Bozza:Donatello Stefanucci: differenze tra le versioni
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All'indomani della [[prima guerra mondiale]], rientrato a Cingoli, riprende i pennelli in mano: "molto tempo dedicando a un esercizio proficuo, già esercitato prima della guerra, quello di affrescar grandi zone di muro"<ref name = RS>{{cita|Remigio Strinati, Giovane arte picena contemporanea. Biografie illustrate, Roma 1927, p. 80}}</ref>.
In un imprecisato periodo tra gli ultimi anni ’10 e i primi anni ’20, si congeda da Cingoli per trasferirsi nel Lazio, ivi soggiornando per circa un biennio, sostando a lungo nei pressi di [[Grottaferrata]]. Qui approfondisce l'uso e la tecnica del colore, "più mediante l'esempio che la parola"<ref name = RS>{{cita|Remigio Strinati, Giovane arte picena contemporanea. Biografie illustrate, Roma 1927, p. 80}}</ref>, dal pittore e paesaggista [[Andrea Tavernier]]. Da quest’ultimo - come ha scritto Luca Pernici - Stefanucci trae la passione e la voga per la pittura ''en plein air'': una tendenza, ma in fondo un’idea del dipingere, dalla quale egli mai recederà; che sarà anzi – come gran parte della sua produzione palesemente attesta – con continuità un tratto saliente della sua poetica pittorica e del suo fare pittura.<ref name = LP2>{{cita|Luca Pernici, ''Donatello Stefanucci. Pittore'', in: Luca Pernici, Pinacoteca comunale "Donatello Stefanucci". Cingoli nell'Arte del Novecento, Cingoli 2025, pp.15-27}}</ref>.
=== Maturità ===
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