Alberico Biadene: differenze tra le versioni

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Sineddoche come sempre
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Vista la velocità in aumento della frana, il 26 settembre, si fece prendere dal panico e decise di abbassare il livello del lago sotto quota 700, il limite di sicurezza definito dalle prove sul modellino di Nove di [[Vittorio Veneto]], prima che la montagna vi crollasse dentro. Si rese conto perfettamente della situazione, anche se ne ignorava la portata, ma intervenne soltanto trentasei ore prima del [[Disastro del Vajont|disastro]], cercando di far avvertire gli ertani per provvedere allo sgombero del paese.<ref name=sopravvissutivajont/>
 
La mattina del 9 ottobre, vista la giustificabile situazione, mandò una lettera al suo vice Pancini, ordinandogli di rientrare dalle ferie innegli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] , scritta dalla dattilografa sull'ancora vecchia carta della SADE, ma con un P.S. vergato a mano da lui stesso, per il quale non restava che affidarsi alla provvidenza: "Che Iddio ce la mandi buona".<ref>Reberschak, pp. 427-428.</ref>
 
Nel tardo pomeriggio, alle 17.50, riuscì a telefonare al [[geologo]] [[Francesco Penta]], che era a [[Roma]], per comunicargli che le velocità del movimento della frana erano aumentate, e che riteneva necessaria una sua visita. Penta rispose che gli era impossibile, ma aveva disposto che sarebbe andato il suo assistente, Franco Esu, raccomandandogli calma e di "non medicarci la testa prima di essercela rotta".<ref>Reberschak, pp. 429-430.</ref>