Good Bye, Lenin!: differenze tra le versioni
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== Trama ==
{{Citazione|Devo ammetterlo, ormai il gioco mi aveva preso la mano. La Repubblica Democratica che stavo creando per mia madre, assomigliava sempre più a quella che avrei potuto desiderare io.|Alex}}
[[File:Bundesarchiv Bild 183-1989-1007-402, Berlin, 40. Jahrestag DDR-Gründung, Ehrengäste.jpg|thumb|left|Le celebrazioni per il quarantennale della [[DDR]] nel 1989 a [[Karl-Marx-Allee]]. Alex e la sua famiglia vivono in un appartamento nei ''[[plattenbau]]'' sullo sfondo, dove si svolge una buona parte delle vicende del film.]]
[[Berlino Est]], 1978. Dopo essere stata interrogata dalla [[Stasi]] a proposito del marito appena scappato all'[[Germania Ovest|Ovest]], Christiane, una tranquilla madre di famiglia sempre rimasta lontana dalla politica, cade in depressione, lasciando i suoi due bambini Alex e Ariane nello sconforto. Dopo qualche mese in ospedale, la donna si riprende e, per uscire da questa difficile situazione, inizia a dedicarsi anima e corpo alla causa e agli ideali della [[Repubblica Democratica Tedesca]] (DDR), diventandone una fervente sostenitrice.
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Tutto sembra precipitare quando un giorno Christiane, non controllata dai figli, si alza dal letto ed esce di casa. Percorrendo pochi metri, vede intorno a sé un mondo completamente diverso da come l'aveva lasciato: vestiti alla moda, arredamenti creativi, automobili di lusso, immagini sante e simboli neonazisti, pubblicità occidentali e non ultimo un elicottero che sta portando via una grande statua di [[Lenin]]. Ancora una volta Alex riesce a cavarsela con uno stratagemma, inventando una fuga di cittadini da [[Berlino Ovest]] alla zona Est, dettata dalla crisi del [[capitalismo]] occidentale, e sembra convincere la madre che nulla è cambiato.
[[File:Sigmund Jahn cropped.jpg|thumb|upright|Nell'[[ucronia]] idealizzata da Alex e Denis, il 7 ottobre 1990 l'ex [[cosmonauta]] ed eroe nazionale della [[DDR]], [[Sigmund Jähn]], succede a [[Erich Honecker]] come
Ad accelerare il corso degli eventi è tuttavia, inconsapevolmente, la stessa Christiane, la quale per la prima volta sente il bisogno di raccontare ai due figli la verità riguardo al padre, il quale aveva riparato anni prima al di là del Muro: lei aveva sempre raccontato loro che il genitore era fuggito con un'altra donna; in realtà, la coppia aveva progettato di comune accordo la fuga da un sistema politico che stava sempre più opprimendo lui, ma all'ultimo lei non se l'era sentita di raggiungerlo per la paura di perdere i figli.
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