Denis Diderot: differenze tra le versioni

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=== Gli ultimi anni ===
Nel 1765, l'imperatrice [[Caterina II di Russia]], [[Dispotismo illuminato|monarca illuminata]] corrispondente sua e di [[Voltaire]], acquistò la [[biblioteca]] di Diderot, che ne mantenne tuttavia l'[[usufrutto]] e una rendita come bibliotecario.<ref name="Cronologia4"/> Tra il 1764 e il 1765 conobbe l'eccentrico scrittore britannico [[Laurence Sterne]] e [[David Garrick]].<ref name="Cronjacq4"/><ref>Vincenzo Barba, Introduzione a Denis Diderot, ''L'uomo e la morale'', ed. Studio Tesi, Pordenone, 1991, p. LXIV.</ref>
[[File:Portrait de Denis Diderot en robe de chambre.jpg|thumb|left|upright|Diderot nel 1780]]
Nel 1773 il filosofo, invitato dalla zarina, si recò a [[San Pietroburgo]], dove stese per l'imperatrice diversi progetti di [[Riformismo|riforma]] della società e dell'[[istruzione]], che non andranno in porto.<ref name="Fusaro3"/> Durante la [[rivolta di Pugačëv]], Diderot esortò Caterina a trasformare la Russia in una [[monarchia costituzionale]]: «se leggendo quello quanto ho appena scritto e ascoltando la sua coscienza, il cuore le sussulta di gioia, ella non vuole più schiavi, se freme, se il sangue le gela nelle vene, se impallidisce, si è creduta migliore di quello che era». Caterina liquidò le proposte di Diderot definendole "ciance" rispondendogli che i suoi «alti princìpi, che comprendo benissimo, sono buoni per i libri e pessimi per la pratica».<ref name=caterina/><ref>Robert Zaretsky, ''Caterina e Diderot. L'imperatrice, il filosofo e il destino dell'Illuminismo'', Hoepli, pagg. 230, 2020</ref>

La successiva delusione gli fece sconfessare la concezione voltairiana di [[assolutismo illuminato]], per farlo tornare, in ''Mémoires pour Cathérine II'' e in ''Critica al libro "Dell'uomo" di Helvétius'', a schierarsi con l'ex amico Rousseau, a favore di una concezione più [[democratica]] e anti-assolutistica; negli ultimi tempi della sua vita Diderot era ormai quasi [[repubblicanesimo|anti-monarchico]], sebbene sostenesse che la zarina era certamente dispotica, ma non necessariamente tirannica.<ref name="Fusaro3"/><ref>D. Diderot, ''Dithrambe sur Féte des Rois.''</ref><ref>Gerolamo Imbruglia, ''From Utopia to Republicanism: the case of Diderot'', in: ''The invention of modern Republic'', Cambridge University Press, 2007, a cura di Annamaria Fontana, pag. 63</ref><ref>D. Diderot, ''Réfutation suivie de l'ouvrage d'Helvetius intitulé l'Homme'', pag. 446</ref><ref>D. Diderot, ''Pages contre un tyran'', in ''Ouvres politiques'', pag. 135-138.</ref><ref>D. Diderot, ''Saggio sui regni di Claudio e Nerone'', pag. 25-30; pag. 95.</ref><ref>Gerolamo Imbruglia, ''Dopo l'Encyclopédie: Diderot e la saggezza dell'immaginazione'', Studi Settecenteschi, vol. 11-12, 1988-89, pp. 178 e segg.</ref> Diderot coniò per la [[Russia]] la famosa definizione di "colosso dai piedi d'argilla", ripreso da un'immagine biblica.<ref>Giuseppe Fumagalli, ''Chi l'ha detto?'', Hoepli, 1921, pp. 337-338.</ref>
Nonostante questa rottura ideologica, Caterina II continuò a supportarlo economicamente.<ref name=caterina>{{cita web|url=https://www.ilgiornale.it/news/spettacoli/limperatrice-e-filosofo-cos-fall-sogno-illuminato-1892984.html|titolo=L'imperatrice e il filosofo: così fallì il sogno illuminato}}</ref>
[[File:Diderot's travel from Paris to Saint Petersburg in 1773-1774 map-fr.svg|thumb|L'itinerario di viaggio di Diderot da Parigi a San Pietroburgo nel 1773-74]]
Sempre nel 1773 la figlia Angélique sposò Abel-François Caroillon de Vandeul.<ref>Viard Georges, ''Auberive et Monsieur de Vandeul''. In: ''Recherches sur Diderot et sur l'Encyclopédie'', numero 10, 1991, pp. 127 e seguenti</ref> Prima di partire per la Russia nominò Naigeon suo esecutore letterario, per cui il collaboratore di d'Holbach divenne editore, compilatore e commentatore delle opere di Diderot.<ref>Denis Diderot, 7 giugno 1773, citato da Maurice Tourneux nella recensione dell'edizione di Ernest Dupuy di Paradoxe sur le comédien, Revue d’histoire littéraire de la France, 9.3 (1902), 500–18 (p. 506); vedi anche Denis Diderot, Correspondance, a cura di Georges Roth e Jean Varloot, 15 volumi (Paris: Minuit, 1955–70), vol. 12, p. 231 (3 giugno 1773).</ref>