Eneide: differenze tra le versioni
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{{citazione|Fatevi da parte, scrittori romani, e anche voi, greci:<br />sta nascendo qualcosa di più grande dell'Iliade.|Properzio, ''[[Elegie (Properzio)|Elegie]]'', II, 34, 65-66<ref>Già [[Elio Donato]] nella sua ''Vita Vergilii'' (Ernst Diehl (a cura di), ''De Vita Vergilianae und Ihre Antiken Quellen'', Bonn, 1911, p. 31) citava il famoso distico properziano: «Aeneidos vixdum coeptae tanta extitit fama, ut Sextus Propertius non dubitaverit sic praedicare: "Credite, Romani scriptores, credite Grai: / nescio quid maius nascitur Iliade"».</ref>|Cedite Romani scriptores, cedite Grai:<br /> Nescio quid maius nascitur Iliade.|lingua=la}}
L{{'}}'''''Eneide''''' ({{latino|Aeneis}}) è un [[poema epico]] della [[cultura latina]] scritto dal poeta [[Publio Virgilio Marone]]. Virgilio cominciò a delinearne la struttura
Narra la leggendaria storia dell'eroe troiano [[Enea]] (figlio di [[Anchise]] e della dea [[Venere (mitologia)|Venere]]) che riuscì a fuggire dopo la caduta della città di Troia, e che viaggiò per il [[Mediterraneo]] fino ad approdare dapprima nella grande città di [[Argos Hippium|Arpi]] e successivamente nel [[Lazio]], diventando il progenitore del popolo [[Roma (città antica)|romano]]. Alla morte di Virgilio il poema, scritto in [[Esametro dattilico|esametri dattilici]] e composto da dodici libri per un totale di 9896 versi, rimase privo degli ultimi ritocchi e revisioni dell'autore, testimoniate da 58 esametri incompleti (chiamati ''tibicines'', puntelli); perciò nel suo testamento il poeta fece richiesta di farlo bruciare, nel caso in cui non fosse riuscito a completarlo, ma gli amici [[Vario Rufo]] e [[Plozio Tucca]], non rispettando le volontà del defunto, salvaguardarono il manoscritto dell'opera e, successivamente, l'imperatore [[Ottaviano Augusto]] ordinò di pubblicarlo così com'era stato lasciato.
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