Bozza:Planctus (Pietro Abelardo): differenze tra le versioni

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I ''Planctus'' di [[Pietro Abelardo]] sono un gruppo di sei poesie attribuite al noto filosofo di [[Le Pallet]].
 
I ''Planctus'' di [[Pietro Abelardo]] sono un gruppo di sei poesie attribuite al noto filosofo di [[Le Pallet]]. L'unico manoscritto in cui si conservano si trova alla [[Biblioteca apostolica vaticana|Biblioteca apostolica Vaticana]].
 
Le sei poesie hanno come protagonisti alcuni personaggi dell'[[Antico Testamento]] e si contraddistinguono per lo sperimentalismo metrico e l'originalità tematica, dal momento che Abelardo amplifica la fonte bibblica sviluppandone i dettagli.
 
La prima poesia è il lamento di [[Dina (Bibbia)|Dina]], la figlia di [[Giacobbe]], che viene rapita, violentata e infine sposata da Sichem, il principe dell'omonima popolazione. Il ''Planctus'' è particolare perché Dina parla in prima persona e l'immagine che viene restituita è quella di una donna che difende le ragioni del marito, dal momento che la sua azione è stata causata da un moto improvviso di amore.
 
La seconda poesia è il lamento di [[Giacobbe]] per i figli [[Giuseppe (patriarca)|Giuseppe]] e [[Beniamino (Bibbia)|Beniamino]], i due patriarchi figli della sua seconda moglie [[Rachele]], sorella minore di [[Lia (Bibbia)|Lia]]. Giuseppe, diventato plenipotenziario del faraone in [[Egitto]], accoglie i fratelli che sono venuti in cerca di aiuto a causa della carestia. Giuseppe non viene riconosciuto e invita a portargli Beniamino, che era rimasto a [[Canaan]] a fianco di Giacobbe. Il padre, alla richiesta dei figli, piange la sorte ignota dell'ultimo figlio che si allonta.
 
La terza poesia è il lamento delle vergini di Israele per la figlia del giudice [[Iefte]]. Il ''Planctus'' è il più lungo della raccolta e notoriamente il più complesso. Iefte, prima di sconfiggere la popolazione degli [[Ammoniti (popolo)|Ammoniti]], fa voto di sacrificare la prima persona che incontrerà in città in caso di vittoria. Disgraziatamente, la figlia (che nella [[Bibbia]] non ha nessun nome) gli va incontro festante, accompagnata dal suono del suo tamburo. Il padre, disperato, per ottemperare al voto divino, prepara l'altare sacrificale per la figlia. Dopo questo sacrificio, le vergini di Israele si recheranno periodicamente sui monti a compiangere la vergine.
 
La quarta poesia è il lamento di Israele per il giudice [[Sansone]], noto per la sua forza e ingannato da [[Dalila]]. Costretto a una condizione miserevole, il giudice, dopo essere stato accecato e dileggiato dai Filistei, decide di sacrificarsi nel loro palazzo, spingendo le colonne portanti e facendo strage dei nemici.
 
La quinta poesia è il lamento di [[Davide]] per il suo generale [[Abner]], ucciso a tradimento dall'altro generale [[Ioab]]. Abner, durante la guerra civile fra Davide e [[Is-Baal|Is-Bàal]], decide di passare dalla parte di Davide, ma Ioab sospetta che voglia carpire informazioni e ingannare così Davide. Spinto da questo sospetto e dalla vendetta per il fratello Asaèl, Ioab conduce Abner presso le porte della città di [[Hebron]] e lo trafigge nell'inguine.
 
La sesta e ultima poesia è il lamento di Davide per il re [[Saul]] e il figlio prediletto [[Gionatan]], morti durante la battaglia del [[Monte Gilboa|monte Gelboe]].
 
== Bibliografia ==
 
* Paul Zumthor, ''Abélard. Lamentations. Histoire de mes malheurs. Corrispondance avec Héloise'', Arles 2008.
* Pietro Abelardo, ''I Planctus'', a cura di Giuseppe Vecchi, Roma 1951.
 
== Voci correlate ==