Alberico Biadene: differenze tra le versioni
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=== L'alpinismo ===
Il suo sport era lo [[sci]]<ref name=biadene/><ref name=italy/> ed era amico dell'ambiente di lavoro nella città capoluogo, [[Belluno]], degli alpinisti agordini [[Attilio Tissi]] e Giovanni Andrich,<ref name=franco>Alberto M. Franco, ''La via della montagna: evoluzione del significato della scalata nelle Dolomiti, palestra dell'alpinismo mondiale'', Antilia, 2002, pp. 80-81.</ref> nonché il letterato della compagnia.<ref name=angelotissi>{{cita web|url=http://www.angeloelli.it/alpinisti/file/Biadene.html|titolo=Biadene|accesso=10 aprile 2020}}</ref> Il 24 agosto 1926, nel [[gruppo del Sassolungo]], in coppia con Giovanni Galanti, insieme a Umberto Banchieri e un esule armeno, [[Ohannés Gurekian]], che possedeva una buona esperienza di montagna, compì la rinomata ascensione alla [[Punta delle Cinque Dita]] (m 2996) per la via del camino Schmitt e della variante Dimai, ritornando in vetta ai Denti di Satanasso quattro giorni dopo. Biadene e Galanti furono [[Gregario|gregari]] e testimoni oculari della salita che Gurekian e Banchieri compirono il 27 agosto, scalando la parete sud-est dei Lastei d'Agnèr per i famosi "Piombi".<ref>{{cita web|url=http://www.gurekian.com/ohannes/Montagne_di_marca.pdf|titolo=Uno dei pionieri del moderno alpinismo nelle alpi orientali|accesso=28 novembre 2019}}</ref>
Nel 1930, dopo che aveva trovato l'occasione per risvegliare in loro una passione latente, era quindi soprattutto Biadene che aveva fatto venire lo stimolo alla frequentazione della montagna per Tissi e Andrich, in una sezione del [[Club Alpino Italiano|CAI]] tutt'altro che attiva. In [[Agordo]] si volevano allora festeggiare le nozze imminenti tra il principe [[Umberto II di Savoia|Umberto di Savoia]] e [[Maria José del Belgio]]. Qualcuno aveva proposto di dedicare alla principessa una delle [[Pale di San Lucano]], che con la vetta dell'[[Monte Agner|Agner]] costituivano lo sfondo dell'amena cittadina, proprio perché figlia del re alpinista [[Alberto I del Belgio|Alberto I]], ma qualche altro, più oculato, aveva osservato che battezzare una cima senza nemmeno averla salita, a maggior ragione se a scalarla fossero poi stati dei forestieri, sarebbe stato come fare una dedica su un libro bianco che magari avrebbe scritto un altro. Fu l'occasione per rinverdire le schiere alpinistiche locali. Tissi, Andrich, Biadene e Gurekian programmarono la scalata, ma per motivi vari gli ultimi due, al momento buono, si trovarono nelle condizioni di non poter far parte della [[cordata]].<ref name=franco/>
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