–1912), Described in Contemporary Diplomatic Reports and Official Dispatches'' (Cambridge, 1941), Part I.</ref> Per far fronte alla situazione, [[Panamá Viejo|Panama]] nelle Americhe fu data in concessione dall'Impero spagnolo a Genova.<ref>(In Spagnolo)[http://www.patronatopanamaviejo.org/ppv2014/en/ Panama Viejo]</ref> I genovesi incontrarono noci di cocco provenienti dalle Filippine, piantate lì dai marinai malesi prima dell'arrivo della Spagna.<ref>[https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3864718/ The presence of coconut in southern Panama in pre-Columbian times: clearing up the confusion]</ref> Il governatore spagnolo di Panama, Don Sebastian Hurtado de Corcuera salpò verso ovest dalle Americhe e usò i peruviani e i genovesi di Panama nella sua conquista delle aree musulmane delle Filippine che sottomise sotto il presidio cristiano di [[Zamboanga]].<ref name="Peru">{{en}} [http://www.zamboanga.com/html/history_1634_moro_attacks.htm "SECOND BOOK OF THE SECOND PART OF THE CONQUESTS OF THE FILIPINAS ISLANDS, AND CHRONICLE OF THE RELIGIOUS OF OUR FATHER, ST. AUGUSTINE"] (Zamboanga City History)
"He (Governor Don Sebastían Hurtado de Corcuera) brought a great reënforcements of soldiers, many of them from Perú, as he made his voyage to Acapulco from that kingdom."</ref> Curiosamente, la lingua creola chavacano di Zamboanga ha vocabolario italiano e affini.<ref>{{en}} [https://bienchabacano.blogspot.com/2009/11/curious-case-of-cosa.html]</ref>
 
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Dopo più di un secolo e un'accurata indagine storica, l'Amministrazione civica ha modificato le code dei grifoni in modo da posizionarle ritte. Inoltre la base dello stemma si fregia da ciascun lato del rostro bronzeo di nave romana a testa di cinghiale, pescato nel 1597 nel porto di Genova e trattenuto presso l'[[Armeria Reale]] di Torino.<ref>{{cita web |url=http://www.comune.genova.it/pages/lo-stemma |titolo=Lo stemma |accesso=29 maggio 2015 |dataarchivio=23 settembre 2015 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150923210501/http://www.comune.genova.it/pages/lo-stemma |urlmorto=sì }}</ref>
 
La bandiera di Genova, o [[Croce di San Giorgio]] è costituita da una croce rossa su campo bianco, e nell'antichità era simbolo dei pellegrini che si recavano presso i [[Terra santa|luoghi santi]] del [[Cristianesimo]] e che dopo il [[1095]], anno di conquista di [[Gerusalemme]] da parte dei [[selgiuchidi|Turchi selgiuchidi]], mossi in gran parte (in un primo momento) da spirito sincero di missione, decisero di ''prendere la croce'' e armarsi per liberare la terra ove nacque e visse [[Gesù]], in risposta ai ripetuti attacchi subiti dai Turchi, decisi - soverchiati gli Arabi - a spingersi alla conquista dell'[[imperoImpero bizantino]].
 
La simbologia del "Salvifico vessillo della vera croce" - come [[Jacopo da Varazze]] indicò la croce di San Giorgio - determinò in epoca contemporanea, per i pellegrinaggi armati, l'appellativo di [[crociato|crociati]]. L'uso del [[vessillo]] da parte dei genovesi pare risalire a epoche remote, quando l'[[esercito bizantino]] stanziava nella città e il vessillo della guarnigione (una croce rossa in campo bianco) veniva portata in omaggio nella piccola [[Chiesa (architettura)|chiesa]] di [[San Giorgio]], prospiciente l'antica piazza del mercato, di origine romana.<ref name="Fioravanti2019">{{Cita web |url=https://digilander.libero.it/paolore2/cult_tradiz/bandea.html |titolo=Origine della Bandiera di Genova|autore=Piero Fioravanti |accesso=25 maggio 2019}}</ref>