Vittorio Emanuele Camillo IX Massimo: differenze tra le versioni

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In tono con il clima culturale [[romanticismo|romantico]] della sua giovinezza, con la frequentazione dell'ambiente dei [[Nazareni]], impegnati tra il [[1817]] e il [[1829]] nella decorazione di alcuni ambienti del [[Villa Giustiniani Massimo|casino Massimo al Laterano]], il principe Massimo sviluppò una gran passione per il medioevo, che si concretizzò, ad esempio, nel restauro e nell'arredamento del castello di [[Arsoli]]. La sua curiosità intellettuale si espresse in varie forme di erudizione e collezionismo: fu bibliofilo appassionato, gran lettore e scrittore poligrafo, e dedicò particolare attenzione alla ricerca e al recupero di fonti archivistiche relative alla Roma medievale. La sua biblioteca di circa 10.000 volumi fu in gran parte alienata poco dopo la sua morte, nel [[1882]], confluendo in parte nella [[Biblioteca Angelica]].
 
Nel 1860 si vide espropriare dall'amministrazione pontificia guidata da monsignorpapa de[[Pio Federico Francesco Saverio De MerodeIX]] (che consigliòconsigliato in questo sensoda monsignor [[PioFrancesco IXSaverio de Mérode]]) una parte della suapropria villa romana per costruire la [[Stazione Termini]], davanti alle [[Terme di Diocleziano]].
 
Sposò in prime nozze Maria Gabriella di [[Savoia-Villafranca]] (1811-1837), figlia del principe Giuseppe; da questo matrimonio nacquero Carlo Alberto (Camillo X, 1836-1921) e due figlie che morirono precocemente. Da questo primogenito - che fu per decenni il principale esponente a capo della [[nobiltà nera]] di Roma - discendono i principi Massimo attuali.