Bozza:Donatello Stefanucci: differenze tra le versioni
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== Giudizi critici ==
*Remigio Strinati in: "''Giovane Arte Picena Contemporanea''", Roma - Edizioni E. Pinci, [1927], pp. 80-82: «Ci sono, nella pittura dello Stefanucci, rivolta quasi esclusivamente al paese, benché egli sappia far non men bene la figura ne’ rari casi in cui s' induce a trattarla, delle qualità che debbono dirsi istintive perché non solo costanti in ogni suo quadro, anche dall’anteguerra, ma perché in continuo incremento attraverso l'esercizio e l'esperienza: alludiamo alla cristallina purezza dell'impasto, alla levità aerata delle ombre, all'equilibrio dei rapporti, alla consistenza del chiaroscuro, al taglio decorativo, e specialmente all'irradiazione prepotente della luce: frutto, oltre che di un temperamento come nato ad hoc, del dipingere, senza eccezione, all'aria aperta, a valle e a monte, in ogni stagione, in ogni ora del giorno.»
*Valerio Volpini in: "''Donatello Stefanucci, Fano 19 luglio-14 agosto 1987''", brochure della mostra: «Stefanucci appartiene a quella categoria di creatori che non lasciano indifferenti perché nella coerenza della costruzione, nella giustezza della luce coloristica, nell’immediatezza dei segni trasmette vigorose suggestioni.Quella di Stefanucci forse non è una “ bella pittura” nel senso dell’amabilità che spesso fa colpo ma è una “forte pittura” che si lega alla non ancora completamente valorizzata tradizione ottocentesca italiana. Quello che egli ci ha dato è una continuità del linguaggio espresso senza finzioni e senza tentennamenti. Ha mantenuto nei suoi lunghi anni di lavoro una giovinezza perenne: la giovinezza che è propria della poesia.»
*Marcello Francolini in: "''L’ultima mostra di Donatello Stefanucci prima della morte''" : «La sua è una pittura ancora legata a certi valori dell’ottocento italiano, dove si ritrova il gusto del paesaggio, del colore, del rigore nella costruzione, dell’immediatezza dell’immagine. Nulla è lasciato al caso, nulla v’è di soprappiù: sia nei paesaggi. sia nella figure umane, sia negli squarci di strade e vicoli. Forse i colori usati, con il passare degli anni, hanno cambiato contenuto e significato; ci sono differenze, infatti, tra le opere dipinte prima del secondo conflitto mondiale e quelle degli ultimi tempi: essi si sono fatti più caldi, più morbidi, più pastosi, più lucenti e brillanti come nelle nevicate, nei fiori di casa, nei tagli obliqui di palazzi e giardini. Il suo mondo, in fondo è il “nostro mondo”, perché Stefanucci, da sempre, ritrae la vita di tutti i giorni, le immagini quotidiane e familiari, i paesaggi comuni: il mare, la collina, lo squero e l’Arzilla, le stradine del centro antico, le vecchie chiese.»
*Luca Pernici in: ''Donatello Stefanucci. Pittore'', in: Luca Pernici, Pinacoteca comunale "Donatello Stefanucci". Cingoli nell'Arte del Novecento, Cingoli 2025, pp.15-27: «La Cingoli degli anni '30 fa da scena a uno dei periodi più intensi e proficui della sua vicenda artistica: dove la terra natìa diviene soggetto pittorico non solo precipuo, ma, in qualche modo, esclusivo. Ciò con intento in senso forte artistico. C’è la grande tradizione del vedutismo, ma c’è insieme un senso tutto nuovo, assolutamente novecentesco, del vedere. Il tentativo che vi si indovina è quello di porre sulla tela, invocandola tramite il gesto pittorico, l’anima del luogo; negli scorci invasi di luce, nelle ombre lunghe sui muri, come nel bianco pastoso degli studi sulle nevicate o nel verde profondo dei boschi di là verso occidente, così come nelle rosa-azzurre lontananze dei cieli che s’aprono sopra i tetti cittadini, e oltre questi, verso l’altro azzurro adriatico, oltre quel «mare di colline ondose» che sono le Marche, ecc… ecc… c’è forte il riferimento, la nostalgia verrebbe da dire, a un Altrove, a una Cingoli oltre Cingoli, che nel paesaggio si cela, ma anche si rivela.»
== Opere (elenco parziale) ==
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